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ESCLUSIVA TMW - Venezia, Stulac: "Vedevo Inzaghi in tv, ora punto la nazionale"

di Dimitri Conti
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© foto di Federico Gaetano

Leo Stulac è tra i giocatori che si stanno più mettendo in mostra nel Venezia: centrocampista sloveno classe '94, è nella rosa dei lagunari già dalla scorsa stagione, quando la squadra giocava in Lega Pro. Ma quest'anno, dopo un inizio che lo ha visto fuori dal giro dei titolari, si è preso un posto nell'undici tipo di mister Inzaghi, e non sembra avere intenzione di mollarlo. Per approfondirne l'identikit, TuttoMercatoWeb.com lo ha raggiunto in esclusiva, con la squadra che in questo momento naviga in zona playoff ed un'idea sempre più concreta di voler raggiungere la massima categoria. Come spiega Stulac: "Il mio sogno è sicuramente andare in Serie A. Già da piccolo guardavo in tv il campionato e vedevo anche il mister (ride, ndr)".

Già dal suo luogo di nascita, Capodistria, si intuisce che l'Italia era nel destino...
"Sì, vivevo vicino al vostro paese. Sono stato tante volte a Trieste e anche a scuola avevamo la lingua italiana da studiare. Poi a casa guardavo programmi in lingua italiana alla televisione. Il calcio italiano mi è sempre piaciuto. Seguivo un po' l'Inter quando giocava bene, quando vinse la Champions. Poi venne il Milan... Però non mi definirei un tifoso".

In sloveno Capodistria è Koper. Proprio il Koper è la sua squadra di provenienza e lì ha visto vincere dalle giovanili il titolo nel 2009/10, ed ha vinto due trofei (Coppa e Supercoppa nel 2015, ndr). Che sensazioni ha vissuto lì?
"Ho fatto le giovanili a Isola e poi sono andato a 13-14 anni al Koper. Quando la prima squadra vinse il campionato ero al mio primo anno lì, ne avevo solo 16 e non ero proprio con la squadra, non mi sentivo parte di quel momento a dire la verità. Sono stati dei bei periodi, a quel tempo non scendevo spesso in campo ma entravo quando serviva il mio contributo. Anche se ho giocato poco era bello poter stare con la prima squadra".

Poi l'arrivo in Italia, al Venezia. Come andò quella trattativa?
"Già quando erano in Serie D mi aveva chiamato il mio procuratore dicendomi che il direttore Perinetti mi voleva parlare. Non è che non volessi saperne eh, ma diciamo più che la categoria non mi andava troppo a genio. Quando poi però Perinetti mi venne a trovare a Capodistria capii subito che era una cosa seria. Una volta visto il progetto poi non ho più davvero avuto dubbi".

A chi si paragonerebbe come giocatore? Ha un modello?
"Non ho proprio uno cui mi ispiro. Mi piacciono i giocatori forti... Se devo dire un nome forse Pirlo".

Secondo lei quali sue caratteristiche hanno conquistato Inzaghi? E c'è un lato sul quale magari la rimprovera più spesso?
"Quello che piace a Inzaghi devi chiederlo a lui (ride, ndr). Magari i tiri da lontano e come calcio le punizioni, dato che in Italia si gioca molto sulle palle inattive. Gli aspetti che devo migliorare invece sono tanti e questo lo so anche io per primo".

Una chiusura sulla Nazionale slovena. È partito un nuovo corso di una squadra che fatica ad ottenere risultati nonostante buoni profili. Lei è stato già convocato due volte ma ancora non ha esordito. Un pensierino?
"Penso che tutti quelli che cominciano a giocare vogliano indossare la maglia della Nazionale, è un sogno ed un onore. Ovviamente sì, spero di riuscire ad entrarci in pianta stabile. Abbiamo tanti giocatori forti ma abbiamo il problema che manca un po' di tattica e gestione della partita: i singoli ci sono ed hanno qualità. Il nostro vero problema è che adesso il calcio è molto studio, con video e preparazione e a noi manca un po' di tutto questo".

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