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Il nuovo Real Madrid senza CR7, tutto pressing e tiki-taka. Pep docet

di Pierpaolo Matrone
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© foto di J.M.Colomo

L'estate scorsa, dopo l'addio di Neymar, a Barcellona si diceva che Valverde avesse perso una stella ma trovato una squadra. Con le dovute differenze il discorso quest'anno viene affrontato in salsa Blanca. C'era tanta attesa per le prime uscite ufficiali del Real Madrid senza Cristiano Ronaldo e, dopo la bocciatura (ma con lunghi tratti di bel gioco) nella Supercoppa Europea persa contro i cugini dell'Atletico, arrivano i primi segnali positivi. E' una squadra completamente nuova quella di Julen Lopetegui, lontana anni luce da quella del 'Diamola a Cristiano e giochiamo tutti per lui' che è stata con Zinedine Zidane. Una formazione vincente, una delle più vincenti della storia del calcio, ma sicuramente non bella vedere. Quest'estate a Madrid sicuramente non hanno esultato per l'addio dell'allenatore francese, ma qualche vocina un po' maliziosa ha gioito per l'arrivo di un tecnico di campo e non un gestore di campioni, etichetta affissa sul profilo di Zizou.

La mano di Lopetegui è già ben visibile e per accorgersene basta osservare dieci minuti della partita con il Getafe e andare a controllare qualche dato. Al Santiago Bernabeu, ad esempio, la gara si è conclusa addirittura con un 78% di possesso palla. Statistiche che al confronto quelle delle squadre di Guardiola arrossirebbero. Ecco, il paradosso è che il nuovo Real Madrid somiglia tanto allo storico Barcellona di Pep, rivale odiato nelle passate stagioni perché più vincente delle Merengues. Lopetegui predilige un gioco molto simile, improntato completamente su due grandi fondamentali: pressing e possesso palla. Il tiki-taka guardioliano del Real già s'era intravisto in Supercoppa, poi al debutto in Liga ha raggiunto l'apice, complice anche l'avversario di caratura inferiore. Al termine del match i passaggi completati sono stati addirittura 724, quasi sette volte quelli del Getafe. Numeri eloquenti che dimostrano la palese inversione di tendenza a cui si sta andando incontro quest'anno dalle parti di Plaza Mayor.

Con l'approdo in panchina dell'ex commissario tecnico della nazionale cambia tutto, a cominciare dal lavoro degli attaccanti, che devono essere i primi a portare pressione, correndo a tutto campo e non facendo ragionare i portatori di palla avversaria. Con Zidane mai avremmo visto Cristiano Ronaldo fiondarsi sul difensore centrale, Bale o Asensio attaccare i terzini, rientrare in difesa e così via. Con Lopetegui invece è il punto cardine della filosofia di gioco. Nel cambiamento sono invischiati soprattutto gli uomini offensivi, centrocampisti ed attaccanti, che si scambiano continuamente la posizione. Nessuno ha ruoli fissi, ruotano tutti senza dare punti di riferimento. E poi in campo pare che tutti si divertano. Siamo soltanto all'inizio, ma la filosofia calcistica di Lopetegui già comincia a dare i suoi frutti. Sarà dura fare bene quanto il suo predecessore, ma siamo certi che quest'anno al Santiago Bernabeu i tifosi si godranno delle gran belle partite.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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