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Inter, la comunicazione cancella l’impertinenza. Ora Brozo è un leader

di Alessandro Rimi
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

In campo da titolare, una buona fetta di minuti giocati e il gol che Sportiello non decide di regalargli. Alla prima di campionato, di fronte alla Fiorentina di Pioli, Brozovic si fa trovare esattamente come lo si era lasciato. In quel 5-2 (privo di senso, ma non di fischi e sfottò) a San Siro contro l’Udinese, il croato confezionava una delle prove migliori della stagione. All’alba del nuovo torneo, impiegato ancora da trequartista dal nuovo tecnico Spalletti, conferma tutto ciò che sa fare. Se il centrocampo gira bene parte del merito è certamente suo, grazie a quel continuo abbassarsi tra Borja Valero e Vecino. Siamo ai primordi di un andirivieni che invero accende dubbi costanti: panchina a Roma e Crotone, spiccioli di gara contro SPAL e Bologna (primo risultato in campionato diverso dalla vittoria), di nuovo protagonista nella vittoria opaca sul Genoa e in quella inspiegabilmente sofferta di Benevento (doppietta). Quindi l’infortunio al muscolo soleo sinistro, rimediato in Nazionale nella gara di Qualificazione ai Mondiali contro la Finlandia.

Siccome siamo al secondo ko fisico nel giro di otto mesi (a febbraio la frattura al quarto dito del piede destro), si comincia persino a pensar male. Se non altro perché il feeling con la tifoseria nerazzurra non sboccia davvero mai. Nondimeno, Epic Brozo resiste e, dopo tre partite viste in tv e altrettante giocate da comprimario, mette lo zampino a Cagliari e riconquista Lucio che fa di lui nuovamente una prima scelta. Nel 5-0 al povero Chievo (prossimo avversario al Bentegodi), lui e l’Inter sanno proprio di Champions e primato. San Siro batte le mani a uno spettacolo che non si vedeva da tempo. Peccato che, invece, altro non è che il preludio di una lunga agonia. Non del croato ma della squadra tutta, incapace di vincere per più di tre mesi, incapace di reagire al destino che sembra aver individuato la sua vittima eterna. La Beneamata finisce così risucchiata nel teatro del disorientamento. E nello smarrimento più assoluto la chiave è il mercato. Prima però chi parte? Brozovic. La sua cessione al Siviglia, al termine di un accordo che prevede un prestito con diritto di riscatto fissato a 28 milioni, sembra ormai cosa fatta. Sembra. Spalletti d’altra parte non vede arrivare alternative di ruolo e, per questo, fa saltare tutto. Il ragazzo non va da nessuna parte.

L’Inter intanto cammina nel buio. Il primo vero respiro, che mette fine a quella che sembra essere una maledizione, arriva al Meazza contro il Bologna. Brozo prima consegna un cioccolatino a Eder per il gol del vantaggio, poi viene sostituito quando il risultato prende le sembianze grigie dell’andata al Dall’Ara. Risolverà un gioiello di Karamoh, tuttavia il croato riesce a infiammare uno stadio intero già parecchio nervoso, rispondendo ai fischi con tanto di applauso provocatorio. Eccola la rottura definitiva. Un amore mai nato pronto a dissolversi nel nulla. Non fosse, ancora, per San Luciano da Certaldo. L’espiazione passa dalla festa degli innamorati, cavalcata al meglio grazie a un post pacificatore su Instagram. La Nord è scettica, ovviamente. Di sicuro non solo per lui. Perché a Genova arriva anche lo schiaffo più brutto della stagione (lui gioca un quarto d’ora). Serve il Benevento per evitare la tragedia. E dal Benevento in poi, complice la genialata spallettiana che porta l’Epic ad agire da play davanti alla difesa, l’Inter torna a fare l’Inter.

Il kappaò del Grande Torino stona non poco con un andamento ribaltato rispetto a poche settimane prima: un gol subìto in otto partite (seconda miglior difesa del torneo), identità di gioco ritrovata e condizione fisica ripristinata. Brozovic salta la trasferta di Bergamo solo per squalifica (causa di forza maggiore), perché Spalletti non ci pensa proprio a toglierlo dal centro del campo. Neppure per un minuto. Il settantasette nel frattempo ricostruisce i rapporti con chi lo aveva scomunicato. Pubblica frasi quali “Insieme ce la possiamo fare”, “Voglio la Champions” e addirittura "Come vorreste che faccia il prossimo goal?". Una comunicazione perfetta, studiata per cancellare quel tasso altissimo di impertinenza. In un rush finale che vedrà la mancanza del tir nella linea mediana (Gagliardini), Brozo non può che prendersi un’ulteriore responsabilità di gioco e presenza. Quei piedi che si ritrova, in fondo, difficilmente sono reperibili altrove nell’ambiente nerazzurro. Il rapporto col popolo interista migliora di partita in partita. Il gol lo ha ritrovato. Tutti ingredienti, questi, che possono farne un leader solido di un epilogo batticuore. Ed era ora, Marcelo.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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