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Alberto Cerruti: “Milan, la domanda delle cento pistole...”

di Redazione TMW
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Vincere fa sempre bene, ma nel Paese in cui si giudica soltanto in base al risultato, la migliore garanzia per il Milan si chiama Gattuso. Soltanto uno come lui cresciuto nel Milan che vinceva tanto perché non si accontentava mai, riesce a non essere soddisfatto nemmeno dopo le vittorie. E così, dopo il 2-1 a Bologna che ha interrotto la serie di sei partite senza successi, invece di dire che “l’importante sono i tre punti”, il tecnico rossonero ha sottolineato che “con prestazioni così non si vince la coppa Italia contro la Juventus”. Parole sante, anche se in fondo basterebbe pareggiare e poi vincere ai rigori, come fece il Milan di Montella che sollevò l’ultimo trofeo, strappando la Supercoppa italiana proprio alla Juventus un anno e mezzo fa a Doha. Ma il problema non è vincere una partita, sia pure importante. Il problema è continuare a vincere e quindi il primo pensiero adesso deve essere quello di battere il Verona contro cui il Milan di Gattuso perse la prima volta all’andata, proprio dopo un 2-1 contro il Bologna. E poi soprattutto bisogna battere possibilmente l’Atalanta e la Fiorentina nelle ultime due giornate, per arrivare almeno al sesto posto, come un anno fa, che significherebbe tornare in Europa League, anche in caso di insuccesso in coppa Italia. Ma comunque finisca questa stagione, una cosa è certa. Il Milan di oggi, di Montella prima e di Gattuso adesso, non ha campioni in grado di fare la differenza, con classe e continuità. E allora, partendo dalle indicazioni dell’esigente Gattuso, bisognerà lavorare in questo senso. Con o senza Mirabelli, se il d.s. andrà via, Gattuso dovrà essere bravo a individuare quei due ritocchi di qualità indispensabili per il Milan e la società dovrà essere in grado di accontentarlo, perché non basta cercare un grande goleador se dietro non c’è chi lo rifornisce come si deve.

La facile teoria si scontra però con la più dura realtà, perché nessuno sa che cosa succederà questa estate a livello societario, mentre già sappiamo che le parole di Fassone sono state appunto soltanto parole, come nella famosa canzone di Mina, perché il tanto atteso rifinanziamento del debito atteso per febbraio è poi slittato a marzo, quindi ad aprile e nel frattempo siamo già a maggio.

E allora la domanda delle cento pistole è: chi sarà il proprietario del Milan all’inizio della prossima stagione, visto che non si potrà arrivare con questo dubbio a ottobre, quando scade il termine per saldare il debito con il fondo Eliott?
Se, come ci auguriamo, ci sarà chiarezza societaria, sarà tutto più facile e a quel punto non si potranno più sbagliare gli acquisti, come un anno fa. Perché una cosa è certa: il Milan ha tanti buoni giocatori, ma nessun campione. E i campioni servono, altrimenti si continuerà a parlare soltanto di Europa League, invece che di Champions. Mentre i tifosi meritano ben altro

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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