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ESCLUSIVA TMW - Vasco, Miranda racconta Coutinho: "L'Italia non faceva per lui"

di Giacomo Iacobellis
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Le squadre italiane hanno iniziato a sparare qualche colpo, ma la settimana appena trascorsa è stata senza dubbio quella di Philippe Coutinho. Ceduto per soli 13 milioni nel gennaio 2013, l'ex fantasista dell'Inter è finalmente riuscito a coronare il suo sogno, trasferendosi dal Liverpool al Barcellona per oltre 160 milioni di euro. Una plusvalenza storica per i Reds, seppur con qualche sofferenza. Una grande soddisfazione per il Vasco da Gama, club delle sue origini. Una cocente delusione per i nerazzurri, i primi a puntare su di lui in Europa. Ed è proprio per raccontare l'estenuante trattativa che portò Coutinho in Italia, ma anche i suoi primi passi nel mondo del calcio, che TuttoMercatoWeb.com ha intervistato in esclusiva Alvaro Miranda, da anni direttore del settore giovanile dei bianconeri di Rio de Janeiro.

Miranda, che ricordo ha di Coutinho?
"Un ricordo speciale. Si affacciò giovanissimo al futsal e, fin dai primi allenamenti, si poteva intravedere in lui un talento impressionante. Coutinho spiccò con distacco in tutte le categorie giovanili, formandosi proprio nel Colégio Vasco da Gama. Eccelleva sui propri compagni da ogni punto di vista, ma soprattutto nei mezzi tecnici. Per questo si crearono subito grandi aspettative riguardo al suo futuro, anche se Philippe ha sempre mantenuto la testa sulle spalle. Era ed è tuttora un bravo ragazzo, uno che si esalta all'interno del gruppo, non un solista. La sua famiglia poi è stata di grande supporto, togliendogli di dosso ogni pressione con serietà e umiltà".

Cosa rappresenta per il Vasco da Gama aver plasmato un campione come Coutinho?
"Ne siamo veramente orgogliosi. Il Vasco da Gama ha partecipato alla sua formazione, alla sua crescita professionale e lo ha aiutato a valorizzarsi ad altissimi livelli. E' una bella soddisfazione per il nostro club e il nostro settore giovanile in particolare".

Dopo averlo visto crescere e sbocciare, non fu certo facile rinunciare a Coutinho a soli 16 anni.
"Decisamente no. A quell'epoca però la legislazione non proteggeva minimamente i club. Coutinho era assediato da tante squadre europee. Ci toccò addirittura presentare una denuncia di addescamento nei confronti del Real Madrid. Era qualcosa di insostenibile e, alla fine, nel 2010 dovemmo accordarci con l'Inter. Coutinho restò qui altre due stagioni, giocando tra i professionisti. Credo che se fosse rimasto al Vasco più a lungo avrebbe avuto molto più risalto in Brasile, ma purtroppo non riuscimmo a tenerlo oltre. Forse nessun club del nostro Paese ce l'avrebbe potuta fare".

Eppure, all'Inter le cose non andarono poi così bene.
"La Serie A non è molto adatta alle sue caratteristiche. Il calcio fisico e tattico degli italiani non esaltava certo le sue doti tecniche. E' infatti durante il prestito all'Espanyol, nella Liga, che Coutinho ha iniziato a fiorire in Europa. Prima della sua consacrazione al Liverpool. In Premier si gioca infatti con velocità e intensità, cosa che gli ha permesso di tirare fuori tutto il suo repertorio col pallone tra i piedi. Philippe, tra Brasile, Italia, Spagna e Inghilterra, ha già vissuto tutte le fasi di un atleta".

Da qualche giorno il presente di Coutinho si chiama invece Barcellona. Traguardo meritato?
"Assolutamente sì. Coutinho ha tutto per trionfare nel Barcellona. Sono convinto che possa diventare il degno successore di Messi in maglia blaugrana".

Ma ci dica un'ultima cosa. Coutinho, secondo lei, vale davvero 160 milioni di euro?
"Le cifre non hanno più senso in questo momento. Ormai Coutinho è un calciatore affermato in tutto il mondo, è tra i migliori in circolazione e penso che al Barcellona la sua stella possa brillare ancora di più".

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