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Esclusivo: Balotelli festeggia la convocazione in Nazionale regalandosi il Marsiglia, è quasi fatta. Nel frattempo, ecco perché la scelta di Mancini è la migliore possibile

di Tancredi Palmeri
Inviato di beIN Sports, opinionista per la CNN, ogni settimana presenta la Serie A in 31 paesi stranieri
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Mario Balotelli tornerà lunedì prossimo in Nazionale, e festeggia la convocazione dopo 4 anni regalandosi la nuova squadra: l'Olympique Marsiglia. E' quasi tutto fatto tra i francesi e Mario. L'accordo di massima c'è, si vuole però ancora aspettare su sponda Balotelli perché Raiola spera che questa convocazione e le partite seguenti possano mettere in vetrina un Balotelli svincolato e ancora più appetibile di quanto non dica la sua stagione di netto più prolifica in carriera.
Il sogno di Balo è poter andare in Premier League, ma non si è trovato nessun progetto a disposizione che lo soddisfi. La Serie A comunque non è stata minimamente scartata, ma l'interessamento più credibile, quello della Fiorentina, è comunque troppo distante dalle richieste contrattuali di Balotelli.
Che vuole tornare in Champions, e potrebbe davvero farlo con il Marsiglia grazie a uno snodo particolare: se il suo Nizza fermasse il Lione sabato prossimo, e l'OM vincesse contro l'Amiens, allora i marsigliesi di Rudi Garcia si regalerebbero la Champions (ammesso non lo facciano vincendo l'Europa League). Il Marsiglia vuole il colpo ad effetto, ancora di più se fosse per celebrare il ritorno in Champions, e Balotelli è a portata di mano - non solo perché vive a Nizza…

Nel frattempo però c'è da fare i complimenti a Malagò: ha sempre lavorato in direzione Mancini, lasciando però mano libera a Costacurta, che però non ha mai avuto davvero possibilità concrete né con Conte né con Ancelotti, e che non ha potuto portare avanti l'idea Di Biagio. L'avvicinarsi della scadenza della fine del campionato, combinata al gentile ma fermo diniego di Ancelotti che ha deluso un Costacurta nuovamente troppo precipitoso, hanno spinto Malagò ha imporre la sua volontà.

E complimenti soprattutto a Roberto Mancini, perché mai nessuno a questi livelli si era decurtato lo stipendio del 50%, e questo vuol dire dimostrare amore per la Nazionale nei fatti, che è sicuramente un'opportunità anche per lui, ma altrettanto sicuramente è stata accolta con un sostanzioso gesto di avvicinamento.

Il Mancio soffre di critiche ingiustificate da tempo, figlie anche del fatto che i suoi successi siano legati ai veleni del post Calciopoli, e dunque che non ci sia serenità di giudizio nei suo confronti.
Ma tutte le critiche principali sono ingiustificate, ed ecco perché:

1. "Non è un vincente".

Falso. Ha vinto 13 titoli, ha vinto in tutte le squadre da cui è passato tranne nell'ultimo anno bislacco allo Zenit. Ha vinto 4 campionati, i 3 con l'Inter e quello con il City che ha rotto un sortilegio di decenni. Ha vinto persino in condizioni disastrate, come le Coppe Italia con Fiorentina e Lazio ai limiti dell'istanza fallimentare. Ovviamente i suoi successi più rilevanti sono quelli all'Inter. Ma nemmeno qui vale la critica sulla strada spianata da Calciopoli, perché in verità Mancini aveva cominciato a vincere dall'anno prima portando Coppa Italia e Supercoppa Italiana, rompendo un digiuno settennale, e assemblando personalmente il cuore della difesa nerazzurra che trascinerà l'Inter fino al Triplete. E in fondo anche nel secondo corso all'Inter girò al termine del campionato d'andata in testa nonostante la squadra non valesse nemmeno i primi 4 posti.

2. "Fa bene solo se ha la squadra forte"

Falso. Le sue lamentele sul calciomercato sono invece vere e proverbiali - peraltro disinnescate con ironia in conferenza stampa dicendo "meno male che in Nazionale il calciomercato non è possibile, ci siamo tolti un problema" - ma allo stesso tempo in tutte le squadre dove è stato ha valorizzato gli elementi che aveva a disposizione, portandoli a un rendimento a cui erano disabituati.

3. "Ha bisogno dei campioni e trascura i giovani"

Falsissimo. Davvero dovunque ha lanciato giovani di qualità, responsabilizzandoli come raramente accade nel calcio italiano. Proprio quello di cui ha bisogno in questo momento la Nazionale. E quando possibile, li ha promossi tra i titolari senza troppi tentennamenti. Certo, anche Ventura lavorava benissimo con i giovani nei club, ma senza mai fare il salto di qualità a livello di costanza e dimensione.

Rimane solo un dubbio su Mancini, ovvero

4. "Perde le grandi partite"

Dovunque, quando si è trovato nelle condizioni di favorito, ha fallito le partite secche senza un domani, che sfortunatamente sono anche il cuore delle avventure della Nazionale.
Magari si può pensare che in fondo la Nazionale ha perso adesso lo status di favorita.
E Mancini ha una sapienza e un'arguzia tattica che gli sono ingiustamente negate, capace di adattarsi alle squadre che ha avuto: un gioco sorprendente con Fiorentina e Lazio, sublime con l'Inter di Veron, implacabile con quella di Ibrahimovic, arioso con il Manchester City, e pragmatico con il Galatasaray e con l'Inter di nessuno.

Adesso Mancini ha la grande occasione di chiudere una questione con la Nazionale che nel suo caso personale ha un debito storico.
Ed è una persona che saprà trasmettere l'importanza di esserci. Lo si capisce dalla dedica al momento della presentazione alla stampa: "Sono contento per i miei genitori".
Perché la Nazionale è nostra, attraversa le generazioni, è condivisa.
In bocca al lupo al Mancio, e a noi.

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