Tavecchio: "Pentito per le dimissioni? Più che altro contesto il principio"
L'ex presidente della Figc, Carlo Tavecchio, torna a parlare della mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale in Russia. Questi alcuni passaggi dell'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport: "Pentito di essersi dimesso? Più che pentito, contesto il principio che il Presidente federale debba dimettersi necessariamente per un risultato sportivo. Perché? Se ha programmato e gestito bene. Quattro squadre in Champions non ce le hanno mica regalate e poi le 4 partite dell’Europeo a Roma, le finali Under 21 in Italia, la Var, i centri federali, il crescente peso politico… Ho lasciato una liquidità che la Figc non ha mai avuto. Ma un segnale andava dato. Fino alla sera prima ho aspettato che si dimettesse qualcun altro.
Allora l’ho fatto io. Il commissariamento federale? Finché ci sono stato io, non è arrivato nessun commissario. Prima di dimettermi ho convocato apposta l’assemblea elettiva per impedire l’intervento del Coni. Se poi da novembre al 29 gennaio le componenti non sono state in grado di esprimere un presidente, un po’ se la sono cercata. Il Coni è sceso in campo? Durante la mia gestione ha tagliato 30 milioni di finanziamenti al calcio, preziosi per le Olimpiadi in Brasile. Chissà altrimenti… Di sicuro i principi informatori e le strategie sulle percentuali di rappresentanza federale dovevano essere condivise e discusse con le componenti e non imposte per legge dall’esterno".