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ESCLUSIVA TMW - Torresi: "Italiano in Paraguay, vi spiego la garra di Santander"

di Marco Conterio
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Il calcio è fatto di storie e di vita. Che sono il sale romantico alle prime pagine patinate, ai risultati spesso scontati, alle trame già viste, già sentite, alle musiche già note e ascoltate. Il calcio e la vita sono fatti di strade. A ciascuno la sua, bivi imposti oppure scelti. Riccardo Torresi, toscano verace, ha scelto. Ha preso una valigia, per ragioni d'amore e di speranze, di passione e pallone, ed è volato in Paraguay. Dove da qualche anno allena, pure con ottimi risultati, prima tra i giovani e poi tra i professionisti, tanto che è già da tempo nel mirino della Federazione. "A livello di risultati ho vinto un campionato subito con le giovanili, in prima squadra sono salito dalla C alla B al primo salto. Adesso sto continuando il mio percorso, la mia gavetta in Intermedia. E' una categoria che sta crescendo molto a livello di qualità, tanti giocatori da massima serie locale scendono qui: si punta molto sulla professionalizzazione della categoria stessa".
Italia-Asuncion, un viaggio lungo una vita. Una terra di calcio molto lontana dalla nostra.
"E' una realtà da conoscere, ci sono ragazzi interessanti, tanti che hanno giocato il Mondiale Sub-20 che vengono a fare esperienza in Intermedia che è la B locale. E' una categoria dove lavorare bene a livello di futbol ma anche di organizzazione, sta assumendo le caratteristiche nostre del professionismo che qui sono arrivate dopo".
Ci racconti il suo presente.
"Al Fulgencio Yegros, che è molto legata al Guarani. Io alleno tanti ragazzi che vengono dalle giovanili del club, molti hanno fatto anche la Viareggio Cup in passato. Siamo riusciti a salvarci con anticipo, a quattro dalla fine eravamo salvi, abbiamo finito a 41: una stagione importante anche per il budget del club".
Paraguay e Serie A, adesso, sono Federico Santander.
"Non l'ho mai allenato ma l'ho seguito tantissimo. Il Sudamerica è scuola per punte vecchio stile, il Paraguay è sempre stato caratterizzato dai 9 classici. C'è un gioco per farli emergere, nel futbol moderno ce ne sono sempre meno di attaccanti boa come lui".
Una storia fatta di rivincite, discese e risalite, quella del Ropero.
"La sua storia è interessante.

Ha conosciuto non dico la miseria ma l'umiltà vera e genuina. Ha fatto esperienze andate non a buon fine e, grazie anche a chi ha incontrato come mister Jubero, di risollevarsi. In Argentina ha giocato al Racing, al Tigre, ha avuto un'esperienza fatta di pochi gol anche in Europa. Poteva finire nel dimenticatoio ma poi è tornato al Guaranì...".
E da lì tutto è ripartito
"Ha toccato il fondo e con grande umiltà ha saputo riprendersi quello che tutti pensavano. Un ruolo da protagonista, con gol importantissimi che ho visto dal vivo anche nel 2015. Da lì il Copenhagen, ora il Bologna".
Uno che fa del carattere la sua arma principale.
"Ha la garra che non è solo uruguaiana ma anche paraguaiana. E' un umile, è uno di carattere e non le ha mai perse. Negli scorsi giorni ha parlato ai media paraguaiani e ha detto di non scordare da dove viene. Ha hambre, fame, umiltà".
E fiuto del gol.
"Dal punto di vista tecnico state iniziando a conoscerlo, il calcio italiano è diverso da quello paraguaiano e pure da quello danese. Fa tanto lavoro sporco ma sa pure segnare. Per me arriverà in doppia cifra, senza dubbio. 10-12 gol secondo me li fa senza problemi".
Consigli per gli acquisti dal Paraguay: è pronto?
"Tantissimi ragazzi interessanti sono già nell'occhio del mercato sudamericano. Il Paraguay difficilmente permette un salto immediato in Europa, il primo salto è solitamente Argentina o Brasile. A me piace un centrocampista dell'Olimpia, Sanchez, il Cachorro che mi ricorda Aquilani. Poi Namandu che sta lanciando il Cerro Porteno, un ragazzo molto interessante. Poi c'è un ragazzo del Nacional, Romero, un classe 2000 molto forte: è una punta giovane. Qui i ragazzi devono iniziare le partite per regolamento, lui lo fa anche per merito".

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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