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L'editoriale sulla C - Modena e Vicenza, prove di rinascita

di Tommaso Maschio
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Anche se non è Serie C, non più e non ancora, la giornata che si apre oggi dovrebbe vedere la rinascita di una grande piazza del nostro calcio che all'inizio di questa stagione ha dovuto salutare, amaramente, il campionato e il calcio a causa del fallimento. Nel tardo pomeriggio, o forse in serata, infatti Modena conoscerà i nomi di coloro che dovranno restituire alla città una squadra di calcio di cui andare fieri sia che si riparta dai professionisti, difficile, sia che si riparta un gradino più sotto, più probabile. Il sindaco Gian Carlo Muzzarelli deve scegliere fra tre cordate che in queste settimane hanno presentato i propri progetti e le proprie idee all'apposita commissione comunale che oggi indicherà un nome al primo cittadino. La prima cordata a presentarsi è quella di Gianpiero Samorì, che segue con interesse anche i movimenti in casa Vicenza, che vede anche il nome di Maurizio Setti, carpigiano e patron dell'Hellas Verona. Nella seconda è presente un altro ex Hellas come Luca Toni, modenese di Pavullo nel Frignano, affiancato dall'imprenditore Roberto Marai, mentre la terza vede il duo dei Romano – Sghedoni patron di Kerakoll e Amadei patron di Immergas – con l'assistenza, per la parte tecnica di Doriano Tosi che tornerebbe così in gialloblù dopo i fasti della Serie A. Difficile dire chi la spunterà, ma la cosa importante – da spettatori imparziali – è che la cordata vincente sia seria, solida e possa restituire entusiasmo a una piazza duramente provata dalla gestione di Antonio Caliendo.

Da Modena a Vicenza il passo non è brevissimo anche se pure in Veneto si attende di capire cosa sarà del club biancorosso. La squadra sabato scenderà in campo per l'andata dei play out contro il Santarcangelo per cercare di conquistare la permanenza in Serie C e poi attenderà di capire in che mani finire. I nomi più caldi in queste ore sono quelli di Renzo Rosso, patron della Diesel e del Bassano, e del cavallo di ritorno Brice Desjardins, già accostato ai biancorossi da tempo. Il primo ha lanciato l'ipotesi di una fusione fra giallorossi e biancorossi per rilanciare la piazza berica facendola partire sicuramente dalla Serie C, se non addirittura dalla B, con lo stadio Menti come palcoscenico della nuova creatura. Una proposta che ha suscitato polemiche e dubbi sia a Vicenza sia a Bassano, ma non solo perché nella giornata di ieri anche l'imprenditore francese Desjardins ha criticato aspramente l'ipotesi parlando di “morte del Vicenza” e “cancellazione di 116 anni di storia e di tutti i titoli conquistati”. Il 28 maggio, nel primo pomeriggio, si saprà chi avrà avuto la meglio e se nascerà un Vicenza con basi nella vicina Bassano o uno con testa oltralpe, o un altro ancora (ipotesi molto poco probabile al momento).

Se sarà fusione, ma l'articolo 20 delle Norme Organizzative Interne, dichiara che "in ambito professionistico tutte le società interessate alla fusione, ovvero alla scissione o al conferimento devono avere sede, salvo casi di assoluta eccezionalità, nello stesso Comune o in Comuni confinanti" (Bassano e Vicenza distano 30 chilometri e non hanno confini condivisi) e per questo servirebbe una deroga, il rischio alto è quello di innescare polemiche infuocate sia in una piazza, che si sentirebbe tradita da Rosso, sia dall'altra, che difficilmente digerirebbe di essere assorbita (seppur mantenendo nome, colori e stadio) dalla cugina povera della provincia. Una polemica che potrebbe suonare strana alle orecchie di chi vede un calcio sempre più globalizzato e sradicato dal proprio territorio (fra ipotesi di superleghe che andrebbero a sostituire i campionati nazionali, rivalità costruite in laboratorio a uso e consumo di tv e turisti del calcio, cancellazione dei campanili da sostituire con cloni plastificati dal nome famoso, aziende che cambiano nomi e colori di squadre tradizionali e altre amenità), ma di cui – almeno per qualche altro anno e speriamo non solo – bisognerà fare ancora i conti.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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