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Marani: "Carriera Balo buttata via in maniera colpevole"

di Sebastian Donzella
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Matteo Marani, vicedirettore di Sky Sport, è intervenuto ai microfoni de La Giovane Italia, programma condotto su RMC Sport da Dario Ronzulli e Paolo Ghisoni, per analizzare la forza dei ragazzi italiani in Serie A, partendo dai portieri: "Non so se possiamo annunciare il ritorno della scuola italiana ma certamente abbiamo una serie di giovani promettenti e altri già consolidati. Penso a Donnarumma che ha già un centinaio di presenze in Serie A che ha pagato una serie di errori dovuti anche alla pressione esterna e non ha avuto in passato la giusta serenità. Ma c'è anche Meret che mi piace molto: asciutto ed essenziale, spero riesca a continuare a difendere la porta del Napoli, non di un club di provincia. Cragno ha una esplosività unica ma paga un po' la mancanza di centimetri rispetto agli altri due, in un'epoca in cui in A giochi se sei almeno un metro e 90".

Sulle performance di Zaniolo: "Ha classe, ha giocate da grande giocatore, ha segnato un gol da campione. Ci vorrà del tempo per diventarlo, dipenderà dalla famiglia, dagli allenatori e dai contesti. Penso a quanto sia stato importante Zeman per Insigne e Verratti ma anche Zaniolo ha trovato un tecnico come Di Francesco che ha sempre lavorato bene con i giovani e che ha avuto il coraggio di imporlo come titolare. Poi lo stesso Zaniolo detiene dei record niente male: convocato in Nazionale senza esordire in Serie A, debutto in Champions direttamente al Bernabeu contro il Real Madrid. Mi ha sempre dato l'impressione di poter stare in campo con pieno merito, non sembra mai essere lì per caso. Ora ci vorrà tempo, pazienza, la capacità di aspettarlo e di dargli sicurezza. Non possiamo pensare che i nostri giovani siano già adesso dei giganti, non bisogna distruggere i talenti".

Sul centravanti: "Cutrone è stato obbligato a crescere in fretta ma si è conquistato tutto da solo. Pinamonti mi piace molto come giocatore. Credo possano essere gli attaccanti azzurri del futuro ma non sarà facile. Il primo, per ritagliarsi uno spazio nel Milan, ha dovuto fare cose incredibili ma rischia sempre di essere il primo panchinaro mentre il secondo ha dovuto cambiare posizione per vedere il campo. Per un centravanti la continuità è decisiva, se non c'è tutto diventa difficile. Poi resta il fatto che questa doveva essere la Nazionale di Balotelli. Invece ci siamo trovati con un vuoto enorme. E qui rientra il discorso delle persone che ti stanno intorno e penso che la carriera di Balo sia stata buttata via in maniera colpevole".

Chiusura sulle seconde squadre: "Potrebbe essere una soluzione ma al momento è un progetto rimasto sulla carta visto che solo la Juventus ha deciso di crearla: ad oggi non mi sembra un esperimento vincente. Credo che la formazione dei nostri ragazzi, con il passaggio dalle giovanili alla prima squadra, sia il problema del nostro calcio. Credo basterebbe avere il coraggio di lanciarli in prima squadra e di aspettarli, non bruciarli dopo due gare sbagliate. Permettergli, insomma, un percorso di crescita anche tramite l'utilizzo nelle nazionali giovanili. Non è casuale che i grandi successi in Nazionale maggiore di Spagna e Germania siano stati anticipati da quelli delle loro giovanili. E che l'Argentina nel 2014 conquistò la finale dopo aver vinto tanto con i ragazzi. La Nazionale azzurra del 2006 era quella cresciuta nelle vittorie dell'Under 21 di Cesare Maldini. Totti, Del Piero, Cannavaro erano titolari in Roma, Juve e Napoli a 20 anni, Buffon debuttò in Nazionale a 19. Casi come quelli di Zaniolo, che oggi celebriamo reputandoli eccezionali, all'epoca erano la normalità".

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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