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Juve: il Chievo come esempio. Inter: il futuro di Nainggolan e la scelta di Marotta. Milan: Higuain via? Attenzione! Boxing Day: i soliti capricci all'italiana. E sul pranzo di Natale...

di Fabrizio Biasin
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© foto di Alessio Alaimo

Ué. Ciao. È Natale. Oggi si mangia molto. Domani ci sono gli avanzi. E le partite. Ma oggi no, ci sono i parenti. Vi scrivo in pieno cenone, dal cellulare. Qui abbiamo appena finito gli antipasti.
Degli antipasti di Natale apprezzo tutto: la straordinaria insalata russa, le acciughe, i panettoni salati a strati, il cocktail di gamberi, le olivone, tutto. Ma i nervetti no. Che cazzo sono i nervetti? Perché la gente li compra? Nessuno mangia i nervetti, eppure son sempre sul tavolo. Ho provato a darne uno al gatto di mia zia. Mi ha guardato come per dire "sono un gatto, ma non è che sono stronzo, mangiateli tu i nervetti. Io voglio le acciughe". Ma quelle le aveva finite lo zio Franco, gran patito di sottoli.
Sto osservando l'angolo dei regali omaggiati dai parenti ai padroni di casa. C'è una bottiglia di champagne quantomeno sospetta portata dal cugino di secondo grado Carlo. La marca è nota (Moesciandon), l'etichetta leggermente rovinata in un angolo. Ricorda molto la bottiglia di Moesciandon da me portata l'altro ieri alla bicchierata natalizia organizzata dallo stesso cugino Carlo. L'ho preso da parte: "Carlé, dimmi la verità, hai fatto il riciclone...". Si è indignato ("ma no! Come ti permetti di pensare una cosa del genere!"), ma è chiaro che sta mentendo. Del resto anche io avevo riciclato la stessa bottiglia qualche giorno fa. Me l'aveva regalata lo zio Claudio. E infatti lo zio Claudio mi sta guardando da qualche minuto come per dire "Ti ho beccato, stronzo". Mi fissa. Per dissimulare ho improvvisato: "Che gran bontà questi antipasti! Per buttarli giù ci vorrebbe un sorso di Moesciandon come quello che abbiamo bevuto l'altra sera da me!". Ma non ha abboccato nessuno. Leggenda vuole che questa bottiglia di Moesciandon giri nelle case di noi parenti da 7 o 8 anni. Non la beve nessuno. La rifilano tutti come la Pepatencia.
Ora vi devo salutare perché arrivano i primi: bis di lasagne rosse e verdi. Da un paio d'anni ci sono le lasagne verdi perché mezza famiglia è diventata veget-vegan-salutist-celiaca. Tipo la zia Clara. La Clara ha detto "Io posso mangiare solo il miglio e l'arrosto di camut: sono intollerante". Nonna Albina, donna senza mezze misure, le ha risposto così: "Clara, sfiori il quintale e fino a due anni fa chiedevi la mestolata di ragù supplementare: non sei intollerante, sei rincoglionita". È partito un mezzo applauso.

Bene, un po' di temi assai caldi in questi giorni e andiamo a chiudere.

Il boxing day all'italiana.

Per anni abbiamo detto "perché non facciamo come gli inglesi che giocano anche il 26! Vergogna!", ora prende corpo il partito di quelli assolutamente contrari: "Le partite a Santo Stefano! Che vergogna!". Siam mai contenti. Sentite ammé: piuttosto che il pranzo degli avanzi, meglio andare allo stadio.

Gattuso e Higuain.

Rompono le balle a Gattuso, dicono "è colpa sua", non si rendono conto di quello che sta facendo con una rosa con troppi problemi che può arrivare al quarto posto solo se tutto fila per il verso giusto e se la proprietà provvederà a portare a Milano almeno un paio di rinforzi. Lo scambio Higuain-Morata? Difficile, e comunque buono solo per il Chelsea. Un club come il Milan non lascia andar via un attaccante forte come il Pipita, ma trova il modo per risvegliarlo. Oh, è il Diavolo, mica il Pizzighettone (con tutto il rispetto).

