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ESCLUSIVA TMW - Mereu: "Nazionale sarda: faremo conoscere la nostra cultura"

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Francesco Inzitari/ILoveGiana

Nelle scorse settimane la Confederation of Independent Football Associations ha accettato la richiesta della Sardegna di avere una propria Nazionale che potesse far parte agli eventi ufficiali per selezioni non affiliate a FIFA e UEFA. Non è un unicum in Italia, data la presenza della rappresentativa della Padania già da anni. A differenza di quest'ultima, che rappresenta un territorio mai riconosciuto, l'Isola ha sempre avuto una chiara identità a livello culturale e una autonomia amministrativa, oltre allo status di regione e, cosa per pochi in Italia, una lingua riconosciuta ufficialmente. Ai microfoni di Tuttomercatoweb è intervenuto Bernardo Mereu, commissario tecnico della nazionale sarda e responsabile della Football Academy del Cagliari.

Come è nata l'idea di una nazionale sarda?
"L'obiettivo è portare la cultura della propria regione attraverso il calcio e ci sarà l'opportunità con gli Europei CONIFA del prossimo anno. Questa nazionale dovrà nascere sulla volontà dei calciatori di venire e sul benestare delle società di appartenenza".

Fra le partecipanti c'è la Padania e diverse realtà che puntano al secessionismo
"La Padania è un'entità diversa. La Sardegna ha i connotati ben delineati di un popolo, quello sardo. Siamo forieri di cultura e tradizioni che ci caratterizzano come popolo. Noi non facciamo politica. Non ne vogliamo fare. Siamo un popolo che riconosce il calcio come veicolo per far conoscere al mondo la propria cultura, le proprie peculiarità, le varie sfaccettature".

Alcune nazionali, come le Far Oer o le rappresentanti britanniche non sono stati sovrani. Possibile vedere una nazionale sarda riconosciuta da FIFA e UEFA?
"In futuro non si sa. Ciò che conta ora è che vogliamo dare un valore forte alla nostra terra e farla conoscere attraverso il calcio".

Fra le rappresentanti di regioni autonome c'è la Catalogna, le cui amichevoli hanno visto la partecipazione di pezzi da novanta, come Gerard Piqué, Cesc Fabregas e Sergio Busquets. La Nazionale sarda avrà giocatori come Barella in squadra?
"Ancora non ci siamo sentiti. Barella ad ogni modo rappresenta uno dei giocatori più importanti della Nazionale italiana e spero diventi un pilastro in azzurro. Ci sono equilibri e valori da rispettare e la selezione sarda non vuole creare alcuna forma di disturbo".

Come valuta il movimento calcistico sardo?
"Il Cagliari sta lavorando molto bene. A livello giovanile ha implementato e creato delle squadre che fanno i campionati nazionali con successo. Ha implementato il numero di tecnici puntando sulla qualità. Si è creata una bella sinergia con l'Olbia che aiuta la crescita dei giovani giocatori attraverso la Serie C. E poi, oltre Scuola Calcio del Cagliari, c’è la Cagliari Football Academy con oltre 50 società affiliate in Sardegna e nella Penisola: un progetto che coinvolge circa 5.000 bambini tra 6 e i 12 anni e che, con i suoi corsi di formazione, punta a educare gli istruttori per far crescere il calcio giovanile”.

La forte identità sarda può portare secondo lei a vedere un giorno il Cagliari in stile Athletic Bilbao? O in tempi di globalizzazione come questi è impossibile?
"Quel che è certo è che si sta investendo sulla Sardegna. Per la proprietà, innamorata di questa terra, veder emergere dei giovani sardi è sicuramente motivo di grande orgoglio”.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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