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L'editoriale sulla C - La situazione è grave, ma non è seria

di Ivan Cardia
L'editoriale di Ivan Cardia per tutto.com
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

È finita come peggio non poteva. Anzi, è finita? La Serie B è a diciannove squadre, l’improvvisazione regna sovrana. La Serie B è a diciannove squadre, perché alla fine vale sempre quel che diceva Flaiano: “La situazione è grave, ma non è seria”. Si riferiva alla politica italiana, vale anche per quella pallonara.

La querelle sul blocco dei ripescaggi si è conclusa, per ora, come su queste pagine avevamo auspicato non accadesse. Le regole riscritte in cinque minuti dalla FIGC, convinta dalle pressioni della Lega B. Ha vinto il buonsenso, ha detto Zamparini. Sarà, ma è un concetto molto astratto, mentre le regole dovrebbero essere certe. O almeno scritte bene.

La Serie B sarà a diciannove squadre per evitare ritardi nella partenza del campionato, o per evitare che questo sia falsato. Soprattutto, ma questo nelle NOIF sarebbe sconveniente scriverlo, perché in 19 si possono spartire i quattrini che sarebbero spettati a 22 club. In fin dei conti, le questioni di principio sono sempre questioni di soldi. Che non è detto siano effettivi: perché la Serie B a 19 squadre, fatta così alla bell’e meglio, spiana la strada a una serie di ricorsi e cause che quei quattrini li rimetteranno in discussione.

Serie B a 19 per evitare un campionato falsato. In Serie A, però, il Chievo rischia di iniziare con una forte penalizzazione. La sentenza di primo grado che aveva condannato il Cesena a un futuro -15 è stata annullata, ma quella condanna non nasceva dalla fantasia sfrenata di chi l’ha scritta. Sarebbe non falsato un campionato che dovesse iniziare una squadra non di prima fascia costretta a partire con -15 in classifica?

E non finisce qui. Il Foggia, in Serie B, inizierà la stagione con -8. Da ieri ha ufficialmente 6 partite in meno, 18 punti in meno, per recuperare il gap. Sarà un campionato non falsato? In Serie B ci sarà anche il Crotone, ma forse (usiamo dubitativi e condizionali, non siamo certo il TFN o degli indovini) sarà in Serie B soltanto perché un tribunale andava in ferie. Legittimo, per carità. Ma non raccontateci la storia del campionato non falsato.

Ancora: in Serie B due società hanno presentato una fideiussione marchiata Finworld. In Serie C salgono a dieci. Tutti avvisati (quelli della C, a differenza di quanto avvenuto nel campionato cadetto) che quella fideiussione potrebbe creare problemi, ma questo evidentemente non conta nel giudicare un campionato falsato o meno. Quel che è falso è che la decisione della Lega B e della FIGC di restringere il prossimo campionato non inciderà sugli altri. Perché nello stesso comunicato è scritto che questa novità non modificherà promozioni e retrocessioni. Avremo una Serie B a 19 squadre anche in futuro come se fosse questa la normalità? Per ora, la FIGC ha modificato le proprie norme fondamentali mettendo nero su bianco questa cosa qui.

Si sono perse due occasioni. La prima: avevo scritto tempo fa su queste pagine che le difficoltà generali del sistema dessero l’opportunità di operare una diminuzione delle squadre. In Italia ne abbiamo, sulla carta, 102 a livello professionistico: più di qualsiasi altro campionato europeo. Non è però questo il modo: ci sono delle regole ed è giusto seguirle anche per stravolgere il mondo seguendo il buon senso. Di più, la riduzione delle squadre non basta. Il riferimento alle fideiussioni non è casuale: va riformato il sistema dei controlli. La garanzia attuale non basta, è quasi certificato. La proposta: fideiussione da 2/3 milioni di euro. Salgono i costi ma si copre tutto, o almeno quasi tutto. E non da istituti di credito sparsi per il mondo. Se voglio un mutuo, scelgo una banca che mi dia certezze, con tutto il rispetto. Fideiussioni dai primi cinque o dieci istituti di credito italiani. Venti, se vogliamo allargarla agli europei. Ancora, salgono i costi, ma con essi anche le certezze. Se poi qualcuno preferisce fare un bonifico, tanto meglio.

Un’altra occasione la si sta perdendo ora: vista l’emergenza, la conflittualità, le tante incognite, sarebbe il momento di fermare la baracca finché le cose non si risolvono. Ci perderemmo tutti, ma a un marziano capitato qui per caso sembrerebbe l’unica cosa da fare: per certe scelte il buon senso non basta, serve il coraggio. Lo minaccia l’AIC, ma se deve essere sciopero che sciopero sia. Provino a coinvolgere tutti, anche i big della Serie A. Anche Cristiano Ronaldo, a cui magari può essere difficile da spiegare. Lo minaccia la Lega Pro, ma lo scrivo con tanta amarezza: la voce di chi ha ragione non viene ascoltata.

Con la riduzione delle squadre, si conferma il trend del commissariamento. Del bene, ma non benissimo. Bene, ma non certo così. Le regole si modificano rispettando le regole, sembra banale e ovvio, ma così non è. A tal proposito, piccola postilla: ho detto e scritto, in pubblico e privato, che il Bari non ha speranze né diritto di giocare in Serie C. Ho litigato, in pubblico e privato, con amici, lettori e tifosi per questo. Ora diventa più difficile sostenere anche quella che sarebbe una cosa scontata. E allora dico viva il Bari in Serie C. Riportiamo nel professionismo le grandi piazze. Facciamo il tanto richiesto bando per le grandi squadre, e avremo anche più tifosi contenti. Tanto, se tutti fanno quel che vogliono, nessuno fa quel che deve.

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