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FOCUS TMW - Il Milan e il FFP: precedenti e sanzioni dei top club europei

di Simone Bernabei
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

L'incontro odierno dell'ad del Milan Marco Fassone con i vertici UEFA ha riacceso i riflettori sulla tagliente spada di Damocle che pende sui rossoneri. "Le sanzioni ci saranno, ma ci auguriamo che possano essere contenute", la sintesi del pensiero del dirigente milanista dopo il meeting di Nyon. Un 'ottimismo' da sempre sbandierato dalla società di Li Yonghong che negli ultimi mesi, dopo le spese extra della scorsa estate, ha lavorato quotidianamente per rientrare nei parametri imposti dalla UEFA ai bilanci dei club europei. Questo ottimismo dietro cui si è trincerato Fassone ha basi concrete, certificate dai precedenti riguardanti le big europee precedentemente sanzionate.

IL DEBUTTO COL MALAGA E I CASI EMBLEMATICI CITY-PSG
Il primo caso di livello riguarda il Malaga. Il club spagnolo fu messo sotto controllo nel 2012 ed escluso dalle competizioni europee nel 2013 con annessa multa da 300mila euro.
Le situazioni che però hanno fatto maggiormente storia e attratto mediaticamente i curiosi di turno sono quelle riguardanti PSG e Manchester City nel 2014. Le due società, le 'nuove ricche' del calcio europeo, erano reduci da campagne acquisti tanto scintillanti quanto ricche di dubbi sulla reale fattibilità in relazione ai paletti UEFA. E infatti il 'Club Financial Control Body', dopo un'approfondita analisi, comminò una multa da 60 milioni di euro ad entrambi (20 da incassare tramite i proventi delle manifestazioni UEFA, 40 solo potenziali visto che applicati con la condizionale e applicabili solo in caso di mancati 'miglioramenti' nella gestione degli anni seguenti) con in più il taglio delle rose per l'Europa (da 25 a 21) e alcune limitazioni di spesa in fatto di ingaggi ed esborsi sul mercato.
Pena esemplare, verrebbe da dire. Peccato che pochi mesi dopo, era il luglio 2015, la UEFA decise di revocare le sanzioni. "Entrambe le squadre, come da accordi riguardanti gli esercizi chiusi nel 2014 e 2015, hanno dimostrato di aver soddisfatto tutti i parametri economici per quanto riguarda costi degli ingaggi e conformità di pareggio", la spiegazione data dalla UEFA che si impegnava, tuttavia, a tenere sotto stretta osservazione le due società in questione.
Nella stessa tornata furono sanzionate anche altre società fra cui il Galatasaray (200mila euro di multa) e soprattutto lo Zenit, destinato a pagare una multa da 12 milioni e a limitare la propria lista UEFA.

I SETTLEMENT AGREEMENT DI INTER E ROMA
La stagione successiva la UEFA decise di stringere ancor più le morse con una serie di sanzioni, o promesse di sanzioni, distribuite 'a pioggia'. Oltre agli spendaccioni del Monaco, finirono nel calderone anche Inter e Roma: entrambe furono indotte a firmare il cosidetto 'settlement agreement', una sorta di patteggiamento per stabilire un percorso graduale di rientro all'interno dei parametri.
Quello dell'Inter prevedeva un piano di controllo pluriennale al termine del quale il club nerazzurro doveva essere rientrato totalmente all'interno dei paletti UEFA. Il primo anno il rosso non doveva superare i 30 milioni di euro per poi essere azzerato progressivamente entro il 2019. L'Inter, oltre ai limiti sulle liste per le competizioni europee, si impegnava a ridurre il costo del personale (e quindi il monte ingaggi). Infine, una multa totale di 20 milioni di cui 6 da pagare per intero in tre rate, gli altri 14 sospesi con la condizionale da versare solo in caso di mancato rispetto dell'accordo.
Il piano della Roma invece, che si concluderà al termine di questa stagione, doveva raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2017 e mantenerlo anche negli anni a seguire. A livello di sanzione economica, i giallorossi ricevettero una multa da 6 milioni di euro: 2 da pagare in tre rate, i restanti 4 con la condizionale (da versare solo in caso di accordi non rispettati).

GALATASARAY ESCLUSO DALLE COPPE
Il 2016 resterà negli annali a causa dell'esclusione del Galatasaray dalle Coppe Europee, il primo caso riguardante una big del calcio europeo dopo il Malaga nel 2013. I turchi non avevano rispettato i parametri e gli accordi con la UEFA, da qui la massima sanzione imponibile dall'organismo europeo. Il 2017 invece ha visto il seetlment agreement del Porto, club che negli ultimi anni ha incontrato non pochi problemi economici nonostante le note cessioni milionarie ogni estate.

IL PSG DOPO NEYMAR E MBAPPE
Chiusura, dovuta, ancora una volta col PSG. Perché i bagordi estivi sul mercato hanno inevitabilmente fatto rumore e la UEFA non poteva ignorare il tam-tam mediatico scaturito. Per questo la società del presidente Al-Khelaifi è ancora sotto investigazione dopo aver spiegato, dettagliatamente, la sostenibilità delle operazioni Neymar-Mbappé, in totale costate circa 400 milioni di euro.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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