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Juve, problema alternative a centrocampo. Napoli, il bello d'essere riserva

di Ivan Cardia
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La Juventus del turnover contro il Napoli dei titolarissimi. La gestione perfetta del gruppo di Allegri, contro i desaparecidos di Sarri. Fino a un paio di settimane fa, avremmo descritto così lo scontro diretto decisivo per lo scudetto. E non saremmo andati troppo lontani dalla realtà. I numeri, in fin dei conti, continuano a dare ragione al tecnico livornese: è andato più avanti in Champions League, è arrivato in finale di Coppa Italia, è primo in campionato. Il tutto, ruotando molto di più i propri giocatori rispetto a quanto non faccia il collega e corregionale sulla panchina azzurra. Qualcosa, però, è cambiato.

Qui Juventus. Difesa e attacco reggono e producono a prescindere dagli interpreti in campo. Anzi, un ingresso a partita in corso, leggi Douglas Costa contro la Sampdoria, può risultare determinante. La stessa musica, però, non suona a centrocampo. Dove i titolari sono più che delineati, e soprattutto sono indispensabili: Pjanic, Khedira e Matuidi. In ordine sparso. Di fatto, l’unica soluzione di Allegri per far riposare in maniera efficace uno dei tre, o far fronte a un’assenza pesante, è tornare al centrocampo a due, che peraltro gli consente di avere tre interpreti offensivi dietro la punta e quindi comunque rende. Le alternative, le seconde linee che nell’idea di squadra di Allegri tanto seconde non dovrebbero esserlo, a conti fatti hanno dato molto poco. Bentancur, Sturaro, Marchisio. In ordine meno sparso. Un assist stagionale in tre, quello del Principino nel 7-0 contro il Sassuolo. La produzione offensiva finisce qui. Senza guardare ai freddi numeri, o solo alla fase realizzativa, resta quello che sembra un dato di fatto: dei tre l’unico per cui si possa parlare di stagione positiva è l’ultimo arrivato. Bentancur, il giovanissimo uruguaiano che ha impressionato all’inizio ma comunque ha perso un po’ di smalto. Sturaro è stato impiegato molto meno che nelle stagioni precedenti, e quasi mai è riuscito a dare lo stesso apporto. Marchisio appare sempre più un corpo estraneo alla squadra: dura un tempo, se va bene. Non è facile ammetterlo, ma è ancora più difficile controbattere.

Qui Napoli. Le riserve all’improvviso: sceneggiatura di Maurizio Sarri. La vittoria contro l’Udinese porta le firme di Tonelli e Milik. E il centravanti polacco è l’arma in più di questo finale di stagione: dà il ricambio a un Mertens non freschissimo, dà alla squadra una carta in più da potersi giocare. Sa dialogare coi compagni e sa segnare, ma può anche vincere qualche contrasto aereo: una novità a cui il Napoli non era abituato, e che tutto sommato la squadra partenopea sta trovando utile alla causa. Da qui a definirlo titolare ce ne passa, ma è una risposta alla principale critica nei confronti di Sarri: l’abbiamo riscoperto disponibile al cambiamento, propenso a far giocare anche le seconde linee, quando le prime non rendono al meglio. È una bella novità e sarà un fattore determinante nelle prossime cinque partite. Non tutte le ombre sono dissipate, sia chiaro: qualcuno si chiede ancora che fine abbia fatto Marko Rog, per esempio. Ma Sarri sta stupendo e chissà che non possa giocarsi persino il croato come il classico coniglio del cilindro.

Juve col fiatone, Napoli in palla? Non è la fotografia giusta per definire il prossimo scontro diretto. In ultima analisi, i bianconeri hanno comunque rischiato di vincere contro i pitagorici, e gli azzurri hanno avuto bisogno di una certa dose di fortuna per avere la meglio dell’Udinese. Ci sono mille prospettive da cui guardare, mille sfumature che possono risultare decisive il prossimo 22 aprile. Però la Juve si è riscoperta senza alternative il centrocampo. E il Napoli ha imparato la bellezza del far giocare le riserve.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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