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ESCLUSIVA TMW - Esnaider: "La mia Juve meglio del Real: fui troppo impaziente"

di Giacomo Iacobellis
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Campione al Real Madrid, promessa mancata alla Juventus. La storia di Juan Eduardo Esnaider di Mar del Plata ha dell'incredibile. Dopo una carriera da calciatore ricca di successi, costernata anche da qualche delusione, l'ex attaccante argentino ha intrapreso il cammino da allenatore. Getafe, Real Saragozza B, Cordoba, ancora Getafe e, dal 2017, JEF United in Giappone. Proprio nel giorno del big match di Champions tra merengues e bianconeri, TuttoMercatoWeb.com ha raggiunto Esnaider a Ichihara per una bella chiacchierata in esclusiva tra passato, presente e futuro.

Esnaider, partiamo dall'attualità. Dopo aver iniziato la sua carriera da allenatore in Spagna, è arrivato il grande salto in Giappone. Come si trova?
"Mi trovo davvero bene. Nonostante qualche problema con la lingua che rende difficile la comunicazione, sono riuscito a inserirmi in fretta in questo nuovo contesto. Mi sto godendo il calcio anche qui e sono fortunato ad aver trovato la mia isola felice. Al JEF United posso lavorare nel modo migliore".

In carriera ha viaggiato e conosciuto tante realtà diverse tra loro: Argentina, Spagna, Italia, Portogallo e Francia. Cosa l'ha colpita di più del calcio giapponese?
"L'applicazione. Lavorare coi giocatori giapponesi è un vero piacere, perché sono sempre pronti a imparare e migliorare, molto obbedienti, soprattutto tatticamente. Da questo punto di vista c'è ancora tanto da fare qui in Giappone rispetto al calcio europeo: il singolo difficilmente prende l'iniziativa in campo, difficilmente ha l'intuizione tattica, ma il materiale di base è comunque buono. Sono rimasto sorpreso, ho trovato calciatori bravi tecnicamente e messi bene fisicamente, con grandi margini di miglioramento".

Lei stesso, in Europa, ha avuto modo di plasmare la sua filosofia di calcio, a partire dal Real Madrid. Che ricordo ha dei blancos?
"Il Real è stato il club che mi ha aperto le porte del calcio europeo nel lontano 1991 e per questo gli sarò sempre grato. A Madrid ho stretto grandissime amicizie e ho potuto giocare ad alti livelli. Non posso quindi che avere ricordi positivi, ho vissuto momenti davvero belli sul piano calcistico. Sono orgoglioso di aver fatto parte di una squadra così importante".

La migliore della sua carriera?
"No, credo che la Juventus sia stata la migliore della mia carriera. Parlo di organizzazione, di strutture, di funzionamento interno. Non conoscevo l'Italia, ma mi sono adattato velocemente, anche grazie alle somiglianze tra lo stile di vita argentino e quello italiano. E vivere a Torino mi piaceva molto. Reputo ancora oggi straordinario il fatto di essere passato da questo grande club".

Anche se i risultati non sono stati quelli che si aspettava?
"Assolutamente sì. E vi dico la verità: se potessi tornare indietro, resterei in bianconero per più tempo. Alla Juventus ho avuto tanti problemi legati agli infortuni, che mi hanno impedito di trovare la continuità. Davanti a me poi avevo grandi campioni e sono stato troppo impaziente. Dovevo invece mantenere la fiducia e aspettare il mio momento, mi pentirò sempre di essermene andato".

A proposito di Real Madrid e Juventus: oggi i bianconeri cercano un'impresa quasi impossibile al Bernabéu. La notte dell'Olimpico insegna però che nel calcio tutto può succedere.
"Sarà una partita difficile, il vantaggio dell'andata è molto importante ed è improbabile che i merengues perdano nel loro stadio. Penso che il destino di questa eliminatoria sia proprio nelle mani del Real Madrid: se la squadra di Zidane dà anche solo una possibilità alla Juve, i bianconeri possono riaprirla e tentare la rimonta. La Vecchia Signora, del resto, è una delle compagini più forti d'Europa e in un quarto di finale di Champions niente è già scritto".

Proprio nella sua Juventus c'era un certo Zinedine Zidane, entrato di diritto tra i grandi della panchina con un cammino spettacolare a Madrid. Si sarebbe mai aspettato di vederlo a questi livelli da allenatore?
"Sinceramente no. Non mi sarei aspettato prima di tutto di vederlo in panchina e poi neanche che potesse trionfare così rapidamente. Quando eravamo compagni di squadra alla Juve, non avevamo mai parlato della possibilità di allenare. A Zidane però c'è solo da fare i complimenti, sono contento per lui e gli auguro di continuare così".

Ed Esnaider tornerà presto ad allenare in Europa? Magari un giorno anche in Serie A?
"Mi piacerebbe tantissimo. A livello tattico in Serie A ho imparato molto e sarebbe davvero bello, un giorno, tornare da allenatore. In questo momento sono felice in Giappone e voglio restarvi ancora un po', ma sono convinto che potrei avere successo in Italia grazie alle mie idee di gioco. Mi auguro di potermi conquistare sul campo questa opportunità in futuro".

Chiosa sull'Argentina in vista del Mondiale. Quante chance hanno i suoi connazionali di vincere in Russia?
"Ci sono Nazionali nettamente più forti, ma da argentino è chiaro che spero che l'Albiceleste possa arrivare lontano e magari alzare la Coppa. Il talento, d'altronde, non manca".

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