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Napoli, troppi campanelli d'allarme. Milan, fidati di Rino. Non ci meritiamo Ronaldo in Italia. Gasp, un "Sarto" su misura. Mancini e le convocazioni con la benda. 22 ottobre: Gravina-Sibilia, unitevi per la vittoria

di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb
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© foto di Federico De Luca

Due settimane fa lunedì scorso mi hanno scritto, dopo l'editoriale, diversi tifosi del Napoli. "Ma come vinciamo con Lazio e Milan e non scrivi nulla? Ma come parli del Milan e non del Napoli?" Vi confesso che quando scrivo, provo a leggere le partite, e non a giudicare il risultato. In Italia abbiamo la brutta abitudine di mettere 7 ad un calciatore che segna ma non vede la palla per 89 minuti e sappiamo solo magnificare una squadra perché ha vinto o dannarne un'altra perché ha perso. Non c'è cosa più sbagliata: perché, allora, bisognerebbe cambiare opinione una volta a settimana. L'Inter era in crisi, sette giorni fa, il Milan faceva ridere i polli e il Napoli era l'unica anti Juventus. Facciamo un'altra premessa: le prime tre giornate di campionato, a mio avviso, non fanno testo. Dopo la sosta iniziano ad emergere i primi valori e prima di metà ottobre non si può giudicare nulla. Proviamo a farlo adesso, consapevoli che ogni giudizio è affrettato e senza senso. Il Napoli è andato sotto a Roma con la Lazio, di due gol con il Milan e ha perso 3-0 con la Sampdoria. Passi per le due reazioni che hanno dimostrato carattere e personalità, ma questo Napoli non può essere osannato. Per questo motivo, nelle settimane precedenti, non ho scritto nulla del Napoli; perché si salvavano solo risultato e reazione. In difesa Ancelotti concede troppo e l'attacco non è più quello di due anni fa o dello scorso anno. Non è, certamente, un Napoli da buttare ma confermiamo le sensazioni di fine mercato. Così questa squadra non può essere considerata l'anti Juventus.
Al contrario avevano, invece, già portato i fiori sulla tomba di Gattuso. Rino, grattati. Crisi Milan! La prima non l'ha giocata, la seconda vinceva 0-2 a Napoli e poi ha perso per difetto di personalità e alla terza ha vinto in extremis con la Roma. Sicuramente non è ancora un Milan brillante, sicuramente non è una squadra da primo posto ma può essere, senza problemi, una delle 4 partecipanti alla prossima Champions League. Di fatto è l'obiettivo stagionale. Gattuso non gode di ottima stampa. Su di lui regna troppo pessimismo ma è ignoranza perché si giudicano sempre persone e professionisti che non si conoscono. Gattuso riesce a tirare fuori dai suoi calciatori sempre il 110%. Sta facendo esperienza in una grande squadra ma anche il tanto osannato Conte, dopo Bari, doveva fare esperienza alla Juve. Con la differenza che quella squadra era già piena di campioni. Qui, invece, vanno formati e accompagnati. Il Milan gioca bene, poi quel deficiente dalla panchina toglie Bonaventura e mette Cutrone, con un cambio vince la partita e nessuno sottolinea quanto abbia inciso l'allenatore. Se avesse sbagliato il cambio, in prima pagina ci sarebbe stata la foto di Conte con Casa Milan alle spalle. La differenza tra il primo Conte e il Gattuso di oggi è solo la società. Conte arrivò in una Juventus fortificata dagli schiaffi dell'anno prima, Gattuso si è ritrovato a salvare una barca fatta affondare da Montella e tutta un'estate ha gestito una marea di guai nel cambio dirigenziale. Faceva la squadra con Mirabelli e da sotto l'ombrellone gli hanno detto che avrebbero cambiato tutti i suoi interlocutori. Conte, in questa situazione, avrebbe già chiesto soldi per andare via.
Siamo un Paese che non merita nulla. Lo dico davvero. L'Italia non merita Ronaldo. Siamo talmente bravi, professori, allenatori, direttori e Presidenti che addirittura discutiamo Cristiano Ronaldo. Il fatto di non aver fatto ancora gol, con la Juventus, sembra una macchia sul portoghese come se uno così debba dimostrare qualcosa a qualcuno. Ci meritiamo che i campioni stiano lontani dalla serie A. Torniamo alle prime righe di questo editoriale.

