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Croazia contro la storia, se stessa e quei giganti di vent'anni

di Dimitri Conti
Rubrica settimanale in collaborazione con calcioslavo.it
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© foto di Insidefoto/Image Sport

Domani sera il cerchio dei quarti di finale sarà chiuso, e si conoscerà anche l'ultima delle quattro semifinaliste. La padrona di casa Russia, trascinata fin qui da un rendimento sopra le aspettative specie per quanto riguarda la tenuta difensiva, è pronta ad accogliere le velleità di successo della bella Croazia, tanto decantata dagli addetti ai lavori. In quanto rubrica attenta alle situazioni dell'ex Jugoslavia, sarà nostra premura concentrarci sui Vatreni. Se per i russi, di fondo, c'è poco da perdere, per la selezione a scacchi il discorso è totalmente all'opposto, e sarà tutto più comprensibile attraverso tre passaggi.

CROAZIA CONTRO LA STORIA - Inutile girarci troppo attorno, dalle parti di Zagabria questo è visto come un appuntamento con la storia. Da quando è stato indipendente solamente nel '98 - ci torneremo - la Croazia è riuscita ad arrivare a questo punto del tabellone. E come sia andata a finire è storia nota, appunto. Per buona parte del gruppo allenato dal ct Dalic questo Mondiale è l'ultima chiamata per lasciare un segno nella storia calcistica del proprio paese. Capitan Modric in primis, ma con lui Rakitic, Mandzukic, Perisic e probabilmente tanti altri. Una serie di tavoli da non sbagliare, in tema pokeristico. E poi ci sarebbe quel precedente dal sapore di auspicio nefasto: nei due incontri con i paesi ospitanti (Francia '98 e Brasile 2014) la Croazia è sempre uscita sconfitta.

CROAZIA CONTRO SE STESSA - Quando si parla di terra croata, si racconta un paese diviso e - come tanti altri - pieno di problemi. Concentrandoci sulle istituzioni calcistiche, la situazione è appena detonata. Dopo vent'anni di un sistema a comodato d'uso proprio, il signor Zdravko Mamic è stato condannato dal Tribunale di Osijek per gravi reati fiscali nella sua gestione della Dinamo Zagabria qualche settimana fa, riuscendo però miracolosamente a fuggirsene in Bosnia ad un paio di giorni dal processo sfruttando il doppio passaporto. Due le transazioni incriminate: quelle legate alle cessioni all'estero di Modric e Lovren. Giusto due titolari. Che, ad onor di cronaca, non parrebbero però averne risentito. E poi c'è stato il caso Kalinic, anche questo però brillantemente. Tutto ciò per dire però che nel complicarsi la vita spesso i croati sono maestri. Servirà maggior uniformità di pensiero e di intenti da qui in avanti.

CROAZIA CONTRO QUEI GIGANTI DI VENT'ANNI - Eccolo il tasto spesso sfiorato. Già dall'inizio di Russia 2018 ad ogni conferenza della truppa di Dalic si sentiva domandare: "Sentite di poter ripetere le gesta della Croazia di Francia '98?". I giocatori croati hanno sempre deciso di andarci piano con le parole. Anche ieri Modric ha dichiarato che "vincere il Mondiale è quasi impensabile, sarebbe come una favola per bambini". Della squadra di allora la stella assoluta assoluta era Davor Suker, numero 10 come il suo discepolo Luka da Zara, ed oggi presidente della federazione che sogna il salto tra i grandi. Già detto di quanto possa essere delittuoso tale paragone nell'ottica di dover percorrere una competizione del genere (link in basso), la strategia è giusta, e lo è in modo non sindacabile. Il mito dei giganti nato vent'anni fa non deve essere un obiettivo perseguibile in una coppa dove sono necessarie razionalità e cinismo. Caratteristica della quale sembrano dotati i Vatreni di oggi. Ah, prima ancora però ci sarebbe da battere la Russia.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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