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TMW - Ancelotti integrale: "Insigne diventi leader. Basta insulti negli stadi"

di Giacomo Iacobellis
Fonte: Dal nostro inviato, Alessandro Rimi
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Protagonista dell'evento 'La Bellezza del calcio raccontata dai maestri' al Festival dello Sport di Trento insieme ad Arrigo Sacchi e Pep Guardiola, l'allenatore del Napoli Carlo Ancelotti si è raccontato a 360°. Queste le sue dichiarazioni, raccolte da TMW: "Basta giocare bene per battere l’avversario? Diciamo che ci sono più possibilità, ma parliamo di uno sport imprevedibile. Conta solo la statistica che riguarda i gol fatti e quelli subiti".

Il calcio si è evoluto? "Direi di sì, succede continuamente, vediamo un calcio organizzato in entrambe le fasi, propositivo. Anche le piccole squadre che prima si difendevano e basta oggi grazie a nuovi tecnici cercano una identità. È chiaro che qualche volta servono quelle che si chiamavano ‘scarpate’. Nella finale di Champions dell’'89, contro la Steaua, furono necessarie per far calmare qualche avversario".

Riferimenti in passato? "Puoi cercare di prendere spunto dalle idee degli allenatori, dal loro modo di pensare il calcio. Sacchi è stato determinante per me, sia quando facendo il calciatore, sia quando ero il suo assistente. Otto anni molto formativi, all’inizio dei quali si faceva fatica ad adattarsi al suo modello di allenamento. Sembrava un altro mondo, c’era coinvolgimento e anche tensione. Una volta la fase difensiva era assolutamente passiva, un qualcosa che si poteva determinare".

Napoli? "Fare l’allenatore è bello e piacevole, ma molto complesso. Bisogna sempre relazionarsi con i calciatori, lo staff, i magazzinieri, i cuochi, i dottori. Cerco di gestire il gruppo cercando di delegare, dare responsabilità agli altri, ognuno con il proprio modo di lavorare. Spesso mi dicono che sono troppo buono, io rispondo di chiamare qualcun altro. Non sono cresciuto con la frusta o le bacchettate sulle mani. Se vedi un giocatore svogliato provi ad agire sul singolo. A Napoli c’è una bella famiglia, ho calciatori giovani e altri esperti, una società ambiziosa, una città bellissima. C’è tutto per fare bene. Certo, bisognerà vedere se il City e le altre big europee lo permettono. Klopp per il momento è sistemato (ride, ndr), ora vedremo per il ritorno".

Champions? "Le italiane hanno fatto bene per adesso. Noi abbiamo un girone durissimo ben indirizzato con la vittoria sul Liverpool, ma ora c’è il PSG. La Juve sarà competitiva, poi però ad aprile faremo altre valutazioni. Mi sembra una competizione più equilibrata, anche perché il Real ha perso Cristiano".

Mbappé? "Bel giocatore, molto veloce, riesce ad essere anche efficace. È giovane e al contempo pericoloso, una stella futura".

Insigne? "Ha un grande talento, ora è nella fase di maggior responsabilità per importanza in questa squadra. Deve mettere tutte le sue qualità al servizio dei compagni. Questo è il passo in avanti che può e deve fare per il salto di qualità. Sono sicuro che lo farà".

Guardiola? "Non gli invidio i capelli (ride, ndr), ma certamente la rapidità con la quale riesce a trasmettere le proprie idee ai suoi giocatori. In questo è un fenomeno, come Sacchi. Ogni allenatore ha la sua idea in testa che poi però va portata sul campo. È stato molto bravo con Bayern e City, allo stesso modo di quanto lo è stato a Barcellona".

Il calcio italiano? "È molto rispettato all’estero, i talenti stanno tornando a spuntare fuori. Ho notato una grossa differenza ambientale rispetto all’estero dove ho visto stadi nuovi e pieni, pura rivalità sportiva. In Italia sento insulti, vedo gente maleducata e questo non va bene. Guardiola in Inghilterra si sta rendendo conto del rispetto. Lì in due anni non ho mai ricevuto un insulto. Pensavo fossero matti".

Partita che vorrei rigiocare? "Ne ho giocate tante, di alto livello. Avrei piuttosto voluto giocare una partita nel mio Milan da tecnico, al posto di Liverpool, con Gattuso e Ambrosini che correvano tanto. Quando giocavo io non avevo accanto due mastini come loro".

VAR in Europa? "Quando arriverà sarà troppo tardi".

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