La Juve.

Per spiegare quello che stanno facendo i bianconeri tocca utilizzare "l'esempio Chievo". La squadra di Allegri batte i veneti a inizio stagione e nei minuti finali. La Roma pareggia, il Napoli pareggia, l'Inter pareggia. Totale: non solo i bianconeri sono i più forti, ma anche i più "affamati" nonostante 7 anni di vittorie consecutive. Il merito? Del club, ovvio, ma soprattutto di Allegri, maestro nel trovare sempre la chiave giusta per trovare motivazioni e tradurle in "fatti".

Nainggolan, Spalletti, Marotta.

Nainggolan è stato sospeso. Se prima era una questione di preparazioni saltate, infortuni, rogne professionali di vario genere, ora è solo un problema di regole non rispettate e, quindi, tanti saluti alla pazienza e alle buone maniere.
L'Inter mette in castigo il Ninja, lo fa per una faccenda di ritardi reiterati e perché da qualche tempo ad Appiano è arrivato il Sergente Marotta, uomo che insieme ad Ausilio protegge il suo patrimonio e, quindi, all'occorrenza tira anche doverose mazzate. La cosa, tra l'altro, accade nella massima trasparenza: succede il fatto, si radunano tecnico e dirigenti, si comunica la decisione all'interessato e - via sito ufficiale - al mondo intero. Come dire: questo è un posto serio, qui si rispettano le regole, chi non lo fa ne paga le conseguenze.
Capiamoci: Nainggolan è stato lungamente coccolato da tanti (anche dal qui scrivente, la qual cosa conta nulla, ma fa mucchio) perché veniva attaccato sul diritto di fare quel che vuole nel suo tempo libero. Questa volta, però, si tratta di altro, di rispetto nei confronti dei compagni, del club, dei tifosi, di tutti. E infatti, il ragazzo, "paga".
La linea Marotta è ufficialmente inaugurata e certamente contempla punizioni, ma anche predisposizione al perdono, ché qui nessuno è Tafazzi e giocatori come il belga vanno recuperati, mica abbandonati. Tutto è nelle mani (e nella testa) del 30enne birichino: accettare la ramanzina e tornare ad essere quello che quando è in forma spacca le vertebre agli avversari, oppure mettersi di traverso e passare alla storia come "il tizio che a Milano fallì miseramente"?
In casa Inter tutti sperano nell'ipotesi A, ovvio, ci spera soprattutto Spalletti che per cotanto centrocampista si è speso e, ora, rischia di vestire i panni di quello che "ha costretto il club a rinunciare a Zaniolo per puntare tutto su Gianburrasca". Ecco, questo difficilmente verrebbe perdonato dai vertici nerazzurri.
Il tempo per rimediare c'è; quello delle marachelle, invece, è ufficialmente terminato.

Fine. Essendo questo un articolo "di servizio" mi preme lasciarvi con un mini-elenco di 5 materie sulle quali dovete essere preparati e che oggi verranno certamente trattate nei migliori e peggiori pranzi natalizi. Non fatevi trovare impreparati.

1) Di Maio e Salvini: la vita, le opere.
2) Nainggolan: i ritardi, le malefatte, l'aneddoto ("conosco uno, che conosce una, che è amica di un amico di Nainggolan e sa con certezza che al mattino non beve il cappuccio come gli umani, ma puccia i biscotti nell'Amarone").
3) I talent show: storia di Masterchef, i vincitori di X Factor, le principali polemiche del Grande Fratello. Le basi, insomma.
4) Fedez e la Ferragni: perché sì, perché no.
5) Infine, ecco una serie di frasi a caso e molto retoriche che vanno sempre bene per scaldare i pranzi nei momenti di stanca: "Stanno rovinando l'Italia!", "siamo come la Grecia!", "Gemma Galgani comunque bella donna", "porca troia i terrapiattisti...", "i gratta e vinci dell'Esselunga sono truccati!", "Oh, cioè, siamo in mano a Toninelli!", "Signori, evviva Piero Angela!".

E buon Natale senza nervetti (Twitter: @FBiasin)

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