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TMW RADIO - Sacchi: “Al Milan firmai in bianco. Finale '94, non stavamo in piedi”

di Marco Frattino
Fonte: Chiara Biondini
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© foto di Chiara Biondini

Arrigo Sacchi, ex tecnico del Milan ed ex ct della Nazionale, ha parlato in occasione dell'evento tenuto ad Arezzo 'Passioni Festival'.

Il calcio ti ha dato o ti ha tolto di più? “Di più, io ho dato la vita al calcio come hanno fatto in tanti. Il calcio è un fenomeno sociale e culturale, ho paura dei prezzi attuali in sede di mercato che sono fuori ragione. Io ho dato tutto, ma ho ricevuto emozioni enormi. Farei tutto quello che ho fatto, sono un perfezionista ed è evidente che un tipo così dà tutto. Racconto un aneddoto: noi vincemmo in cinque mesi le tre competizioni più importanti al mondo, Coppa dei Campioni, Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale. Eravamo a Tokio, ovviamente festeggiammo mentre Baresi e Ancelotti dissero 'siamo i più bravi al mondo'. Io risposi: 'Sì, sono le 23 e lo saremo fino alle 24. Poi bisogna lavorare di nuovo'. Non mi frenavano i soldi, insieme al successo non ti permettono di essere ciò che sei. Sono delle barriere, l'obiettivo era far bene il mio lavoro. I soldi potevano essere la conseguenza, ma io andai al Milan e firmai in bianco. Mi trovai a guadagnare meno rispetto a quello che presi al Parma, dissi che sarei rimasto un anno. Idem a Rimini in precedenza, invece feci bene per diverso tempo. Sono partito dalla Seconda Categoria, fino ad arrivare al Milan e alla Nazionale. Ho sempre avuto la fortuna di trovare presidenti pazienti e competenti, la pazienza è una virtù”.

Il peggiore errore in carriera è stato il turnover contro la Rep. Ceca nell'Europeo del 1996? “No, sono un perfezionista ma speravo di commettere un errore in meno dell'avversario perché tutti commettono errori. Cos'è il successo? E' quando una persona non deve rimpiangere quanto fatto. Io non devo rimpiangere nulla, ho fatto sempre le cose al massimo del mio impegno e delle mie capacità. Quella volta commisi diversi errori, ma pensate che nel Mondiale del '94 tolsi il calciatore più famoso e bravo come Roberto Baggio quando eravamo con un uomo in meno e a 40°. Impiegai tre secondi per sostituire Baggio, lo feci perché lui era un calciatore che gradiva venire incontro. Dovevo togliere il calciatore che non aveva la capacità di allungarmi la squadra avversaria. Ho sempre pensato in grande, arrivammo alla finale del Mondiale che non stavamo in piedi. Dalla gara del mercoledì al sabato non ho allenato mai i ragazzi, i dottori mi avevano detto che non c'erano più i muscoli viste le condizioni in cui avevamo giocato. Racconto un aneddoto: ero stato negli USA qualche anno prima con i preparatori, capimmo che chi andava nella costa est veniva fuori lessato. Facemmo la relazione a Matarrese, dicendo di andare nella costa ovest. Gli italiani emigranti erano nella costa est, Andreotti disse che vedeva già i titoli dei giornali: l'Italia tradisce ancora gli emigranti. Andammo allora nella costa est, per avere il supporto dei tifosi. Benissimo, nella gara contro l'Irlanda c'erano diecimila tifosi italiani e sessantamila irlandesi. Gli italiani s'erano impossessati di tutti i biglietti, è vero, ma li avevano rivenduti”.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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