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Inter, non è il mercato la soluzione

di Alessandro Rimi
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

«Siamo morbidi nei contrasti, perdiamo palloni banali e, in queste incertezze, i nostri avversari prendono coraggio e trovano benefici». Luciano Spalletti è l’interista più lucido. Cammina su e giù all’interno della sua area tecnica e non capisce perché. Non si spiega come mai la sua squadra, capolista all’alba del mese di dicembre (non certo una vita fa), sia in astinenza di vittorie da 9 match. Tradotto: 57 giorni. Non riesce, Spalletti, a concepire quella miseria di 5 punti su 21, ottenuti dai nerazzurri nelle ultime sette partite di Serie A. Già, l’Inter è riuscita ad andare in gol appena quattro volte (tecnicamente tre esclusa l’autorete di Vicari) negli ultimi nove incontri. Ne aveva fatti cinque contro il Chievo prima di trasformarsi in qualcosa che resta chiara a pochissimi, se non essenzialmente a nessuno.

Al Paolo Mazza di Ferrara, capace di evocare il football d’Inghilterra per il clima e la genuinità del pubblico estense, Luciano da Certaldo sceglie Brozovic per lo spentissimo Gagliardini di San Siro e, 36 giorni dopo dall’infortunio di Reggio Emilia, rilancia D’Ambrosio titolare. Ad essere sinceri, le modifiche non cambiano molto la faccia della Beneamata. Diciamo che non la peggiora, ma neppure la esalta. A sfigurare più del solito ci pensano invece Borja Valero, autore di una serie di errori elementari (alcuni sanguinosi), Candreva, spaesato e frustrato da mille ragioni (tra le quali quella di non aver ancora battuto nessuno dei portieri avversari) e Icardi, assente oltre ogni immaginazione e impotente contro i mastini di Semplici. La Spal ha probabilmente prodotto una delle migliori prestazioni degli ultimi anni, se non la migliore dal punto di vista tattico e del sacrificio. Raramente lasciava spazio all’Inter per attaccare le vie centrali. Passava dal 3-5-1-1 al 4-5-1 in un nanosecondo e questo Lucio lo aveva capito dopo un paio di minuti. I suoi uomini provavano a sfondare il muro avversario ma, specie negli ultimi 30 metri, finivano per pasticciare clamorosamente. La gara si sblocca con un’autorete e questo la dice lunga sulla mancata brillantezza dei nerazzurri che, fino a quel momento, avevano trovato la porta di Meret solo in un’occasione. La Spal ha voluto crederci, crederci di nuovo e insistere col crederci ancora. Così, come a Firenze, Handanovic ha visto le streghe quando già pensava al Crotone.

L’Inter non pareggiava quattro volte di fila in Serie A dal novembre 2004. Allora addirittura ne arrivarono sette. Quello di Ferrara però suona come uno schiaffone pesante. E chi se ne importa se cadono le romane. Chi se ne importa se l'attuale posizione in classifica rientra nell’obiettivo di inizio stagione. E, ancora, chi se ne importa se adesso il calendario risulterà decisamente più leggero. La questione è che questa squadra ha subito un’involuzione (comporta)mentale molto più che preoccupante. Un declivio che i nuovi innesti difficilmente potranno arrestare. L’allenatore fa e dice bene quando paragona il primato di non molto tempo fa al periodo buio del quale è protagonista il suo gruppo. Gli elementi sono gli stessi. Avrà cambiato qualcosa ma, certamente, non ha smontato il giocattolo come si potrebbe immaginare non appena si butta l’occhio a quella fastidiosa, quanto misteriosa, linea discendente. In fondo vincere, anche male, è quello che conta davvero. La missione dell’ex guida giallorossa sarà dunque riportare indietro nel tempo l’Inter. Un tempo evidentemente sottile visto che non parliamo di anni, non di mesi, ma di settimane. E se arriva un «elemento abituato a lottare per obiettivi importanti» anche meglio.

A proposito, Pastore continua a spingere forte per partire in direzione Milano. L'Inter non può proporre formule diverse dal prestito con diritto di riscatto e il PSG, entro 48 ore, darà la risposta definitiva. Con il Flaco l'accordo c'è, considerando anche la sua disponibilità a dimezzare il suo ingaggio che, attualmente, si aggira sugli otto milioni netti all'anno. Restano meno di tre giorni per trovare la quadra. In caso contrario se ne riparlerà a giugno, posto che per allora le cose potrebbero anche cambiare, in generale, per entrambe le parti. Sia chiaro però che la soluzione a tutti i mali non arriverà dal calciomercato. Soprattutto se parliamo di mercato di riparazione. Un calciatore di respiro internazionale fa sempre comodo, nondimeno l’antidoto al rallentamento va trovato nella testa di chi ieri correva pure nel sonno. C’è tempo, pazienza ed esperienza per riuscire a invertire la rotta. E, magari, senza la necessità di dover per forza guardare in casa degli altri.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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