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La Champions e il ritorno dell'Italia. La crisi dei paperoni e il peso del mercato...

di Luca Marchetti
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© foto di Federico De Luca

Archiviata la due giorni di Champions l'Italia sorride. Sorride per aver portato due squadre fra le prime otto, per aver portato tre allenatori italiani fra i migliori d'Europa, non certo e non sempre da favoriti. Potevano essere quattro se Conte avesse fatto il miracolo. Si sa, in Champions conta tutto: conta la fortuna, conta il sorteggio, conta il momento di forma, contano i giocatori che hai a disposizione. E quindi forse è eccessivo essere troppo contenti, cominciare a dire che è rinato il calcio italiano. Ma sicuramente è un buon segnale. Tre stili diversi, tre modi di allenare diversi, tre progetti diversi. Ma Montella, Di Francesco e Allegri sono sicuramente un vanto per il calcio italiano che conferma ancora una volta di avere una grande capacità strategica. Era dal 2005/06 che tre allenatori italiani non arrivavano così in alto.
Ma questa Champions ci regala anche un'altra considerazione. Perché quello che balza di più all'occhio a livello internazionale è l'uscita di scena dei paperoni. Fuori United e PSG. Solo il City ha un saldo negativo superiore (-220) sul mercato di quest'anno. Ma - almeno finora e almeno quest'anno - la squadra di Guardiola sembra davvero aver ingranato e imboccato la strada giusta.
Mentre invece lo United di Mourinho, delle spese ingenti proprio per cercare di arrivare in fondo in Europa (spesi 164 milioni a fronte di 11 milioni arrivati dalle cessioni) e soprattutto il PSG con 238 milioni spesi (più 180 di Mbappé che sono stati praticamente già messi a bilancio visto che si tratta di obbligo di riscatto) e con un disavanzo di 144 milioni si stanno leccando le ferite. Abbiamo sempre detto (come tutti) che il fatturato e la capacità di spesa conta eccome, nel calcio. Ma questa è l'ennesima prova che non è tutto.
E' evidente che se il PSG non avesse incontrato il Real Madrid magari non sarebbe uscito, insomma c'è anche da considerare il fattore sfortuna. Ma se l'obiettivo era tirarsi su dopo la brutta figura della passata stagione (la remuntada blaugrana) quest'anno sconfitto andata e ritorno senza aver dato l'impressione di poter infastidire i blancos.

Forse peggio ancora il Manchester di Mou, imbrigliato da Montella, sconfitto in casa nonostante una rosa spaventosa che ha portato anche un sacco di critiche e polemiche (con De Boer) per le scelte fatte dallo Special One.
E così sono passate nelle migliori otto d'Europa squadre che addirittura sul mercato hanno guadagnato, qualcuna anche costretta dalle regole del FF, come la Roma. Che addirittura era pronta a sacrificare Dzeko nel mercato invernale. Tutto pronto per il Chelsea, tutto saltato. Ma Dzeko non ha "dimenticato" la Roma. E così con i suoi gol ha di fatto reso alla società quei soldi che non sono arrivati dal mercato. Prima la vittoria contro il Napoli, pesantissima per la corsa Champions, e poi il gol qualificazione contro lo Shakhtar. I proventi della Champions per l'approdo agli ottavi e la possibilità più solida di poter partecipare alla prossima edizione sono sicuramente tanto importanti quanto la cessione. Quasi un paradosso: non ti vendo ma guadagno lo stesso. Ecco perché i giocatori fanno comunque la differenza, indipendentemente dai progetti tecnici ed economici.
Forse in questo gli italiani sanno avere qualcosa in più. Sanno tirare fuori il massimo anche in situazioni non ottimali, riuscendo a ottimizzare il materiale tecnico a disposizione. Ed ecco perché c'è il rammarico di non poter vedere in Europa il Napoli di Sarri, certamente una delle migliori realtà a livello europeo.
Ora tutta la concentrazione è sul campionato: la Juve ha cercato di piazzare una minifuga. Ora il Napoli dovrà reagire: mettere lei pressione alla Juve, costringerla a non sbagliare mai. Manca ancora molto. E ancora può succedere di tutto. E come ci insegna la Champions non è detto che i risultati siano sempre scontati...

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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