Le due religioni di Liverpool e la Kop, il "secondo" avversario della Roma
Liverpool ha due religioni: una suona, l’altra calcia. I Beatles sono l’anima della città. Risuonano nella via che fu del Cavern, e che ora raccoglie quattro o cinque locali tutti sul modello dello storico club che vide nascere i Fab4. Repliche più o meno ben riuscite, ma da cui tutta la sera arriva musica live. I Beatles sono Liverpool, animano il centro e il porto. Li vivi nei pub, li ascolti sul fiume Mersey, il corso d’acqua su cui è adagiata questa città, così diversa da Londra, ma anche dalla vicinissima Manchester.
Poi arrivi ad Anfield, e lì scopri l’altra religione, molto meno laica, della città. Il calcio. Il Liverpool e l’Everton, così vicini e così lontani. In Italia siamo abituati all’idea che due squadre rivali condividano i propri spazi: l’Olimpico, San Siro, Marassi. All’estero è una rarità: ognuna ha il suo stadio, e non è quasi mai vicino all’altro. Anfield e Goodison Park sono divisi da un parco, neanche troppo grande. La storia pende dalla parte dei Reds, le emozioni anche. Il memorial di Hillsborough, a cui ieri De Rossi e compagni, con un gesto apprezzatissimo dai giornali locali, hanno tributato il dovuto omaggio.
Anfield: così moderno al suo interno, ma le sue mura sanno di passato. La Kop: la curva dei tifosi del Liverpool, uno dei grandi rivali della Roma questa sera. Temuti dai giallorossi, per la carica che sanno trasmettere alla propria squadra. Temuti da Klopp, che ha invocato il rispetto per il proprio avversario: le bombe carta contro il pullman del Manchester City sono un ricordo abbastanza recente. E l’attesa in città è ancora più alta: c’è fermento, c’è la consapevolezza di poter arrivare davvero a Kiev. C’è la sensazione, con il tedesco in panchina, di essere tornati agli anni belli del Liverpool che dava dispiaceri alle avversarie in giro per l’Europa. Di poter celebrare una delle due religioni di questa città.