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Guidi (ct U19): "Pochissimo coraggio con i giovani italiani"

di Sebastian Donzella
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Federico Guidi, tecnico dell'Under 19 azzurra, reduce dall'ottima prima fase di qualificazione agli europei. ai microfoni de "La Giovane Italia", su RMC Sport, è stato intervistato da Paolo Ghisoni e Dario Ronzulli: "Siamo tornati dall'Estonia con tre prestazioni fatte nel migliore dei modi: il percorso europeo è iniziato al meglio con tre vittorie contro i padroni di casa, la Finlandia e la Danimarca. È stata una settimana molto positiva. Nell'ultima edizione l'Italia si è laureata vicecampione ma non sento pressione: i gruppi sono cambiati, le prestazioni sono diverse, ogni anno fa storia a sé. Quel risultato è uno stimolo per continuare a far vedere che il calcio italiano è ricco di talenti. Anche in questo nuovo corso siamo convinti che ci siano ottime qualità da mettere in mostra" "Puoi trovare tutti i talenti U19 sull'Almanacco "La Giovane Italia" - (CLICCA QUI PER I DETTAGLI).

Guidi racconta anche il suo modo di lavorare con i giovani: "Per mio carattere ho bisogno di entrare in maniera profonda nei ragazzi che alleno anche per trasmettere le mie idee. Forse il percorso avuto nel settore giovanile mi agevola. Cerco sempre di mettermi nei panni del ragazzo che ho di fronte, cercando di capire quali possano essere i suoi obiettivi e le sue problematiche, provando a colpirlo nel profondo. Quando riesco a stabilire un rapporto forte con tutti loro so che ognuno può dare il massimo in campo, esprimendosi al meglio. E questo è l'obiettivo di un tecnico delle giovanili. Molti di loro avevano già iniziato il percorso nelle Nazionali giovanili, avevano vissuto già esperienze internazionali e importanti. Ho cercato chiaramente di portare quelle che sono le mie idee e il mio credo, affinché il raggiungimento del risultato sia figlio delle prestazioni positive fatte in campo senza speculare su niente e nessuno. Credo che in questo modo sia più facile raggiungere il risultato facendo crescere al contempo i ragazzi più velocemente".

Dopo il successo sulla Danimarca, Guidi ha affermato che il match era stato bloccato grazie a uno schema su calcio da fermo provato e riprovato in allenamento: "Ho avuto la fortuna di aver a che fare con ragazzi molto ricettivi che hanno sempre seguito le mie direttive. Nell'ultima riunione prima della rifinitura avevo puntato il dito sulle palle inattive, sapevo che avremmo calciato tantissimi angoli e tantissime punizioni. I ragazzi si sono applicati alla grande e così abbiamo sbloccato il match dopo sette minuti proprio con una situazione che avevamo provato in allenamento. Poi il mister può proporre di tutto e aver mille idee ma se chi è in campo non lo mette in pratica tutto diventa inutile. Ma quando invece in campo arrivano i risultati grazie a quello che era stato provato, allora c'è grande soddisfazione".

Sul confronto con le Nazionali giovanili avversarie: "Il livello di intensità e fisicità delle nazionali avversarie, dall'Under 15 all'Under 20, non riusciamo in Italia ancora a tenerlo. E, quindi, dobbiamo essere più avanti degli altri per conoscenze, organizzazione e qualità tecniche. Questo problema ce lo portiamo avanti da tanto tempo: l'attività motoria che viene svolta a scuola rispetto ai paesi europei è bassissima e di pochissima qualità. Sei costretto a rincorrere e quando devi farlo devi sopperire con le idee. E in questo il club Italia è veramente all'avanguardia con Maurizio Viscidi e Mauro Sandreani, basta guardare i risultati portati a casa dalle Under 17 e 19. Il lavoro certosino fatto alle nostre spalle è di grandissima qualità ma ci sono ancora tante riforme da completare per aumentare le potenzialità dei giovani con strumenti e strutture".

Un consiglio per il prossimo presidente della FIGC, Gabriele Gravina: "Dobbiamo assolutamente attuare un lavoro di sinergia con le scuole, a partire dai più piccoli. I ragazzi al momento hanno poco sfogo a livello motorio, le città non lo permettono. Stanno sempre più rinchiusi in casa a giocare con Playstation e tablet e questo purtroppo si ripercuote nello sport. Servirebbe un bel protocollo che unifichi scuola e sport, le riforme sono già iniziate con le seconde squadre, abbiamo l'esigenza di vedere giocare i ragazzi tra i professionisti con più frequenza. Una volta usciti dalla Primavera c'è grande fatica nel trovare continuità. Al contrario di quanto accade ai pari età all'estero".

In B ci sono una decina di Under titolari su 19 squadre. Nel recente passato erano più del doppio: "I risultati delle ultime Nazionali Under testimoniano della bontà e della qualità del giovane italiano. Il problema è che, finito il campionato Primavera, c'è veramente pochissimo coraggio nel mettere i nostri ragazzi in campo e quando capita il giocatore è sottoposto a grandissime pressioni, gli si chiede tutto e subito: una volta che viene buttato sul terreno di gioco, al primo errore viene immediatamente accantonato. Servirebbe più coraggio ma anche più pazienza. Non è bello vedere così pochi dei nostri azzurrini protagonisti in B dopo le grandissime prestazioni in ambito continentale".

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