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La discesa si fa salita: Juve, i motivi di un crollo e un tempio da profanare

di Ivan Cardia
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La discesa si è trasformata in salita. Il 2-2 dello Stadium lascia l’amaro in bocca alla Juventus: per come era iniziata la partita, e per come sarà quella di ritorno. Ma andiamo con ordine. Non sarà stato passare dalle stelle alle stalle, ma la Juve lì in alto sembrava esserci arrivata già all’ottavo minuto di gioco. I bianconeri sono partiti bene, a questo punto fin troppo. Invece adesso hanno ancora da lottare, da sudare. Come sempre, in Europa. C’è qualcosa di diverso, però: di alibi al crollo fisico se ne possono trovare tanti e molti giusti, guardando per esempio alla casella infortunati. Ieri sera, però, da un certo punto in poi il tracollo è sembrato anche e soprattutto mentale.

Il pareggio, al novantesimo, è giusto. Allegri parla di buona partita della Juve, Pochettino di dominio del Tottenham. Sembra la fotografia di uno 0-0, è il resoconto di un 2-2 che nel complesso fa più contento il tecnico degli inglesi. Cosa è mancato alla Juve? Qualche giocatore, anzitutto. Blaise Matuidi, per esempio, è diventato un elemento indispensabile di questa squadra. Esalta la mediana a tre, consente alla squadra di essere compatta in fase di non possesso e pericolosa quando ha il controllo del gioco. Il 4-3-3, ad alti livelli, non è pensabile senza il francese? A questa domanda Allegri pare aver risposto di no.

La scelta del tecnico livornese di schierare un undici che aveva in campo tutti e quattro i giocatori offensivi sin dall’inizio, lo abbiamo già scritto, non ha pagato. Il copione della partita sembrava persino favorevole, ma quando è servito il cambio di passo le soluzioni erano tutte già lì, tutte già spremute. Pesa, oltre a Matuidi, la lunga assenza di Paulo Dybala, assieme a quella di Juan Cuadrado. Qui entra in gioco il mercato: a gennaio è stato poco accorto, imparare dagli errori del passato è molto utile ma non è stato fatto. Il mix è presto servito.

Non c’è solo un calo fisico, o una rosa più o meno corta, dietro la brutta partita giocata dalla Juventus da un certo punto in poi. Allegri si è sfogato con i giornalisti, e sotto diversi aspetti ha ragione. Però qualcosa l’avrà detta, o la dirà, anche ai suoi giocatori. Involuti, con poche eccezioni, per buona parte della gara. E ora? Sempre Allegri ha parlato di Champions come sogno e obiettivo. Deve difendere la squadra, non caricarla di troppa pressione. Però la Champions è più un obiettivo che un sogno. Due finali sono straordinarie, ma sono pur sempre solo due finali. Sarebbe un peccato che la Juve di Allegri fosse ricordata a livello europeo come quella delle due finali perse. C’è una salita da scalare: dalle stelle alle stalle e ritorno. Il risultato sorride al Tottenham, che in casa ha perso solo due partite in stagione: una ad agosto, l’altra a ottobre, nessuna delle due in Champions. C’è un tempio da profanare, Wembley. C’è, comunque, una Juve da ricomporre. Perché non tutto è da buttare, ma da salvare c’è ancora meno.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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