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ESCLUSIVA TMW - Tacopina e il sogno Venezia: "Possiamo scrivere la storia"

di Marco Conterio
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"Sono un eterno ottimista, credo nelle cose positive" dice Joe Tacopina, numero uno di casa Venezia. Da New York, dove è volato dopo aver seguito il suo Venezia più che da vicino. Anche tra i tifosi, in curva, "perché amo star vicino a loro, sentire i loro pareri, in Curva". Una lunga intervista rilasciata a Tuttomercatoweb.com in esclusiva, dove Tacopina racconta sogni e obiettivi della formazione lagunare, ora matematicamente ai play-off e che coltiva un inatteso e legittimo sogno chiamato Serie A." Quando sono venuto a Venezia mi hanno preso per matto quando ho parlato di B in due anni e ci siamo riusciti. Siamo passati dalla C che è una serie difficilissima, con tantissime squadre, e ora anche la B è una categoria bella complicata".
Il vostro piano, il vostro progetto, era a breve-lungo termine.
"E lo è anche adesso: il nostro piano è quello di stare due anni in B e poi puntare alla A ma...".
Lei è un eterno ottimista.
"La verità è che le vittorie per me sono un'ossessione positiva, non è nel mio dna non pensare a farlo. Voglio sempre vincere, vista la classifica in questo esatto momento il pensiero è rivolto al sogno della Serie A, coi piedi per terra".
Sarebbe un record, che solo voi e il Parma potete battere adesso.
"Nessuno è mai riuscito nel salto triplo in tre anni dalla D alla A, vorrebbe dire scrivere la storia del calcio italiano".
Ve lo aspettavate?
"Non è una sorpresa se guardiamo al talento e al valore della squadra. L'Empoli ha conquistato la A, è di un livello superiore ma noi valiamo Palermo, Frosinone, Bari e tutte le altre. Abbiamo il quarto budget della Serie B: non è una 'favola' come quelle di Spal e Carpi, per esempio, che hanno conquistato la A con budget bassi. Spendiamo 12 milioni e ci aspettiamo dei risultati. Però stiamo andando alla grande, tutti, in ogni reparto, anche a livello di mercato abbiamo operato meravigliosamente".
Col giovanissimo ds Rinaudo.
"Eccelle nel suo ruolo. Ha lavorato alla grande, ha un ottimo rapporto coi giocatori e per il club lui è un grande asset. Tutta la società ha lavorato al meglio, anche a livello finanziario e di management non c'è nulla di cui possa lamentarmi".
Parliamo di futuro di ds e tecnico?
"Il futuro è oggi. Siamo tutti, dal primo all'ultimo, concentrati sulla prossima partita. Vogliamo risultati, vogliamo coronare un sogno a questo punto con un grande finale di stagione".
Pronti nel momento caldo. Un po', con le dovute e lecite proporzioni e dimensioni, la filosofia del Real Madrid.
"Conosco bene la proprietà e la società del Real e mi hanno fatte le congratulazioni per quel che stiamo facendo a Venezia. Sì, l'idea è proprio quella: bisogna essere pronti, carichi e al top nei momenti decisivi della stagione".
A partire dai giocatori.
"Basilari, essenziali. Non si tratta solo di grandi calciatori.

E' una squadra, un team, che in tutte le mie esperienze precedenti non ho mai trovato così, pieno di persone vere, genuine e sincere. Da Garofalo a Geijo, da Modolo fino ad Audero che è un ragazzo ma sembra un veterano. Bruscagin che è uno degli uomini più intelligenti che abbia mai incontrato, poi Stulac e Bentivoglio, leader vero. Fabiano, che anche quando non gioca dà il 110% per gli altri. E' importante avere dei ragazzi così".
Magari siete stati anche sottovalutati, no?
"Of course! Ma questo è anche positivo. Siamo giovani, con una società giovane altrettanto e pensavano, magari, potessimo fare una buona stagione e basta. Invece...".
Invece il sogno Venezia l'ha portata anche a vivere l'ultima partita in mezzo agli spettatori, in Curva.
"Per me il calcio è questo. Ci hanno e mi hanno supportato dall'inizio ed è stato il mio modo per ringraziarli. Essere uno di loro è meraviglioso: volevo sentirli, le loro opinioni e i loro pareri. Hanno apprezzato ma in fondo è meglio vederla così la partita che seduti, in giacca e cravatta...".
Anche a Bologna e Roma ebbe un'accoglienza del genere.
"Uno dei ricordi più belli è lo striscione nella Sud, "Tacopina uno di noi". Non solo per lo striscione, ma perché era senso d'appartenenza e gratitudine reciproca".
Il sogno c'è, i piedi per terra anche. Se doveste restare in B?
"Che problema c'è? Certo, come dicevo sono ottimista e sognatore, ma stiamo pianificando la prossima stagione in B da tempo come, al contempo, capendo quel che potrebbe essere 'in caso di...'. Siamo ai play-off, in una striscia più che positiva e vogliamo crescere. Però ripeto: il nostro è un progetto a medio-lungo termine ma adesso meritiamo di vivere questo momento per il carattere che stiamo mettendo in campo. In caso contrario, nessuna perdita d'entusiasmo. Non per altro, a giugno presenteremo il progetto del nuovo stadio. ".
Mica facile, in Italia.
"Vogliamo partire il prossimo anno. Sappiamo delle difficoltà per gli stadi in Italia ma, per esempio, Roma e Venezia sono due cose diverse. Il Sindaco, Luigi Brugnaro, capisce la nostra idea. Arriva dal business e comprende l'importanza di uno stadio per la città e per la Regione, nonché per il movimento calcistico italiano. E' un progetto che non sta incontrando ostacoli politici, il Sindaco è un partner importante. Vuole lo stadio anche più di noi, sta spingendo tanto. In Italia il business sta soffrendo per il problema degli impianti: un tempo questa era la prima lega europea, adesso no e proprio per non aver capito per tempo che gli stadi sono necessari per crescere".

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