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ESCLUSIVA TMW - Pres. Chapecoense: "Nel dolore l'essenza di un popolo"

di Giacomo Iacobellis
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© foto di Federico De Luca

La vittoria contro il Benevento ha chiuso la settimana più drammatica della storia della Fiorentina. Dalla terribile notizia di Udine alla camera ardente allestita a Coverciano, passando per il muro del Franchi e il funerale in Santa Croce, fino alla splendida coreografia della Fiesole e quel gol di Vitor Hugo pieno di "strane" coincidenze nel segno di Davide Astori. A Firenze, dopo tanto dolore, ieri si è tornati così a parlare di calcio. Di calcio giocato. Com'è possibile affrontare dal punto di vista sportivo uno shock del genere? Per provare a rispondere a questo difficilissimo interrogativo, TuttoMercatoWeb.com si è fatto raccontare l'esempio più significativo, almeno ai giorni nostri, di passione e amore per lo sport, di abnegazione e voglia di non arrendersi mai: quello della Associação Chapecoense de Futebol. Parola al presidente del club brasiliano che il 28 novembre 2016, alla vigilia della finale della Copa Sudamericana contro l'Atletico Nacional, è stato vittima di un incidente aereo costato la vita a ben 71 persone, Plinio David de Nes Filho, raggiunto in esclusiva dai nostri microfoni.

Presidente, la scomparsa di Davide Astori ha sconvolto l'intero calcio italiano in questi giorni.
"Siamo davvero dispiaciuti per quanto accaduto ad Astori e alla Fiorentina. Una vita umana si è interrotta, lasciandoci repentinamente. Non è facile spiegare come si possa superare un lutto, ma credo che ogni perdita resti in qualche modo dentro di noi e venga ricordata per sempre, rendendoci più forti e consapevoli del valore di quello che facciamo ogni giorno".

Lei, purtroppo, non è nuovo a una tragedia sportiva, visto che la sua Chapecoense appena due anni fa è dovuta praticamente ripartire da zero. Com'è possibile andare avanti dopo un dramma di tali dimensioni?
"Lottando per raggiungere proprio gli stessi obiettivi che chi ci ha lasciato si era posto nella vita e nel calcio. E' importante ripartire proprio da quei principi se vogliamo costruire un domani migliore. Una tragedia come quella che abbiamo vissuto alla Chape o come quella della Fiorentina o di tutti coloro che perdono un compagno, un amico o un leader ti deve spingere a fare ancora meglio. Tutti noi abbiamo l'obbligo di onorare e omaggiare chi non c'è più".

Nell'incidente alla vigilia della finale di Copa Sudamericana hanno perso la vita 22 calciatori e quasi tutto il vostro organigramma sportivo, con soli 6 sopravvissuti su 77 passeggeri. Però la Chapecoense ha trovato comunque la forza per ripartire.
"E' davvero dura ricostruire, ma quando hai un gruppo di lavoro che guarda in un'unica direzione col desiderio di ripagare l'amore del suo popolo l'impresa diventa un po' più semplice. Oggi possiamo dire che ce l'abbiamo fatta e questa è una sensazione straordinaria. Ne siamo orgogliosi".

I titoli e i tanti tributi dell'ultimo anno e mezzo, d'altronde, parlano per voi.
"Esatto. Nel processo di ricostruzione che abbiamo portato avanti alla Chapecoense tutti hanno fatto e dato qualcosa in più. Questa è stata la nostra vera forza. Basta guardare la stagione passata per vedere dove ci ha condotti il nostro lavoro: abbiamo vinto un Campeonato Catarinense, il Troféu João Saldanha, l'Oscar dello Sport, giocato la Libertadores e partecipato al prestigiosissimo Trofeo Joan Gamper col Barcellona. E tanto altro ancora. Un'intera comunità, una regione, uno Stato hanno abbracciato questo club e lo hanno trascinato verso la rinascita e il successo dopo una tragedia straziante".

Un po' come accaduto in questi giorni a Firenze.
"Credo che il dolore sia capace di sprigionare la vera essenza di un popolo. Ciò che ho visto qua in Brasile dopo il nostro incidente ne è la più lampante dimostrazione. Alla Chape tutti i giocatori, il nuovo staff tecnico, la società e i dipendenti di qualsiasi altro tipo si sono uniti con un obiettivo comune: riportare allegria, onorando il ricordo di tutti quegli amici che prematuramente sono stati chiamati in cielo".

Se la sente di dare un consiglio ai viola in un momento così difficile?
"Non sono nessuno per dare consigli agli altri, soprattutto in un momento così duro per la Fiorentina. Quello che posso dire però è che servono tanta voglia di combattere e di rimettersi in gioco, amore e passione per lo sport e per la vita, ma anche razionalità e grande trasparenza perché tutto sia chiaro: da dove si parte e dove si vuole arrivare. Solamente in questo modo siamo riusciti a ricostruire la nostra amata Chape nel segno di chi ci ha preceduti. Un forte abbraccio ai viola e alla famiglia Astori, boa sorte!".

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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