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Caravello: "Cairo se e quando fiuta l’affare non si tira indietro"

di Elena Rossin
Fonte: Torinogranata.it
Danilo Caravello
Danilo Caravello
© foto di Federico De Luca

Danilo Caravello è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Caravello è un agente di calciatori dell’agenzia Football Service e con lui abbiamo parlato del mercato del Torino.
Il Torino ha giocatori in esubero quali Acquah, Valdifiori, Obi, Niang, Ljajic e se arrivasse l’offerta irrinunciabile anche Baselli, ma come mai il club granata ha difficoltà a piazzare questi calciatori?
“Credo che, a parte gli ingaggi, Cairo non sia disposto a regalarli e per chi si avvicina ci devono essere delle offerte economiche e per chiudere una trattativa ci devono essere un buon contratto per il calciatore, una buona offerta economica per la società e una destinazione che sia gradita al giocatore. Evidentemente parecchi di questi calciatori stanno bene la Torino e se non usciranno determinate situazioni alla fine non andranno via”.
Per quel che riguarda le entrate si parla di un difensore centrale e un esterno di centrocampo, ruoli dove per infortuni o la cessione di Barreca mancano uomini. Si sono fatti i nomi di Juan Jesus, Laxalt e altri ma c’è stallo. Perché?
“Penso che per il mercato del Torino ci sia ancora molto da fare sia in entrata sia in uscita. Per quel che riguarda i giovani come Bonifazi, Parigini e Aramu sarebbe ora che andassero a giocare con continuità e non più solo in prestito perché vedo che nel Torino fanno fatica a trovare spazio. I giovani fanno fatica sempre e anche lo stesso Edera, però … sinceramente, come dicevo, c’è veramente tanto da fare e non riesco a capire perché in ogni sessione di mercato è semplice inserire in una squadra nuovi giocatori mentre è molto difficile farli uscire. La buona regola è prima vendere e poi comprare, altrimenti ti aspettano tutti al varco in un mercato che è per le regole delle rose chiuse e degli under abbastanza ingessato per tutte le squadre. Non è semplice e si finisce per fare degli scambi o dare via giocatori a “secco” che significa o contribuire all’ingaggio oppure non dico regalarli, ma accettare per loro cifre molto basse. E questo non credo proprio sia lo stile di Cairo”.
In generale quest’anno c’è un passaggio di attaccanti ad alto livello da Cristiano Ronaldo alla probabile prossima cessione di Higuain. Il Torino ha tanti, troppi, attaccanti e ha da sciogliere il nodo relativo a Ljajic e Niang. Belotti non sembra essere particolarmente coinvolto nel tourbillon ed è il punto fermo dell’attacco del Torino, però, si vocifera tanto di un possibile arrivo di Zaza e negli ultimi giorni è stato fatto anche il nome di El Shaarawy. Com’è la situazione?
“Belotti in virtù del non ottimale campionato disputato l’anno scorso e della valutazione che ne fa il Torino credo che rimarrà in granata. In attacco il Torino è pieno di esterni offensivi che nel modulo e nella visione tattica di Mazzarri fanno un po’ fatica a inserirsi e di conseguenza cene sono molti in più di quelli che servirebbero. Ma sicuramente prima di prendere i giocatori i cui circolano il Torino dovrà cedere qualche elemento altrimenti si troverà con un monte ingaggi incredibile e una rosa extra large e non fa piacere tenere giocatori fuori lista o comunque doverli pagare senza utilizzarli.

Il primo obiettivo del Torino è sfoltire e solo dopo passerà, nell’ultima farse del mercato, a fare eventuali altri acquisti”.
Giocatori come Ljajic e Niang più che trovare una collocazione in Italia è possibile che si trasferiscano all’estero, Spagna, Russia, Francia e Inghilterra le potenziali destinazioni. Ma i club di queste nazioni quanto sono interessati e disposti a spendere per questi due calciatori?
“Ripeto, quando nel mercato ci si mette nella condizione di non predominio, nel senso che si devono vendere dei giocatori e i potenziali acquirenti lo sanno si è attesi al varco e chi potrebbe comprare non ha fretta di farlo in modo da far abbassare il prezzo dei cartellini i più possibile. Sicuramente oggi il mercato non è più solo italiano, ma globale soprattutto per questi calciatori che sono mediamente importanti. Il Torino dovrà cercare di venderli al meglio e poi nell’ultima fase del mercato prendere chi ritengono utile, ma sono certo che in materia i dirigenti granata abbiano le idee chiare, però, non è semplice mettere tasselli al loro posto. Ci vogliono tempo e pazienza e anche un pizzico di malizia e di fortuna e se c’è tutto questo la situazione la si porta a casa”.
Ipotizzando che tutto s’incastri a dovere, ma ad esempio, per un giocatore come Zaza quante possibilità ha il Torino di prenderlo negli ultimi giorni di mercato?
“Dipende quanto questi giocatori sono effettivamente sul mercato perché se un giocatore è sul mercato lo è sempre. Quando un allenatore o una società hanno fatto determinate scelte il calciatore lo vendono. Ma è chiaro che cercare di prendere nell’ultimo giorno di mercato un giocatore che non è in vendita è molto difficile. Per quel che riguarda Zaza, è un nome che viene fatto spesso, quindi, dovrebbe essere in uscita e presumibilmente il Torino avrà già impostato la trattativa che dovrà esser solo definita nel momento in cui ci sarà lo spazio tecnico ed economico per farlo”.
L’anno scorso il Torino vedette all’ultimo Zappacosta e i tifosi temono che anche quest’anno sul finire del mercato possa essere ceduto uno dei big granata. E’ uno scenario che potrebbe ripetersi?
“Quando il mercato è aperto è sempre tutto possibile nel bene come nel male. Cairo è un imprenditore di successo per cui se e quando fiuta l’affare non si tira indietro. Non dico che una cessione eccellente all’ultimo sia scontata, però, tutto può succedere soprattutto quando arriva l’offerta irrinunciabile sia per la società sia per il calciatore. E quella del Chelsea andava bene sia per il Torino sia per Zappacosta e quando ci sono questi presupposti inevitabilmente l’operazione si chiude. Oggi Cairo dice che non cederà nessuno dei suoi big, ma da grandissimo imprenditore non si lascia sfuggire un affare. Per lui il Torino è un azienda e se per un azienda conviene fare una cosa piuttosto che un’altra, anche se si è all’ultimo istante del mercato la cessione remunerativa va in porto, l’importante è che la squadra non debba soffrirne”.

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