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Inter, umiltà e Icardi. Il capitano che fa rima con derby

di Alessandro Rimi
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Cross dalla destra di Candreva e destro - sporco - letale. Traversone dalla sinistra di Perisic ed esterno - scomposto - al volo per il raddoppio. Rigore al novantesimo e botta a spiazzare Donnarumma. La tripletta di Icardi (quinta in carriera) nel derby d’andata risuona fortissimamente nelle menti dei tifosi nerazzurri. Rimbomba, riscalda, rianima. In un periodo nel quale non si capisce quanta voglia e capacità abbia l’Inter di uscire da tale periodaccio, ricorda quanto - voci di mercato e apprensione da rinnovo a parte - Maurito sia davvero mancato. Al popolo interista, a Spalletti e a tutti coloro ripongono in lui parecchie speranze di qualificazione in Champions League.

Allo stesso modo, l’attaccante di Rosario non ha certo dispensato sorrisi a gogò durante le scorse settimane. Fosse per lui andrebbe in campo pure con la gamba ingessata. Anche perché l’estenuante ricerca del gol numero 100 in Serie A sta diventando una sorta di tabù. Obiettivo che, prima per una serie di prestazioni deludenti (Roma e Spal), poi per uno stop molto più lungo del previsto, la punta argentina continua a vedere sfumare. Un semplice tiro in porta nel corso di un allenamento ad Appiano gli ha causato il tormento: elongazione agli adduttori della coscia destra e tanti saluti a tutti per un mese. Che tradotto significa quattro partite, al termine delle quali i nerazzurri sono comunque riusciti a portare a casa due vittorie e un pari, inframezzate dalla sciagurata caduta di Genova figlia del terrore.

E se, nonostante il periodo di assenza, il capitano pesa ancora per il 43% dei gol totali della Beneamata, significa che nulla è cambiato rispetto al derby di andata, quando la percentuale era pressoché identica, frutto delle sei reti sulle quattordici complessive realizzate fino a quel momento dagli uomini di Spalletti. Non proprio immutate invece le posizioni e le lunghezze in classifica, laddove i nerazzurri hanno perso una posizione, guadagnando per contro due punti di distanza dai cugini. Dettagli che alla lunga possono (e probabilmente faranno) la differenza in ottica Europa.

Domani, di fronte a Steven Zhang - assenti il patron Jindong e il presidente Thohir - e a circa 80mila affamati di stracittadina, l’Inter ha l’obbligo di tornare a rappresentare al massimo sé stessa. Non necessariamente nella bellezza, quanto più alla sostanza. Dovrà puntare sulle cose che le riescono meglio. Le stesse sulle quali nascevano e tramontavano le vittorie di inizio stagione. Corsa, umiltà, attesa, ampiezza, pazienza, ripartenza, cross, gol. 16 di questi sono arrivati da palle inattive e addirittura 11 di testa. Meglio di ogni altro. Cercare la novità e la sorpresa, domani, in un derby iper delicato, anche no. Servono stabilità e costanza, miste a certezza e cuore. «Quello che abbiamo fatto nelle ultime partite non basterà di certo domenica sera. Spalletti lo ripete ogni giorno. Veniamo da un lunghissimo periodo di insopportabile crisi che non so spiegare. Più che il gioco, cerchiamo i tre punti». Skriniar, come sempre, dimostra di esserci anche con le parole. La sintesi perfetta del ricchissimo menù derby è servita. Il Milan non subisce gol da quasi 600 minuti. Meglio quindi che dietro a quel menù ci sia la mano, anzi il piede destro, di Mauro Icardi.

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