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ESCLUSIVA TMW - Petrucci: "Juve come il mio Manchester. CR7, quanti consigli"

di Giacomo Iacobellis
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Da San Basilio a... Manchester! Davide Petrucci è l'ennesimo talento strappato all'Italia dai Red Devils. Stella degli Allievi della Roma, nel giugno 2008 il potenziale "nuovo Totti" fu voluto infatti a tutti i costi da Sir Alex Ferguson in persona, tanto da fargli assaporare più volte in cinque anni anche una prima squadra tra le più forti di sempre. Emozioni straordinarie, momenti indimenticabili, ma anche tanta sfortuna. Tormentato da diversi problemi fisici, nel 2013 Petrucci ha voltato pagina e, dopo svariate avventure, oggi gioca in Turchia nel Çaykur Rizespor Kulübü di Samir Ujkani. Chi, però, meglio di lui per raccontare dall'interno il Manchester United in vista del big match di Champions contro la Juventus?

Petrucci, partiamo da Juve-Manchester United: che partita si aspetta stasera?
"La Juventus di ora mi ricorda proprio il mio United. È una squadra fortissima, piena di campioni e con una mentalità vincente, può davvero lottare per il Triplete quest'anno. Allo stesso tempo però, il Manchester United è uno dei club più grandi e storici di tutti, ci ho trascorso anni bellissimi crescendo come calciatore e come uomo. Mi aspetto quindi una bella partita, combattuta e avvincente".

Che ricordo ha della sua avventura a Manchester?
"Da sempre il mio sogno era quello di giocare nella Roma, la squadra della mia città, dove sono cresciuto. Indossare la maglia giallorossa e vincere delle partite, nonostante si trattasse solo di calcio giovanile, mi dava delle emozioni uniche. Poi però arrivò la chiamata dello United... A quei tempi i Red Devils avevano appena vinto la Champions League e per me era un'occasione irripetibile. Da una parte ero molto triste perché lasciavo la squadra del mio cuore, dall'altra molto felice perché mi voleva la società più importante di tutte".

A quell'epoca, in prima squadra, c'era tra gli altri anche un certo Cristiano Ronaldo.
"A Manchester era tutto incredibile. C'erano campioni come Cristiano Ronaldo, Rio Ferdinand, Scholes e Giggs, senza dimenticarci del miglior tecnico del mondo. Sir Alex Ferguson, CR7 e tutti gli altri leader dello spogliatoio ti mettevano ogni giorno a tuo agio, ti davano consigli e ti insegnavano a vincere, mantenendo sempre lo stile dello United sia in campo che nella vita".

Dai primi passi nell'Academy alla lista Champions, passando per le convocazioni e la tournée con la prima squadra: qual è suo ricordo più bello legato allo United?
"A livello giovanile ho raggiunto quasi tutti gli obiettivi possibili. Sono stato capitano della squadra riserve e ho vinto praticamente tutto quello che c'era da vincere. Con la prima squadra mi rimangono invece la tournée in Sudafrica e Cina, durante la quale riuscii pure a esordire. Ma anche qualche convocazione in Premier e Champions, anche se in quel caso il debutto non arrivò. All'epoca era quasi impossibile affermarsi in un club del genere, sono comunque contentissimo di com'è andata e ancora oggi mi ritengo fortunato ad aver giocato nel Manchester United".

Dopo gli anni d'oro a Manchester (2008-2013), ha iniziato un lungo girovagare tra Peterborough, Anversa, Charlton, Cluj e Çaykur Rizespor Kulübü. Insomma, il calcio le ha fatto esplorare mezzo mondo...
"Sono orgoglioso del mio percorso. Ho girato veramente mezzo mondo (ride, ndr). Mi sono confrontato con diversi campionati, ho conosciuto altre culture e imparato quattro-cinque lingue. A livello umano le esperienze all'estero ti fanno crescere in maniera notevole, ma l'Italia resta sempre il mio Paese e sicuramente mi piacerebbe tornarci un giorno".

I contatti per tornare, in effetti, non sono mai mancati.
"Sì, nel corso di questi anni ho avuto contatti con alcune società italiane. Una volta sono stato molto vicino al Genoa, poi al Parma. Mi ricordo però che ero in vacanza e Ferguson mi mandò un sms dicendomi: 'Sarei felice se rinnovassi e venissi in tournée con noi'. Non potevo dirgli di no... Altre volte, per esempio con Cagliari e Sampdoria, non si è invece trovato l'accordo, ma come ho detto mi auguro di tornare in Italia il prima possibile".

Il suo presente intanto è in Turchia: dopo la promozione dello scorso anno, come si sta trovando in Süper Lig in questa stagione?
"Ormai è il terzo anno che sono qui. In Turchia sto molto bene, la Süper Lig è un buon campionato. Ti trovi a giocare in stadi importanti con delle tifoserie pazzesche. Col Çaykur Rizespor Kulübü per ora non siamo partiti nel migliore dei modi, ma il campionato è lungo e sono convinto che miglioreremo. In questa stagione poi sono in scadenza di contratto: sarei contento di rinnovare qui, ma mi piacerebbe anche provare un altro campionato, una nuova esperienza professionale e di vita. Vedremo cosa succederà".

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