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TMW RADIO - Caressa: "È un momento decisivo per il calcio italiano"

di Alessandro Rimi
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Fabio Caressa, voce e volto di Sky Sport, è intervenuto a TMW Radio nel corso della trasmissione 'Due in Fuorigioco'.

Italia giustamente criticata?
“L’opinione ci vuole uniti perché questo è un momento decisivo per il calcio italiano. Andare o non andare al mondiale cambia tutto. Le sensazioni, l’umore, l’idea e la voglia di fare, i futuri successi. Al di là di tutto adesso è importante essere uniti come Paese, almeno fino ai playoff. Una volta raggiunti faremo tutti le dovute riflessioni sul modulo, sull’atteggiamento in campo, sulle parole di troppo. Non ci si può permettere di essere eliminati un’altra volta al primo turno. Il gruppo storico però si è già mosso”.

Ha fatto bene?
“In passato questo tipo di confronti ci sono stati, ma sempre in presenza del ct. Normalmente un allenatore parla con i calciatori più anziani. Meno normale è che questi parlino tra di loro”.

Escluso il 2012, nella storia della Nazionale mai un periodo nero così prolungato...
“Va considerato che le nazioni vincenti sono poche. La Spagna ha portato a casa il mondiale solo una volta come l’Argentina, l’Olanda non ha mai vinto. Dall’82 al 2006 sono passati ventiquattro anni. Per una questione di abitudine, nei quaranta giorni del mondiale Ventura può fare molto meglio che giocando una volta al mese. Bisogna poi fare attenzione quando parliamo dei nostri giovani: non bastano cinque gare in campionato per andare in nazionale. I ragazzi vanno calibrati, non mandati allo sbaraglio perché l’esperienza in azzurro conta”.

Siamo poveri di talenti?
“In realtà il concetto di giovani va rettificato. Adesso si gioca a mille all’ora e la velocità è superiore. I grandi premi internazionali, da anni, li vincono sempre Messi e Ronaldo. Questo significa che così tanti talenti al mondo non ce ne sono. Rispetto agli altri anni, seguendo un ricambio generazionale, c’è più qualità. Del Piero e Totti facevano panchina, ma il calcio è cambiato. Pensiamo al Brasile che ha Neymar ma ha costruito la nuova Seleção su Casemiro, un centrocampista centrale. Vuol dire che conta l’equilibrio. Poi c’è il Belgio che per me è pieno di talento e parte da netta favorita in Russia: ha fatto molto male in Francia e questo li farà rinsavire. Noi a un certo punto sembravamo poter splendere, ma è bastata la Spagna per ridimensionarci in maniera importante”.

Le grandi del calcio mondiale stanno vivendo alti e bassi: perché?
“Le nazionali vincono se giocano sulla loro base culturale. Se la Spagna facesse catenaccio, sicuramente faticherebbe. L’Italia per vincere deve puntare su forti difese. Vuoi o non vuoi, la tradizione è quella. Non bisogna mai cambiarla. L’Inghilterra vinceva con la palla lunga: quando hanno provato a giocare hanno visto quasi sempre sconfitte”.

Ci aspetta un weekend di A niente male...
“Inizialmente per lo scudetto davo favorite Inter e Napoli. Ora vedo più avanti gli azzurri perché hanno dimostrato di saper reggere la tensione, anche se ci accorgeremo davvero delle sue potenzialità a partire da febbraio. Però Sarri ha una rosa finalmente intercambiabile che mostra entusiasmo nel gioco. L’unico problema potrebbe essere l’infortunio di Milik e, per questo, devono sperare che Mertens non si faccia male. L’Inter sta facendo punti senza gioco, ma prima o poi Spalletti lo troverà”.

Possibile un parallelo con l’Inter di Mancini?
“Roberto cambiava sempre la sua squadra. Spalletti invece ha trovato un indirizzo e modifica poco. La strada è quella giusta”.

Il Milan ha comprato solo troppi buoni giocatori?
“Hanno tenuto Donnarumma e preso Bonucci che adesso è troppo carico di responsabilità. Piano piano però troverà l’equilibrio che si è intravisto in Nazionale. Silva non mi entusiasmava ma vede molto la porta e va tenuto d’occhio. Quando assembli una squadra completamente nuova è sempre difficile. Non credo che Montella abbia le ore contate. A meno di tragedie si andrà avanti con lui. La società sa che si può fare meglio ma sa anche che in pochi mesi non si possono vedere miracoli. Comunque non c’è ancora un distacco clamoroso”.

Alcuni tifosi però storcono già il naso...
“C’è sicuramente malumore. Attenzione però a non sottovalutare il suo lavoro. Montella sta cercando di trovare soluzioni. Comprare undici giocatori fa la rosa, non la squadra”.

Come vede le romane?
“La Lazio di Inzaghi ragiona molto da squadra e gioca da grande. Ottimo anche il lavoro di Tare e della società che ha fatto acquisti importanti. Milinkovic in due anni varrà molto più di adesso. La Roma è partita in sordina, ma presto potrebbe diventare pericolosa. Vedremo il suo vero livello contro il Napoli. In caso di vittoria o pari vorrebbe dire che l’equilibrio è stato trovato. A quel punto sarebbe da prime quattro in classifica”.

E la Juve?
“È sempre fortissima. Ha fatto investimenti lungimiranti, aumentato il fatturato e preparato già da anni un ricambio. Poi c’è anche lo stadio di proprietà. Al di là del settimo scudetto di fila, la sua è una dimensione diversa dalle altre italiane. Una dimensione vicina a Barcellona, Bayern, Real Madrid, Manchester City e poche altre”.

Conte e Ancelotti: dove li vede in futuro?
“Carlo è fermo fino a giugno, sta per diventare nonno. Non si muoverà per un po', ma immagino voglia tornare in Inghilterra. La preferenza è chiara anche se non escludo l’Italia. Antonio è un punto interrogativo. Può fare quello che vuole. È il migliore, gli basterebbe alzare un telefono per trovare una nuova panchina. La Nazionale non credo sia un obiettivo. Con una Roma e un’Inter chiuse da Di Francesco e Spalletti, rimarrebbe il Milan che può essere una soluzione”.

È il campionato più equilibrato della storia recente?
“Sì, anche se c’è distacco tra le prime e le ultime dieci. Un po’ come in tutte le nazioni. Il problema non è il format, ma la qualità degli investimenti. Il paracadute cospicuo porta a far pensare alle retrocesse che in fondo non sarà una tragedia”.

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