Se Ronaldo avesse segnato di piatto destro, all'esordio, da due metri staremmo parlando del Fenomeno che lancia la Juventus a punteggio pieno. Non ha fatto ancora gol, qualcuno addirittura lo mette in discussione. Discutiamo il più grande del mondo che con il Real Madrid ha vinto tutto, come premi di squadra e personali, e la Uefa ha dovuto cambiare premi per non annoiarci con questo CR7 che fa meno notizia da quando è alla Juventus. Non scherziamo. Alla ripresa del campionato, quando inizierà a fare i suoi gol, gli stessi che oggi lo criticano scriveranno che è il vero affare degli ultimi 122 anni. Equilibrio zero, giudizi affrettati e chiediamo scusa a Ronaldo se lo abbiamo fatto diventare una pippa in tre settimane.
Anche qui, parlando di Atalanta, non vogliamo fare il funerale senza avere il morto ma una cosa possiamo dirla: Gasperini prima di dire come fare il mestiere a Sartori avrebbe fatto meglio a pensare al suo orticello. Fossi nel DS, oggi andrei nello spogliatoio e chiederei a Gasp conto delle formazioni che ha schierato, della preparazione che ha fatto e della precoce eliminazione in Europa League. Attenti: a maggior ragione dopo l'eliminazione europea, la Dea farà un ottimo campionato, perché Gasperini avrà l'intera settimana per lavorare. Mica poco. Ma, per questa falsa partenza, sarebbe da ricordare a Gasperini che prima di infangare il suo Direttore sarebbe opportuno pensare al proprio lavoro e al rispetto dei ruoli.
Non ci interessa la Nazionale quando resta fuori dal Mondiale, figuratevi se nell'editoriale parliamo oggi di questa Italia che non serve a nulla. Una sola veloce considerazione. Mancini le convocazioni, per caso, le ha fatte con i bussolotti? Va bene che sono convocazioni-test ma, una volta, dovevi dimostrare il tuo valore prima di andare a Coverciano. Oggi c'è la moda di chiamare tutti subito e si perde anche il valore della convocazione. Nulla contro i ragazzi convocati dal Mancio ma poi non lamentiamoci di scarsa appartenenza all'azzurro. Arrivare in Nazionale deve essere la chiusura di un cerchio e un punto di arrivo. Adesso, per colpa dei vari C.T., sta diventando un assurdo punto di partenza.
Una piccola riflessione sulla politica del calcio. Il 22 ottobre, forse, finalmente avremo un Presidente Federale. Questa volta ci affidiamo a Gravina e Sibilia per dare un Presidente al nostro calcio. Bastava poco, la volta scorsa. Un accordo C e D e avremmo evitato seconde (seconda) squadre, mercato chiuso al 17 agosto e Leghe che decidono di cambiare format in piena autonomia. Tommasi ha confermato, in sede di elezioni, che comando più io a casa con mia moglie che lui nel sistema. Non prende mezza decisione e sale sempre su cavalli zoppi. La svolta può essere una sola... E la strada è quella giusta: alleanza Gravina-Sibilia e via con la governance. Altre soluzioni non esistono. Si devono mettere d'accordo sui ruoli e poi ci siamo. La coppia sarebbe perfetta. Gravina e Sibilia sono gli unici che stanno provando a salvare il nostro calcio e non cambiano idea ogni due minuti. Fanno le riforme, cambiano le regole, ma in sintonia e soprattutto rispettando i paletti imposti dalla FIGC. Insieme possono fare un gran lavoro. La C, con Gravina, ha cambiato marcia. Sibilia, dopo qualche mese di apprendistato in LND, sta cambiando volto alla Lega. Contratti pluriennali, base di ingaggio più alta e ottima gestione delle big fallite e finite in D. Entrambi hanno ottimi collaboratori e se le squadre di Gravina e Sibilia si metteranno allo stesso tavolo usciremo dalla crisi. Il 22 ottobre c'è solo una strada: quella della sinergia...

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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