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Genoa, Preziosi: "Ero stanco del gioco. Adesso serve il 3-5-2"

di Lorenzo Di Benedetto
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il presidente del Genoa, Enrico Preziosi, ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport dopo l'esonero di Davide Ballardini: "Questione di convinzione: Ballardini non mi convinceva più, Juric mi convinse la prima volta che gli diedi il Genoa e dopo averlo incontrato stamattina ancora di più. Ho sempre pensato che fosse un buon allenatore e penso che sia anche l’allenatore giusto per il Genoa: ce l’avevo in casa, non avevo bisogno di fare scommesse. Il calcio di Ballardini non mi dava certezze, e io non posso discutere ogni domenica con il mio allenatore. E poi ero stanco di vedere certe partite dopo aver investito fra tutto una cinquantina di milioni. Più di 10 per il riscatto di Lapadula, 12 compreso il riscatto per Favilli, 7 per Kouamé, e poi gli altri. Alla fine quello che mi è costato meno è Piatek. La sconfitta col Parma decisiva? Non solo. Anche quella contro il Sassuolo, contro la Lazio... I dubbi mi erano venuti già prima, diciamo che domenica sono aumentati. Durante e dopo la partita. La nostra fase difensiva è stata inquietante. Centrocampo e difesa in balia del Parma, uno contro uno senza paracadute, Siligardi e Ceravolo - detto con il massimo rispetto - sembravano fenomeni. Sono stato a colloquio con Ballardini per un’ora e mezza, dimostrandogli tutto il mio disappunto, ma praticamente ho parlato io e basta. Lui mi ha detto quasi solo: “Forse ho sbagliato a mettere Medeiros”.

Non mi ha rassicurato, e invece ne avevo bisogno, non mi ha detto: “Adesso farò questo e quello, cambierò rotta così”: più che altro ascoltava lui me, le mie obiezioni. Il sistema giusto per questo Genoa è il 3-5-2: è stato costruito per giocare così e l’abbiamo costruito così d’accordo con Ballardini, insieme a lui. Forse voleva dimostrare che è sbagliato chiamarlo difensivista, ma domenica in 90 minuti ha finito per cambiare sistema di gioco non so quante volte. Io credo che una squadra debba avere un’identità precisa, desidero che ce l’abbia. Guardate l’Empoli, guardate la Spal che ha perso con l’Inter giocando una grande partita, mostrando una consistenza di squadra che il Genoa non ha mai dimostrato in sette partite. Io e Juric ci siamo confrontati, abbiamo parlato a cuore aperto e lui ha valutato serenamente certi suoi errori del passato. Solo gli asini non cambiano dopo aver fatto tesoro delle esperienze negative e Juric è tutto meno che un asino, sa di dover modificare alcune cose di sé. Ma incontrandolo l’ho trovato diverso, più maturo: un allenatore che, sono convinto, saprà essere più flessibile. Juric sa che questo Genoa è impostato per giocare con il 3-5-2 e ne terrà conto. Non perché glielo imporrò io, ma perché capirà che è giusto così. I 12 punti in classifica? Anche vincendo domenica il Genoa sarebbe rimasto una squadra poco solida, e la poca solidità prima o poi si paga. Non conta solo la classifica, ma come una squadra sta in campo: se dopo due mesi non ci sta bene, vuol dire che qualcosa non funziona. Noi abbiamo sofferto anche quando abbiamo vinto, ad esempio contro l’Empoli: non ho mai avuto l’impressione di un Genoa stabile e certi limiti sono stati mascherati soprattutto dall’attacco, dai gol di Piatek. Io non mi diverto a passare da mangiallenatore, anche perché dover cambiare presuppone sempre un errore di valutazione".

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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