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Inter, cambi e messaggi sbagliati contro una Juve più forte

di Alessandro Rimi
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

La verità la conoscevamo prima e la conosciamo anche adesso. D'accordo che il calcio è strano ma di fronte a questa Juventus, ad oggi, obiettivamente è complicato fare più di quanto non abbia fatto l'Inter ieri sera. Spalletti sapeva bene che i suoi uomini avrebbero dovuto giocarsela senza paura, aspettando, tenendo il possesso il più a lungo possibile, affondando il colpo qualora si fosse creato almeno uno spazio nell'arco dei novanta minuti. Occorreva mostrare pazienza, addensare il centrocampo con un 4-5-1 in fase di ripiego. Lo sapeva Spalletti che avrebbe poi chiesto insistentemente alla sua squadra di stare bassa, dieci metri più giù rispetto al solito, di dare l'anima per sporcare i palloni più velenosi e capitalizzare quei pochi persi dai campioni d'Italia. E dopo un terzo di gara di convalescenza, l'Inter pian piano prende coscienza della partita, di sé stessa e dell'avversario. Pian piano guadagna campo, annulla Cristiano Ronaldo, tiene lontano Dybala, concede praticamente niente se non da palla inattiva (corner), accelera e con Gagliardini colpisce pure un palo che per un attimo lascia pensare a una notte differente. E invece no.

Nonostante un tratto di gara nel quale le due squadre pareva giocassero alla pari, la formazione di Allegri torna ad alzare il tiro e comincia seriamente a provarci, un po’ con tutti: Mandzukic, Bentancur, Chiellini, Dybala, CR7. Spalletti capisce di dover riempire la linea mediana con freschezza e palleggio, perciò chiama Borja. Il problema è che al suo posto esce Politano, l'unico capace di creare profondità e scompiglio nella difesa avversaria. Joao Mario va a fare l'esterno, il sistema di gioco non cambia, ma gli equilibri della gara sì. Fino al bel cross di Cancelo che vede Handanovic (uscita a vuoto sul pallone) e Asamoah (marcatura assente sull'uomo) parecchio responsabili, grazie ai quali Mandzukic può serenamente sentenziare di testa. Un gol pesante abbastanza da confondere l'Inter che almeno al pari ci credeva per davvero. I nerazzurri calano, si abbassano ancora e lasciano margine ai padroni di casa per attaccare. Inserire Keita e Lautaro per Gagliardini e Joao Mario, modificare l'assetto con un 4-2-4 a trazione anteriore non cambia le cose. Un punto a Roma, un ko a Torino. Ma, in fondo, a un certo punto del match, la testa era già a San Siro. Era già a martedì e al PSV. Quando la vittoria non sarà certo un'opzione.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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