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ESCLUSIVA TMW - Scalzone: "Con l'AIC un vero e proprio ritiro. Aspetto il rientro"

di Stefano Sica
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© foto di Antonio Abbate/TuttoLegaPro.com

Ventidue gol in 40 presenze tra Aversa Normanna (negli ultimi sei mesi della stagione 2016/17) ed Ebolitana (lo scorso anno), con una media di più di mezzo gol a partita. Spesso quando il vino invecchia diventa più buono, e a questa regola non sfugge neanche Angelo Scalzone, uno che in D ha sempre garantito numeri importanti quando ha avuto la fiducia incondizionata dei propri allenatori. L'attaccante partenopeo è uno dei pezzi pregiati del roster dell'AIC Equipe Campania, gruppo Mugnano. Per lui un tempo ieri nel test amichevole di Sarno, condito da una buona performance e da una leadership sempre capace, per carisma ed esperienza, di fungere da stimolo per i più giovani. "Allenarsi con questo gruppo è sempre piacevole - rivela Scalzone ai microfoni di TuttoMercatoWeb -. Si lavora bene, in armonia, e ci si mette in condizione di farsi trovare già preparati quando arriva il momento di aggregarsi a una nuova squadra. E' un passaggio che consiglio a tutti, anche a coloro che hanno un contratto e sono in attesa di iniziare il ritiro".

Un bilancio dell'ultima annata ad Eboli?
"Direi positivo da un punto di vista personale. Ho fatto 15 gol e credo di aver dato sempre il massimo, come le prestazioni hanno accertato. Peccato per la retrocessione".

Infatti è durata solo un anno l'avventura dell'Ebolitana in D...
"Purtroppo era un esito già scritto. Le avvisaglie si intravedevano già da diversi mesi, con stipendi non pagati e molta confusione dettata dai vari cambi di allenatori e di strutture in cui allenarci. Un cocktail esplosivo. Non a caso a dicembre c'è stato un deciso ridimensionamento: siamo rimasti in pochi e ne è uscito un gruppo assai ringiovanito. Era difficile che arrivassero i risultati in questo contesto, tra elementi contati e molti ragazzi alle prime armi. Siamo andati a Palmi, per il play-out, con un solo risultato su tre a disposizione. E con un carico impressionante di problemi, soprattutto di natura economica. Lo stato d'animo non era dei migliori e anche i più giovani non potevano essere abituati ad affrontare questo tipo di partite. La Palmese è stata superiore, anche se abbiamo provato a lottare con tutti i mezzi possibili. Ma, come ho detto, il finale era scritto".

Ogni estate la storia si ripete, tra club che saltano e tanti calciatori esperti che restano senza squadra.
"Ormai gli spazi si stanno riducendo. E non parliamo solo di "grandi", ma anche di '94 o '95 che si trovano ad essere tagliati fuori dopo che magari hanno giocato da titolari per qualche anno. Improvvisamente non trovano più squadra. Determinate regole tutto favoriscono fuorché la meritocrazia. Nonostante io venga da 18 mesi in cui, tra Aversa ed Ebolitana, ho segnato abbastanza, il mio rientro in pista non è automatico. Questo perché, tra obblighi di under in D e tetti alle liste over in C, il cerchio si stringe. E' una fase in cui aumentano i giocatori e diminuiscono le squadre. Tanti anni fa, anche quando stavo tra i professionisti, non c'erano tutte queste regole così penalizzanti. Giocavi solo se valevi, non in base all'età. Oggi in C si dà spesso priorità ai giovani che arrivano da vivai professionistici, ai fini della valorizzazione. E un ragazzo che non ha queste coperture alle spalle, si trova senza squadra e magari molla".

Ma ai ragazzi più giovani che coltivano il sogno del professionismo, cosa consigli?
"A loro posso dire di non smettere mai di interpretare questa passione nel modo più serio possibile. In campo, nell'apprendimento e nel lavoro, e fuori, nella gestione personale. Quando si è giovani è facile sbagliare, e magari per me, a 29 anni, è più semplice dire certe cose. Occorre, però, raggiungere una maturità mentale quanto più in fretta possibile. Molti, anche in C, non si rendono conto che spesso a loro si richiede di esprimersi al massimo delle proprie potenzialità in un arco temporale breve, perché poi quando superano la soglia under potrebbero non essere più utili. Il rischio di uscire da una campana di vetro per cimentarsi con la realtà nuda e cruda, è forte. Bisogna dare tutto se stessi per non avere rimpianti".

Qual è stata la tua "evoluzione" tattica in questi anni?
"Quando ero più giovane non avevo tutta questa consapevolezza nei miei mezzi che, invece, oggi ho. Quindi queste potenzialità non le sfruttavo appieno. Maturando, capisci di più la necessità di interpretare bene certi movimenti in campo. E quindi sai quando girarti, quando appoggiarti, quando puntare. In giovane età, è più facile andare nel pallone. Col tempo, però, impari a gestire meglio le pressioni della gara. Davanti, comunque, ho interpretato un po' tutti i ruoli. Non sono mai stato una prima punta statica perché mi è sempre piaciuto giocare in tutte le posizioni, tenendo palla e giocando pure di sponda".

Può muoversi qualcosa in chiave mercato per te?
"Qualche contatto con alcuni club c'è stato. Mi auguro, grazie anche all'aiuto del mio agente, Bruno Di Napoli, di poter sposare un progetto importante. Io ce la sto mettendo tutta per raggiungere la forma migliore e, a tal proposito, devo ringraziare il coordinatore Antonio Trovato per questa opportunità. Alla fine il nostro ritiro non ha nulla da invidiare a quello di una squadra di club. A volte può essere facile mollare ma, nel mio caso, l'amore per il calcio si divora ogni pensiero negativo: io vivo per quel pallone che rotola e già questo mi fa superare qualsiasi difficoltà. Quando sto quelle due ore in campo, dimentico tutto. E voglio continuare a giocare ancora a lungo".

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