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Inter, Eder: "Idoli? Ronaldo e Ronaldinho. Mi sento italiano"

di Ivan Cardia
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Poca attualità, tanta storia personale, nell'intervista di Eder Citadin Martins ai microfoni di Inter Drive: "Mio zio faceva l'allenatore di calcio a 5 e mi ha coinvolto. Non volevo neanche giocare a 11 perché fino a 12/13 anni praticavo solo quello a 5 anche per toccare di piu' la palla. Un allenatore però mi convinse e diventai subito capocannoniere. La squadra della mia città mi ha voluto e da lì è iniziata la mia carriera. Tutto molto veloce perché a 17 anni sono stato subito venduto. Ho scelto Empoli perché avrei giocato di piu', mi davano piu' opportunità. La società mi ha fatto crescere, storicamente ha fatto uscire tanti giocatori, sono stato lì 4 anni in cui ho imparato molto, mi hanno dato molto in prestito per non vendermi subito. Mi sono trovato subito bene con la cultura italiana, in alcune cose è come quella brasiliana, si mangia e si vive bene, ma la nostalgia della famiglia si sente senza genitori questo è normale.

I social sono un mezzo per entrare in rapporto con i tifosi, tutti possono esprimere il loro pensiero, qualcuno esprime pareri negativi su di me ma non si può fare felici tutti, non la prendo male anzi questo contatto continuo mi fa piacere. Sono contento di come è iniziato il mio 2018, non ho giocato per sei mesi però mi sono sempre allenato bene per farmi trovare pronto. La forza me la dà la mia esperienza pregressa, a volte i giovani non sfruttano le opportunità che gli capitano. Ho fatto sacrifici per venire qui e sono arrivato all'Inter, non posso lamentarmi anche se si passano dei momenti difficili. Se ti alleni bene innanzitutto fai bene il tuo lavoro, anche se non giochi, certo non sono contento di non giocare è normale, ma non mi sono mai depresso. Se ti alleni sempre prima o poi i risultati arrivano.

In Brasile mi chiedono delle maglie per aste benefiche e lo faccio sempre volentieri, quando so di aver aiutato dei bimbi sono sempre felice. Il nome Eder deriva da un ex calciatore brasiliano del Vasco da Gama, mio padre era tifoso del Vasco e di Eder, mi ha messo il nome per lui, sono cresciuto nel mondo del calcio e sono felice di essere riuscito a diventare un calciatore facendo felice mio padre. I miei giocatori di riferimento? Messi, Cristiano Ronaldo, Neymar sono di un'altra categoria, hanno numeri impressionanti. Tutti pensano che sia facile arrivare a quei livelli ma non è semplice fare 70 partite all'anno sempre al top. Da bambino mi piaceva Ronaldo, il Fenomeno, penso l'idolo di tutti quelli della mia età. Anche Ronaldinho mi piaceva tanto. Quando ero all'Empoli e l'ho affrontato da avversario, lo guardavo dalla panchina, lui era nel Milan, era un sogno averlo così vicino".

La scelta della Nazionale italiana?
"Ho vissuto 15 anni in Brasile e 15 in Italia, calcisticamente ma anche dal punto di vista della cultura, mi sento italiano. I miei nonni erano italiani, a volte il destino ti fa questi regali. Una chiamata di una nazionale così importante non si può rifiutare. Si diceva che forse Dunga mi potesse chiamare non ho mai avuto dubbi perché mi sento italiano, quando smetterò penso che vivrò in Italia. Mio figlio è cresciuto a Genova, mi sento pienamente italiano".

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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