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La rifondazione della Juventus: è davvero possibile? E dove? Ecco quello di cui ha bisogno per crescere. Ma servono molti soldi, sicuri che questo non sia il massimo in Europa?

di Tancredi Palmeri
Inviato di beIN Sports, opinionista per la CNN, ogni settimana presenta la Serie A in 31 paesi stranieri
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Si fa presto a dire rivoluzione juventina. Le macerie (solo europee, va detto) lasciate dagli attacchi aerei di Cristiano Ronaldo hanno stappato le discussioni sulla rifondazione a Vinovo. Gente che va, gente che viene, progetti che cambiano.
Ora, francamente sembra altamente impraticabile uno scenario simile, e lo insegna la storia bianconera: le rivoluzioni sono state fatte solo in momenti di stravolgimenti societari, a malapena è successo lo stesso in annate semplicemente negative. E questa volta non si tratta né dell'uno né dell'altro caso, visto che in società Andrea Agnelli poco ci manca che stampi anche la sua effigie sullo stemma societario tanta è l'osmosi tra club e leader, e in campo beh, stante la delusione europea, ci vorrebbe comunque del coraggio a definire negativa la stagione della Juve, anche finisse seconda in campionato e finalista in Coppa Italia.

Però è un dato di fatto che l'età media della squadra titolare sia piuttosto alta, che certi elementi fondamentali non possono essere più il punto di partenza, e che insomma il processo di transizione necessita di un'ulteriore spinta.
L'attacco è il reparto più intoccabile: Dybala-Higuain-Douglas Costa-Mandzukic (con corredo di Cuadrado e Bernardeschi) rappresentano una delle aree più complete al mondo. Il dubbio però non è tanto sulla volontà del club, che potendo manterrebbe tutto intatto, quanto su quella di alcuni elementi, e specialmente Mandzukic e Dybala. Il croato probabilmente deciderà dopo i Mondiali, con le offerte di platino provenienti dalla Cina che stavolta potrebbero essere davvero difficili da respingere. Sulla Joya invece gli scenari sono tutti aperti, da vedere se una mancata convocazione possa influenzarne la decisione, ma soprattutto se le pretendenti spagnole (e le scorie tra famiglia e club del passato autunno) modificheranno la situazione.
Ovvio, da Dybala dipende tutto. Dovesse andare, entrerebbero 100 e passa milioni, e a quel punto la programmazione sarebbe di altro tipo. Mentre Manduzkic, se ben venduto, potrebbe invece solo ripagare Douglas Costa, il cui diritto di riscatto è di 36 milioni di €.

A centrocampo Emre Can è quasi fatto, ed è il ricambio naturale della casella occupata da Khedira, con la coppia Pjanic-Matuidi che almeno per un biennio garantisce il completamento del trio.
Se in porta l'argomento non ha bisogno di essere affrontato, rimane però la difesa dove la carta d'identità esplode. Perché in verità la difesa titolare rimane la migliore, ma Alex Sandro forse è rimasto un anno di troppo, e Chiellini che Dio lo preservi ogni anno di più, e Lichtsteiner gioca sempre meno, e Rugani prima o poi esploderà ma quel prima ancora non viene, e Hoewedes chi è, e Asamoah se ne va.
E allora forse proprio la cessione di Alex Sandro può essere l'unica via, l'unico capitale reinvestibile senza influenzare eccessivamente gli equilibri.
E però, alla fine della fiera la Juventus avrà circa una sessantina di milioni di € da investire sul mercato - escludendo le cessioni. L'eventuale cessione di Mandzukic servirebbe (forse) a pagare Douglas Costa. L'eventuale cessione di Alex Sandro aggiungerebbe almeno altri 60 milioni, ma a quel punto bisognerebbe accantonarne 30 per rimpiazzare con un altro terzino esplosivo.
E allora, alla fine della fiera, con 60/90 milioni di € (ammettendo Dybala resti), che rivoluzione vuoi fare? Cosa possono incidere sull'organico della Juventus?
Possono aumentare ancora di più il divario in Italia, sicuro. Ma in Europa? Cosa ti possono permettere di raggiungere e di aggiungere che tu non abbia già?

Per la rivoluzione tecnica che può cambiare il corso europeo della Juventus servono molti, molti soldi. Conviene più cambiare il corso europeo con una rivoluzione tattica. Roma insegna.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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