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Furino: "Non c'è più un Torino competitivo"

di Chiara Biondini
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Beppe Furino, indimenticabile centrocampista della Juve con il record di 8 scudetti vinti, è stato ospite questa mattina della trasmissione “Pezzi da 90” sull'emittente umbra Radio Onda Libera.

Per la Juve un derby più facile del previsto nonostante le assenze e l'uscita prematura di Higuain?
“Rispetto a qualche anno fa e ai miei tempi non c'è più un Torino competitivo, pur se il derby resta sempre interessante. Penso che il Toro dovrebbe fare di più anche a livello di allestimento dell'organico”.

Manca anche un certo spirito Toro?
“Le squadre sono tutte piene di stranieri e diventa più difficile parlare di tradizione a giocatori che sono dei professionisti, come del resto lo eravamo noi, ma pensano ad altro. Se stanno molti anni in Italia magari si integrano, però stento a vedere uno straniero che si lega alla storia di un club”.

Napoli e Juve si sono rese imprendibili: chi ha qualcosina in più tra le due?
“La Juve si giudica per la capacità di stare in campo con i mezzi e la sicurezza della propria forza. Sa adattarsi a varie situazioni come ha dimostrato anche nel derby quando è uscito Higuain e ha trovato altre soluzioni. Il Napoli è legato a undici giocatori, specialmente a centrocampo e in attacco dove se manca uno non è più la stessa squadra”.

Deciderà lo scontro diretto?
“Sì, sarà la partita che condizionerà tutto il campionato”.

La Juve e la Champions: quanto è complicato stavolta tra la prossima trasferta di Wembley col Tottenham e il lotto delle pretendenti?

“Il Tottenham fa bene dal centrocampo in su. Fa i gol e li prende. Vedo una sfida equilibrata con il 50% di possibilità a testa. Quest'anno la Juve ha più alternative nell'organico. Ha un centrocampo forte ma non fortissimo come prima, aggiungendo che in difesa e in attacco ha più possibilità”.

Cosa le piace di Allegri?

“La capacità di saper trovare le soluzioni indipendentemente dalle situazioni e sulla base dei giocatori a disposizione. Non si piange mai addosso ed è un positivo rispetto ad altri”.

Questa Juve ha qualcosa di quella dei suoi tempi?
“No, perché il calcio è cambiato. Ai miei tempi c'era il senso di appartenenza. C'erano le bandiere che ora non ci sono più. Oggi si basa tutto sui contratti e i procuratori. Dopo Totti chi può essere una bandiera? Forse Donnarumma al Milan, stiamo a vedere”.

L'Inter ha un male oscuro che la rende così indecifrabile?
“E' un male oscuro non individuabile. Se cambia la squadra tutti gli anni, vuol dire che ci sono problemi. Le scelte vanno accettate e difese. Spalletti è l'uomo adatto”.

La Roma si è rilanciata: quali meriti riconosce a Di Francesco?
“Sta facendo bene ed è un'ottima scelta, come reputo bravo il direttore sportivo Monchi. Il tecnico ha le idee chiare ed è venuto fuori questo giovane, Under, che è valido”.

Il calcio italiano è andato oltre l'esclusione dal Mondiale?
“Va cambiata la politica ripartendo dai settori giovani e soprattutto dai giocatori italiani. Si fa fatica a trovare undici nazionali”.

Il suo nuovo commissario tecnico ideale?
“Io andrei avanti con Di Biagio. Non è detto che un grande nome preso dai club sia la soluzione migliore”.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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