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TMW RADIO - Malagò: "Tavecchio si prenderà responsabilità della scelta"

di Marco Conterio
Fonte: dal nostro inviato a Roma, Alessandro Carducci
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© foto di Stefano Porta/PhotoViews

Lunga chiacchiera coi cronisti presenti al Coni per il presidente Giovanni Malagò. "La delusione umana è clamorosa, c'è grande amarezza. Un uomo di istituzioni deve ascoltare tutti ma poi ragionare di buon senso, secondo le norme".
Sull'ipotesi di commissariamento di Tavecchio. "Oggi il presidente del CONI, nei confronti di una delle sue sessantaquattro federazioni, deve commissionare in tre casi: il primo, e non in ordine di importanza, è se non c'è il funzionamento della giustizia sportiva. Il secondo è la regolarità e il funzionamento dei campionati. Il terzo è se ci sono gravi irregolarità amministrative. Oggettivamente non c'è nessuno di questi tre fattori e quindi non ci sono strumenti procedurali e giuridici per portare avanti un commissariamento della FIGC. Poi c'è un altro discorso, non scritto nelle norme e nei regolamenti: ci sono gli adempimenti di diritti e doveri che riguarda le competenze sportive, le responsabilità sotto gli occhi di tutti.
Sullo sprofondo Italia e un paragone con il '58. "Dal '58 non eravamo fuori dal Mondiale, se dobbiamo dirla tutta all'epoca andavano sedici squadre e ora decisamente molte di più. La finestra era più stretta allora di adesso che ci sono più possibilità. Si viene da un periodo dove la Nazionale non ha fatto grandi risultati. Come CONI, serve una valutazione anche sull'Under 21 che ha dato segnali importanti negli ultimi mesi ma c'è stata delusione per la mancata qualificazione alle ultime edizioni olimpiche. Finalmente si sta svegliando l'attenzione sul mondo femminile ma l'Italia manca da una grande competizione praticamente da sempre. Sono valutazioni oggettive".
Sul contatto con Tavecchio. "Ho sentito Carlo Tavecchio stamattina, era doveroso, chiedendogli le sue intenzioni. Domani alle 16 c'è un incontro con i rappresentanti delle sue componenti, i rappresentanti delle varie leghe anche se quelle di A e B non hanno vertici salvo questioni commissariali in cui peraltro in una è lui stesso. E' padrone, sulla base di quello che ho detto, di assumersi le responsabilità".
"Fossi in lui mi dimetterei". "Se mi chiedete cosa farei al posto suo, mi dimetterei. Così facendo, si attesterebbero le cose buone fatte: le squadre giovanili stanno crescendo, si sta sdoganando la VAR che ieri poteva magari anche essere d'aiuto anche se c'erano episodi dubbi da una parte e dall'altra. Poi anche eccellenti scelte in campo internazionale su chi appoggiare, vedi Ceferin e Infantino con UEFA e FIFA. Sono state fatte delle cose bene ma la situazione sportiva è quella che è e dunque tutta quella a trecentosessanta gradi. Il calcio rappresenta tanto in Italia, per alcuni una religione, per altri anche oltre. La posizione del CONI è questa, dalla A alla Z".
Su Ventura. "Ventura? Non credo che le sue dimissioni siano il punto.

Se è vero, e do per scontato che lo sia, che ha un contratto che sarebbe stato rinnovato in caso di qualificazione in Russia, di cosa stiamo parlando? Il contratto ha qualche mese ma la sostanza cambia poco. Di fatto Ventura non ha il rinnovo, che si dimetta al 15 novembre o tra 20 giorni o un mese, cambia poco".
"Con Ventura doveva esserci Lippi". "Gli elementi sono acclarati, il tema non è solo Ventura anche se, mi sento di dirlo, l'inizio del percorso e del progetto era legato a un'altra filiera di carattere tecnico che prevedeva un ruolo significativo di Marcello Lippi. Poi non è andato a buon fine per discorsi sopraggiunti dopo e questo ruolo di Ventura, diventato poi responsabile della filiera delle squadre nazionali, è stato una valutazione sbagliata. Non cambio giudizio su Ventura. Prima c'era un dg che prevedeva anche un ad, poi il dg è rimasto senza ed è stato una scommessa persa. Le dimissioni? Non c'è obbligatorietà. Ci sono stati casi dove presidenti federali e allenatori sono rimasti al loro posto assumendosi le proprie responsabilità, altri che hanno deciso di dimettersi. Sono scelte di coscienza: se Tavecchio dopo l'incontro di ieri riterrà di essere l'uomo giusto per portare avanti il discorso della Federcalcio, il suo nuovo corso, se ne assumerà le responsabilità.
Sul futuro della FIGC. "Figure per sostituirlo eventualmente? Ci porremo il problema se ci saranno le dimissioni. Il presidente del CONI non deve fare campagna elettorale per qualcuno. Poi, se non ci sono condizioni elettorali, ci sono tante persone a cui non viene in mente di proporsi per entrare nel tritacarne, senza certezze di risultati. Ecco perché dico che i presupposti ci saranno solo se ci saranno certe scelte".
Sul danno per l'Italia. "Un colpo duro per l'Italia a livello economico dopo il no a Roma 2024? Ci sono editorialisti ed economisti che hanno fatto esercizi di quantificazione di questi danni. A 360 gradi, ci sono tante aziende e sponsor che investono, i diritti tv, l'effetto atmosfera che si genera nel paese che vengono a mancare. Negarlo significherebbe non essere seri. Di contro, va detto che stiamo adoperandoci, per senso di responsabilità, per portare alternative. Avremo un Mondiale di pallavolo, avremo la certezza di essere tra le sedi dell'Europeo 2020 e ci stiamo prodigando per avere la partita inaugurale".
Sui giocatori dell'Italia. "I giocatori hanno dato il massimo, complimenti a San Siro quando si sono messi a cantare l'inno negli ultimi minuti. Milano ha strarisposto. C'era gente che veniva da tutta l'Italia. Cresce il rammarico, al livello di scelte più di qualche cosa non è andato".
Su un big come futuro ct. "Sarà una componente fondamentale ma non l'unica"

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