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CR7 a Torino è un colpaccio per la Juventus, non per la Serie A. In Italia (e non solo) va avanti il monopolio e il risultato finale sarà uno solo: la nascita della Superlega

di Raimondo De Magistris
Nato a Napoli il 10/03/88, laureato in Filosofia e Politica presso l'Università Orientale di Napoli. Lavora per Tuttomercatoweb.com dal 2008, è il vice direttore dal 2012
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Se ne sono dette tante, troppe. E forse è anche giusto così. Perché Cristiano Ronaldo è un acquisto che almeno per qualche giorno ha riportato l'Italia al centro del mondo calcistico. Ha risvegliato i sogni e riportato con la memoria indietro nel tempo, quando i grandi campioni - anche il numero uno - sceglieva l'Italia senza troppe riserve.
E' stata una settimana appassionante, che ci ha consegnato una chiave di lettura al minuto. Analisi arrivate anche da quei giornali che abitualmente si occupano di altro, di politica o religione. Una dopo l'altra come le magliette vendute dagli store ufficiali, presi d'assalto nonostante l'afa di luglio. Faceva specie vedere a Milano i negozi dei due club meneghini disseminati in giro per la città pressoché deserti e quelli della Juventus pieni zeppi di tifosi pronti ad accaparrarsi la nuova numero 7. E' il segno dei tempi, la società bianconera domina anche in questo.

L'euforia da CristianoRonaldoMania ha prodotto le analisi più disparate. Quelle tecniche quasi tutte unanimi, perché se acquisti il padrone della Champions League non puoi che scalare posizioni nella corsa a quella coppa che negli ultimi anni hai solo sfiorato. E quelle economiche, relative al brand e al calcio che verrà. E qui si sono scontrate le visioni più contrapposte. S'è scritto, s'è detto, che l'arrivo di Cristiano Ronaldo porterà benefici all'intera Serie A, che questo colpo di teatro rappresenta l'inversione di tendenza di un campionato che tornerà a capeggiare. Con le altre società chiamate adesso a fare la loro parte. Come se fossimo a fine anni '80 o nelle stagioni delle sette sorelle. Due modelli che non esistono più e che nell'epoca del Financial Fair Play, pur volendo, non possono nemmeno tornare.

Il punto è che un colpo clamoroso come quello messo a segno dalla Juventus ha accecato tutti e ha fatto perdere di vista ciò che realmente è Cristiano Ronaldo in bianconero: un colpo clamoroso per la Juventus. E null'altro. La Juventus, sette Scudetti consecutivi in bacheca, con Cristiano Ronaldo non solo ha ulteriormente incrementato il distacco dalle altre in Italia, ma ha dato il via a un progetto che ha come obiettivo finale quello di avvicinare l'élite del calcio europeo.
Provo a spiegarmi meglio, anche se - almeno per linee generali - il ragionamento non è così complicato. Basta spulciare la Deloitte Football Money League, una classifica che ogni anno stila la Deloitte mettendo a confronto i fatturati dei primi 30 club in Europa. La Juventus è da anni la prima delle italiane, ed è stabilmente in crescita. Ma come cresce la Juventus crescono anche le altre e se tu diventi più ricco, ma lo fa anche chi ti precede, il rapporto di forza e di potere non cambia. Dal 2013 al 2017 il fatturato bianconero è passato da 272 a 406 milioni di euro, ma in questi cinque anni la società di Agnelli ha addirittura perso una posizione nella classifica dei club più ricchi, passando dal nono al decimo posto.
Serviva quindi una svolta per avvicinare e se possibile superare nel giro di due-tre stagioni Paris Saint-Germain, Arsenal e Bayern Monaco, serviva un colpo lucido e folle per pensare di poter avvicinare il brand Juventus a Barcellona, Real Madrid o Manchester United. Serviva il calciatore più conosciuto in tutto il mondo. Serviva Cristiano Ronaldo, appunto. Un acquisto che permetterà alla Juventus anche di abbassare la percentuale di intrioiti provenienti dai diritti televisivi e aumentare i proventi commerciali, il vero tallone d'Achille delle società italiane.

A questo punto la domanda sorge spontanea: da questo progetto messo in piedi dalla Exor, da Andrea Agnelli e dalla Juventus come possono trarre giovanemento le altre 19 società di Serie A? La risposta è semplice: in nessun modo. Con i diritti televisivi già venduti, sia all'estero che in Italia, fino al 2021, l'appeal che può portare una figura come CR7 non si tramuterà in più soldi per gli altri club di Serie A. E per vendere tutti i biglietti nelle partite contro la Juventus non c'era certo bisogno di CR7. Al massimo si può alzare ulteriormente il prezzo del tagliando quando di fronte ci saranno i campioni d'Italia (come ha fatto la stessa Juventus con gli abbonamenti) ma sono briciole. O anche meno.

Più che dare una sterzata alla Serie A, CR7 a Torino consolida quindi la leadership in Italia di una Juventus che ha vinto gli ultimi sette Scudetti ed è favoritissima anche per i prossimi. Un po' quello che accade in Francia col Paris Saint-Germain, in Germania col Bayern Monaco e in Spagna con Real Madrid e Barcellona. Squadre che vincono praticamente incontrastate nei rispettivi campionati (sempre meno incerti e più noiosi), che si scambiano i campioni perché sono le uniche società che possono permettersi i calciatori più forti e si danno battaglia in Europa, in quella Champions League che al momento è la casa delle partite più seguite e con più appeal e che prima o poi si trasformerà in una Superlega.

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