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L'editoriale sulla C - Ennesima estate infuocata. C in braghe di tela?

di Tommaso Maschio
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Anche questa, è inutile nascondercelo, sarà un'estate lunghissima in cui al classico calciomercato capace di infiammare o deprimere le piazze - fra voci, trattative più o meno credibili, acquisti e cessioni che possono cambiare in un baleno il volto di una squadra – si abbinerà come ormai da troppi anni a questa parte il monitorare la situazione dei vari club che rischiano di non iscriversi o di iscriversi per poi finire in ambasce dopo pochi giri di valzer. A complicare le cose in questo primo scorcio d'estate ci si mette anche la situazione precaria di diversi club di Serie B. Perché il Cesena sta sprofondando in un mare di debiti – si vocifera siano oltre 70 – difficile da domare, perché il Bari hai i suoi bei problemi finanziari e poco tempo per risolverli, mentre il Foggia attende di capire quale sarà la penalizzazione che gli verrà affibbiata per i pagamenti in nero (con montagna di deferimenti annessi). E poi l'Ascoli che non ha ancora trovato un nuovo acquirente – la trattativa con la Bricofer è saltata proprio ieri -, l'Avellino di un Taccone che annuncia: “Iscrivo la squadra, ma non so se arriverò fino in fondo alla stagione”. Tutte situazioni che potrebbero incidere sulla Serie C visto che la Virtus Entella spera nella riammissione, mentre la Ternana, la Pro Vercelli e il Novara sognano un ripescaggio che, sopratutto negli ultimi due casi, toglierebbe parecchie castagne dal fuoco facendo probabilmente tornare sui loro passi Secondo e De Salvo che all'indomani della retrocessione annunciarono, pur garantendo l'iscrizione della squadra, il proprio disimpegno dalle due realtà piemontesi.

In Serie C, è inutile dirlo, le situazioni precarie sono come sempre tante, troppe, e non fanno distinzioni territoriali. Dal profondo nord est fino alla Sicilia non c'è chiarezza in moltissime piazze, anche prestigiose, e la fibrillazione fra i tifosi (quelli che alla fine pagano il prezzo più alto) è già ai livelli di guarda pronta a tracimare al prossimo passo falso delle rispettive società. Si potrebbe così aprire un buco piuttosto ampio nel format a 60 squadre che sarebbe ancor più difficile da riempire rispetto a un anno fa, quando i campionati vale la pena ricordarlo partirono zoppi. Anche perché delle famose e tanto celebrate Seconde Squadre – o Squadre B – di cui si fantasticava e si tessevano le lodi come mossa per risolvere ogni male del calcio italico si stanno perdendo le tracce. Le squadre che sembravano più interessate a sbarcare in Serie C con la propria filiale sono infatti pronte a chiedere il rinvio al prossimo anno, come poi era in programma prima di un repentino cambio di marcia, per organizzarsi meglio, mentre altre big preferiscono non abbandonare la vecchia strada delle collaborazioni (vedi Sampdoria-Vis Pesaro per citare la più recente) per mandare i propri giovani a crescere e maturare (senza tra l'altro mettere sul piatto l'1,2 milioni di euro di iscrizione della seconda squadra).

Un pasticciaccio, quello delle Seconde Squadre, prevedibile perché come al solito si è voluto agire d'impulso, spesso scavalcando le Leghe di competenza, senza ragionare per bene su quel che era necessario fare affinché questo progetto (per me profondamente sbagliato come ho sottolineato in più occasioni) potesse in una qualche misura funzionare. Non si è agito “di sistema”, ma seguendo logiche personali dettate da una FIGC che per darsi una verniciata di novità ha provato a imporre delle riforme dall'alto senza ben comprendere la natura della terza serie italiana e la mancanza di alcuni requisiti basilari (su tutti gli stadi) delle squadre B. Una solita, classica, riforma all'italiana piena di buchi, a cui si spera di rimediare in corso d'opera, preferita a una più strutturata e condivisa che magari necessita più tempo per essere sviluppata e attuata, ma che presenta meno nodi irrisolti.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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