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Finalmente un’Inter credibile: la squadra c’è, ma la società dov’è? La Juventus invece rimane incredibile: sicuri che le serva davvero giocare bene? Ecco perché a Napoli devono stare calmi. Roma, perché attaccare Monchi?

di Tancredi Palmeri
Inviato di beIN Sports, opinionista per la CNN, ogni settimana presenta la Serie A in 31 paesi stranieri
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Se il calcio è folle, l’Inter di più. Ma non è che questo non lo sapessimo. Una squadra sconclusionata e snervante solo fino a 10 giorni fa, e in capo a tre partite ha ribaltato non solo il trend dei risultati, ma soprattutto la fiducia in sé stessa e la propria credibilità.
Al di là delle tre vittorie, la credibilità te la dà soltanto la continuità di prestazione, e l’Inter è proprio là che è cresciuta: la solidità difensiva e il carattere contro il Tottenham, a cui si è aggiunta la continuità contro la Sampdoria, a cui si è finalmente aggiunta la creatività offensiva contro la Fiorentina.
Per ora Spalletti ha 60 minuti di autonomia dentro la partita, ma di nuovo: pensando alla banda allo sbando contro il Parma di nemmeno 2 settimane fa, sembra allora incredibile vedere che l’Inter sta riguadagnando partita dopo partita sempre più terreno dentro il campo e verso la porta.
Contro la Fiorentina si è visto per larghi tratti quello che si era apprezzato solo per mezza partita quest’anno: il primo tempo contro il Torino, con una manovra offensiva avvolgente e armonica, senza concretezza magari ma con continue proposte di gioco, una qualità che era rimasta figlia unica nella stagione.
La squadra adesso c’è (per ora). Ma siccome parafrasando l’inno interista, per questa società niente è mai normale, allora l’Inter ha dovuto assistere a una surreale contestazione di episodi arbitrali a favore, pur se giustamente assegnati: su tutte le proteste paradossali per Il rigore per fallo di mano dovuto a un braccio tenuto largo, con la palla che cambia traiettoria e velocità. La Fiorentina addirittura ha inviato Antognoni in area interviste per protestare.
E se l’Inter squadra c’è, allora dov’è la società? Com’è possibile che subisca decisioni incomprensibili contro Sassuolo e Parma, a cui si aggiunge l’espulsione ridicola di Spalletti, a cui fanno da corollario le proteste in questa partita per delle decisioni giuste ma ritenute troppo giuste da alcuni, e nessuno della società vada a fare da controparte, lasciando tutto il peso sulle spalle di Spalletti, che già ha i suoi bei problemi da risolvere?
Hai voglia a chiedere alla squadra di crescere, se poi la società non ha il suo Marotta che va a presidiare regolarmente l’area comunicazione quando c’è da farsi rispettare.

Se l’Inter adesso sembra credibile, la Juventus invece incredibile lo era e lo rimane. Quando gioca da grande se non grandissima squadra in Champions, o quando gioca con piglio sicuro a Frosinone, sapendo che prima o poi la sbloccherà. E il poi è arrivato poi, all’80’: ma davvero c’era qualcuno che avesse un dubbio guardando la partita? Nonostante il ticchettare del cronometro, mai la Juve s’è fatta prendere dalla frenesia, o si è costretta ad andare al tiro affrettato, e non è certo un’anomalia. Forse non sarà esteticamente affascinante: ma non è anche questo un giocare bene?
Contro il Bologna ci si aspetta una partita simile, del resto l’obiettivo è il Napoli. C’è un Bernardeschi in crescita esponenziale, e serve un Dybala che finalmente dimostri di valere il terzo stipendio più alto in Italia. Ma giocare bene adesso non serve, è una stagione da sessanta partite, bisogna vincere e la Juve lo fa più di tutte.

Quella stessa calma che devono trovare a Napoli. Non nel Napoli, ma proprio a Napoli città. E dategli un po’ di tempo ad Ancelotti, e misericordia! E una settimana tutto va bene, e un’altra tutto va male, ma è un progetto tecnico all’inizio, e le premesse sono ottime. Semplicemente a Napoli devono dimenticarsi di Sarri: basta, è partito, e non tornerà indietro. Fare le vedove inconsolabili significherà fare il male del Napoli. Non sarà più la squadra di Sarri, ma questo non significa non possa essere bella in maniera diversa. E si direbbe che Ancelotti sia un tipo che si meriti un minimo di fiducia - e la squadra di cui dispone, idem.

Una calma che probabilmente a Roma mai avranno, e adesso ancora meno. Ma le critiche - si fa per dire: la lapidazione! - a Monchi puzzano di preconcetto da lontano un miglio. Vero: sono stati venduti dei capisaldi della squadra, e mancano delle certezze quando si scende in campo. Tuttavia però:
a) Strootman e Nainggolan l’anno scorso avevano indiscutibilmente giocato la loro peggiore stagione alla Roma;
b) quelli che stanno fallendo in questo momento tra i giallorossi sono proprio i veterani, ancora prima dei giovani: rendimento sprofondato per Manolas, Kolarov e Dzeko, praticamente le colonne dell’anno scorso.
Per carità, nessuno è incolpevole, includendo allenatore e direttore sportivo. Ma il “dagli al Monchi” sembra più una disciplina sportiva che viene da lontano, con una rincorsa fuori dal campo. Quanto è importante essere ben rappresentati dalla società...

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