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ESCLUSIVA TMW - De Sanzo: "Casertana corazzata. Grazie, Pagani..."

di Stefano Sica
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Fabio De Sanzo e la Paganese. Un rapporto d'amore immortale, iniziato con la doppia promozione dalla serie D alla C1, tra il 2005 e il 2007, e culminato con la salvezza raggiunta pochi mesi fa. Stavolta da timoniere e non più da difensore centrale furbo, roccioso, e temuto pure dai bucanieri di razza di quel periodo. Chiusa la sua seconda esperienza nella città che calcisticamente lo ha adottato, il trainer di Castrovillari è pronto per assaporare una nuova avventura. L'ultimo traguardo, non facile e per nulla scontato, conseguito sulla panchina azzurrostellata, è stato sicuramente un buon biglietto da visita per un allenatore esordiente. Con lui, TuttoMercatoWeb ha fatto il punto sul mercato di C e sul momento che vive tutto il sistema della terza serie.

Lotta promozione nel girone meridionale di C: col colpo Floro Flores, la Casertana ha battuto un colpo sontuoso.
"Indubbiamente. Hanno una squadra ormai in grado di centrare subito l'obiettivo. Un gruppo di qualità e completo in tutti i reparti. Con Catanzaro e Catania è la favorita assoluta per la vittoria finale. Come outsider non c'è solo il Potenza: anche Trapani e Monopoli potranno disputare un campionato di vertice. I pugliesi hanno un allenatore con cui si è già iniziato un percorso, bravo e che fa giocare bene la squadra. E' stato preso Mendicino e confermato Sounas. Anche la permanenza di Mangni è stata importante, così come quella di due centrocampisti a mio avviso di grande qualità come Scoppa e Zampa. Questo Monopoli potrà dare fastidio a tutte".

E chi lotterà per la salvezza fino alla fine?
"Non sarà una griglia particolarmente nutrita. Immagino che, con la stessa Paganese, se la giocheranno Cavese, Bisceglie, Matera, Rieti e Siracusa. Ho la sensazione che la competitività del girone si sia particolarmente alzata".

Come finirà l'esito dei club ricorrenti al Coni?
"Non saprei, ma mi auguro che la B ripristini il proprio format a 22 squadre. Al di là di questo, non ricordo un momento di crisi del calcio come quello attuale. E pensare che doveva essere l'anno zero dopo l'eliminazione dai Mondiali. Si doveva resettare tutto e ricominciare in maniera diversa. A questo punto l'unico sbocco può arrivare solo da una leadership chiara al vertice della Figc. Le elezioni si avvicinano, vediamo che succede. Serve qualcuno che comandi e si assuma l'onere di prendere delle decisioni. Io, se potessi dare un suggerimento, riattiverei la vecchia C2, abbattendo i costi gestionali. I problemi sono nati soprattutto da quando è sparita questa categoria. Solo così il sistema può reggere 60 squadre nell'intera serie C. Poi certamente non sarebbe un problema portare la serie A a 18 e la B a 20. Ho ritrovato la C alcuni anni dopo averla praticata da calciatore e ho riscontato problemi che prima non c'erano. Anche l'avvento delle tv nel mondo della C non ha portato granché, ai miei tempi gli stadi erano pieni e ora non lo sono. Si respirava una passione diversa. Adesso vedo solo tanto fumo, mi sembra tutto più artefatto".

E anche la qualità generale è scemata...
"Ma i giovani non arrivavano dai vivai delle big. Per questo oggi sono di qualità inferiore rispetto a quelli di una volta. Molte società prendono soldi e chiaramente non si sottraggono. Ma almeno non si mettano limiti al tetto over, in modo che ogni club scelga come fare. Non devono esserci vincoli. E' impressionante il numero degli svincolati che potrebbero fare le fortune di chiunque. Noi, per approdare tra i professionisti, dovevamo lavorare sodo, pedalare e sudare. Oggi si arriva a certi livelli con troppa facilità, e i settori giovanili sono una scorciatoia per molti, al netto naturalmente delle doti di tantissimi ragazzi. Ad esempio la Casertana ha messo in luce talenti davvero interessanti come Santoro o Carriero che è andato a Parma. Però in tanti casi può dare più garanzie un giovane che arriva dall'Eccellenza e che ti getta l'anima in partita e negli allenamenti. La fame, l'agonismo, la voglia di arrivare e mangiarsi l'erba sono doti ormai rare. Peccato. Molti poi cadono nel dimenticatoio perché quelli che riescono ad arrivare in A sono davvero pochi. Quando giocavo io era l'epoca dei Riganò, dei Prisciandaro, dei Corona, gente che si è fatta le ossa in C. Oggi, in tal senso, quanti esempi potremmo fare? Io stesso, per guadagnarmi la B con la Fermana, sono partito in Promozione con la squadra della mia città, il Castrovillari. Oggi non so quanti hanno fatto un percorso simile. Non parliamo della D, dove molti giovani, appena smettono di essere under, fanno una fatica immane a reinserirsi".

Il suo soprannome, "kazzimma", è stata la rappresentazione fedele delle sue attitudini e del modo di intendere un certo tipo di calcio. Oggi chi si può identificare in queste caratteristiche?
"A me piacciono giocatori come Aya, Pagliarulo, Polak o Cosenza. Sono elementi che le partite te le vincono nel sottopassaggio se non addirittura negli spogliatoi. Ma molti di questi sono ultratrentenni o quasi sulla trentina. Manca la fascia che va dai 24 ai 28 anni. A Giulianova avevamo una squadra con questa media età. O trovi il giocatore esperto o quello molto giovane".

Il suo futuro?
"Sono legato alla Paganese da altri due anni di contratto ma ho tanta voglia di rientrare. Mi sento come un ragazzino e continuo ad aggiornarmi seguendo gli allenamenti di diversi colleghi. Poteva aprirsi tempo fa una possibilità a Trapani, ma non si è concretizzata. Spero davvero di avere quanto prima una nuova chance".

A Pagani, però, lei resterà sempre tra i monumenti della storia azzurrostellata...
"E' una cosa che mi inorgoglisce perché amerò sempre questi colori. Io della Paganese resterò il primo tifoso a vita e anche il rapporto che ho con i ragazzi della Curva è più forte del tempo. A loro dico grazie di tutto. Ed è a tutti i tifosi che auguro di gioire e festeggiare per la Paganese".

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