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ESCLUSIVA TMW - A. Filippini: "Io ed Emanuele vogliamo allenare insieme"

di Tommaso Maschio
Fonte: Dario Lo Cascio
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© foto di Luca Marchesini/TuttoLegaPro.com

Nel calcio non è una consuetudine, ma di coppie di allenatori che lavorano in sincronia piuttosto che con la formula del tecnico principale e del vice, se ne sono viste. Nel calcio italiano qualche stagione fa a Cagliari sostanzialmente Ivo Pulga e Diego Lopez si dividevano oneri e onori. A livello internazionale Tommy Söderberg e Lars Lagerbäck hanno insieme guidato la Svezia dal 2000 al 2004. Ancora in Italia, bene stanno facendo Ciro Ferrara e Fabio Caserta con la Juve Stabia in Serie C. Ma si è mai vista una coppia di gemelli allenatori sulla stessa panchina? È l'idea che hanno avuto Antonio ed Emanuele Filippini, ex calciatori e bandiere del Brescia, che da qualche tempo sono passati dall'altro lato della barricata e hanno iniziato la carriera di allenatore. Nella scorsa stagione il primo ha guidato il Trento, il secondo il Rezzato, entrambi in Serie D. Ora vogliono mettersi "in società", guidare in coppia la stessa squadra, con una divisione di compiti ben precisa. A Tuttomercatoweb.com interviene in esclusiva Antonio Filippini, che ci spiega come e perché è nato questo progetto: "Parlando tra di noi ci siamo resi conto che intendiamo il calcio allo stesso modo. Per cui abbiamo pensato di allenare insieme dividendoci i compiti. Io penserei maggiormente alla fase difensiva, mentre lui si occuperebbe di quella offensiva. Ovvero io mi concentrerò sulla fase di non possesso, sulla difesa, che deve partire già dal pressing alto degli attaccanti, creare una sincronizzazione. Mentre Emanuele costruirà la fase di possesso palla, a partire anche già dai difensori, così da avere la possibilità di mettere in campo un gioco più vario, con più possibilità. Queste sono le caratteristiche che insieme vogliamo mettere in una squadra di calcio".

La cosiddetta gavetta che avete fatto entrambi separatamente in questi ultimi anni è propedeutica a questa idea?
"Sì, dopo qualche anno di settore giovanile ci siamo spostati alle prime squadre. Io mi sono trovato su panchine di formazioni che puntavano alla salvezza, Emanuele invece in squadre che miravano alla vittoria del torneo (nell'ultimo campionato di Serie D secondo nel Girone B e ad un punto dalla promossa Pro Patria con il Rezzato, ndr). Questa distinzione di ruoli quindi è venuta fuori un po' naturalmente, perché abbiamo allenato squadre in situazioni diverse, direi anche bene. Vogliamo mettere insieme queste caratteristiche, sia in allenamento che durante il match da bordo campo".

Una concezione questa del doppio allenatore inusuale per il calcio, che però ricorda altri sport come il football americano.
"Assolutamente sì, questa idea ci è venuta proprio guardando gli sport americani, dove ci sono più allenatori che gestiscono le varie fasi, difensiva e offensiva. Questo schema lo vogliamo tradurre anche nel calcio, secondo noi può essere una soluzione vincente che può portare a migliori risultati".

Insomma in due si ragiona meglio, ma non c'è il pericolo che una società sia in dubbio nell'avere due allenatori invece che uno solo?
"Esattamente, negli allenamenti e in gara quattro occhi vedono meglio di due. Sui dubbi ci abbiamo pensato, ma in realtà abbiamo sintonia e pensiamo il calcio allo stesso modo. Inoltre il confronto costruttivo trovo sia estremamente utile per migliorare costantemente ed in maniera più efficace. Vediamo il calcio allo stesso modo e quindi siamo convinti che le cose possano funzionare senza problemi".

Il vostro sogno immagino sia quello di allenare il Brescia. E se dovessero arrivare proposte da altre società?
"Essendo di Brescia sarebbe davvero un orgoglio ed un onore guidare questi colori. Detto questo siamo anche dei professionisti, in Italia ci sono tante squadre importanti che possono valutare questa soluzione per portare a casa dei risultati. Chiaro che sarà il campo a dare il verdetto definitivo e dimostrare che la cosa funziona. Ma guardandoci in giro abbiamo capito che due allenatori sono meglio di uno insomma".

Un'altra via per provare a dare una spinta verso l'alto, anche sotto il profilo tecnico, al calcio italiano.
"L'Europa ci sta dicendo questo, dobbiamo provare a migliorare, sia come allenatori che come strutture e sotto il profilo del settore giovanile. Dobbiamo guardarci intorno, capire cosa funziona e provare a seguire il trend".

In questo senso si sta provando a fare qualcosa col progetto seconde squadre.
"È un'idea che ha dei pro e dei contro. Di positivo c'è che così dei ragazzi si ritrovano in competizioni dove si confrontano con giocatori professionisti, nelle quali si scende in campo davvero per i tre punti, ed in questo modo possono crescere più velocemente. Di contro chiaro che bisogna mettersi nei panni di quelle società che non potranno più ingaggiare i giovani delle squadre di A che verranno impiegati direttamente e chi non ha un settore giovanile sviluppato si ritroverà un po' in difficoltà. Ma bisogna comunque provare e capire se funziona o meno, non serve a niente restare fermi, altrimenti non si va mai avanti".

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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