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Le lezioni di Juve e Roma: a tutti. Sarri e il suo sogno e i prestiti “vietati”

di Luca Marchetti
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© foto di Federico De Luca

È una beffa. Forse la peggiore. Un rigore, di cui discuteremo anche a lungo, nel tempo di recupero, con addirittura l’espulsione di Buffon, raramente visto così arrabbiato. La Juventus stava raddoppiando l’impresa della Roma, e sarebbe stato duro dover scegliere quale sarebbe stato il miracolo più grande.
La Spagna, le due spagnole, le più ricche del mondo sarebbero uscite. Insieme al City e allo United. Sarebbe stata la Champions delle idee e dei progetti. Rimane una grande competizione, con dei grandi campioni e un amaro in bocca, indipendentemente dalla squadra per cui fate il tifo. Perché la Juventus nei 180 minuti avrebbe meritato il passaggio del turno. Sia per la partita di andata, in cui non avrebbe probabilmente meritato nonostante un CR7 strepitoso, sia per quella di ritorno giocata in maniera magistrale soprattutto di testa. Come ha fatto la Roma. Ribaltando un 4-1 non veritiero e schiantando il Barcellona. L’Italia dimostra di essere ancora viva più che mai. Nonostante il passaggio del turno del Real, nonostante non andiamo ai Mondiali, nonostante i campionissimi vadano a giocare altrove e in Italia pare siano solo di passaggio. In Italia campioni si diventa. E la Juve ha dimostrato di saperli scovare nel corso di questi anni con grande continuità senza riunciare a vincere. Né in Italia né in Europa. Una serata che sarebbe potuta essere epica consegna consapevolezza che anche il terzo ciclo Juve funziona, anche in Europa. Alla pari con quelli che ti avevano massacrato, quelli che ti avevano sbattuto in faccia coppe e biciclette. Che per 3 secondi hai sperato di portare ai supplementari. Per 3 secondi quel CR7 la firma ce la mette sempre e ha esultato per un gol su rigore come se fosse il più importante della sua carriera.
Messi neanche quello ha fatto. Non ha potuto. I due matador del pallone d’oro annichiliti e quasi annientati da due condottieri speciali come Allegri e Di Francesco. Da progetti in espansione e crescita.

Da un’impostazione europea che la Roma si sta dando e che sta costruendo anche con le scelte di mercato: Manolas rimane e porta la Roma in semifinale, Dzeko rimane e ne fa due al Barcellona fra andata e ritorno. O De Rossi che non ha mai pensato ad andare via. Roma oggi è appartenenza. È progetto solido. Che Pallotta vuole consolidare ancora di più. Analizzarli e metterli a confronto non è semplice: due anime diverse, necessità diverse. Portafogli diversi. Anche se il portafoglio, ci ha dimostrato la Champions, non conta poi così tanto. Come direbbe il mio barista: il calcio è poesia, non fatturato.
È vero, Sarri cambierà casa. Ma non è detto che non ne trovi una nuova a Napoli, anzi. Il fatto che cambi casa insomma non c’entra nulla con il suo comtratto, quanto con quello di locazione... anzi magari potrebbe essere una buona idea per De Laurentiis inserire il bonus casa (come era già successo a Benitez) per sbloccare la situazione. Intanto il presidente è tornato in Italia e ha convocato una riunione con tutti i suoi collaboratori di tutte le aree che compongono il Napoli. Prima di incontrare Sarri però probabilmente si aspetterà la Juventus, per due motivi: il primo che sarà più chiaro cosa succederà nel testa a testa con i bianconeri per il campionato, il secondo è perché la prossima settimana ci saranno tre impegni in sette giorni (a finire proprio con la Juve) e non ci sarebbe tanto tempo per altri discorsi, contratto compreso. Quindi bisognerà aspettare ancora, anche se obiettivamente, forse tutta questa fretta non c’è. Giustamente De Laurentiis vuole avee le idee chiare (e vorrebbe continuare con Sarri). Il quale, altrettanto giustamente, vuole pensare al campionato, per tentare anche lui l’impresa. Non è un gioco di attese, e non sappiamo quanto realmente Sarri ora abbia in mano delle offerte concrete. Che piaccia a mezza Europa non c’è dubbio: chi lo vuole deve ricordarsi però che la clausola scade il 31 maggio, quella da 8 milioni...
Per chiudere una considerazione sul discorso prestiti. Tecnicamente la Fifa sta ragionando sulla possibilità di limitare troppi prestiti a una stessa società (da una società specifica). Quindi non è un’abolizione totale del prestito ma sull’abuso. Una situazione che poi potrebbe essere assolutamente mitigata (almeno in Italia) dalla possibile realizzazione di squadre B ed eventualmente anche da un utilizzo più consapevole e frequente della “recompra”, anzi pr dirla in italiano del “riacquisto”. Quindi nessuna rivoluzione: al massimo aggiustamenti.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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