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TMW RADIO - Amelia: "Crisi Milan? Certe dichiarazioni minano l'ambiente"

di Alessandro Rimi
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

L’ex portiere tra le altre del Milan, Marco Amelia, è intervenuto a TMW Radio nel corso della trasmissione ‘Due in Fuorigioco’.

Donnarumma è davvero uno dei migliori portieri in Europa?
“Dipende da quanti ne consideriamo. Non lo metterei tra i primi tre, ma nella top ten sì. Ha una grande struttura oltre che personalità e qualità importanti. Gigio è un ottimo portiere, con tanti margini di miglioramento che di gara in gara possono venire fuori. Scalerà questa classifica. È solo questione di tempo”.

Secondo lei chi sono i migliori al mondo?
“Buffon c’è sempre e comunque, Courtois è tra i più forti in assoluto. Poi De Gea, Oblak, Neuer e ancora tanti altri. Donnarumma deve porsi l’obiettivo di raggiungere questo livello. È ancora giovane e deve capire che dovrà migliorare”.

Rispetto al passato il portiere deve saper anche giocare la palla?
“Sicuramente è una qualità in più laddove in passato ci si poteva anche permettere di non essere bravi con i piedi. Oggi difficilmente un top club ti cercherebbe senza queste caratteristiche. Al di là del gioco di Guardiola. Nel calcio attuale, dove si fa sempre la conta dei giocatori vicini al pallone, il portiere può creare superiorità numerica. Fortunatamente io un po’ ci riuscivo e, questo, mi ha permesso di giocare ad alti livelli”.

Milan in crisi, discordanza dichiarazioni, allenatore sotto pressione: cosa non convince?
“Il sistema di comunicazione esterna. In passato i rossoneri hanno sempre avuto la capacità di gestire questo elemento, anche in momenti di difficoltà, per non creare ulteriori problemi. L’ambiente ne risente: era già successo con le parole di Fassone nella gara contro la Sampdoria. Non serve dire che tutti sono a tempo. In certi contesti sarebbe meglio non parlare. Se non si può evitare, meglio dire al gruppo che bisogna stare uniti. Queste chiacchiere negative portano solo a situazioni non belle, anche dentro lo spogliatoio, dove i giovani sono sempre più sensibili alle parole poi riprese dai media”.

Ci sono troppi fattori da gestire?
“Facile cavalcare l’onda positiva degli acquisti. L’arrivo di Bonucci, Biglia, Kalinic e il rinnovo di Donnarumma avevano portato tanto entusiasmo, ma poi bisogna focalizzarsi su obiettivi ed equilibri che, quando si cambia così tanto, sono sempre difficili da trovare. Serve tempo e il Milan non ne ha molto perché, per forza di cose, deve fare subito risultato. In Italia ci sono 4-5 squadre stabili e, in ogni caso, i rossoneri sarebbero partiti con l’handicap. I giocatori hanno assoluto bisogno di conoscersi e di conoscere bene il loro allenatore”.

Non si calcolano le conseguenze?
“Oggi la comunicazione, specie in un club dalla cassa di risonanza altissima come il Milan, può rovinare tutto. Bisogna anche curare quei social che hanno messo tanti in difficoltà. Voglio pensare che certe dichiarazioni siano state fatte senza pensarci troppo. Il Milan, a livello globale, conta quanto Real Madrid e Manchester United. I grandi risultati vanno protetti. Galliani e Berlusconi non si esprimevano più di tanto e comunque sempre con misura. Forse anche in questo la nuova società ha bisogno di tempo per capire il valore reale del brand Milan nel mondo”.

Bonucci farebbe meno fatica con Buffon alle spalle?
“Probabilmente sì, ma credo sia più una questione di ambientamento. Chiunque avrebbe trovato difficoltà in questo senso, per tanti altri motivi come l’insicurezza di modulo e le posizioni ballerine. Certo Buffon, in quanto ad esperienza, potrebbe forse aiutare più di Donnarumma”.

Da portiere quali difensori italiani sceglierebbe?
“Barzagli perché è un difensore completo in grado di far giocare bene tutta la linea difensiva, Chiellini in quanto a temperamento e carattere, Bonucci perché sa giocare bene il pallone, Zappacosta del Chelsea per la sua versatilità e Criscito, un terzino di grande qualità e tecnica. Non capisco come mai nessuno lo porti in Italia e la Nazionale non lo prenda in considerazione”.

Perché non ha raggiunto il top in Italia?
“Magari prima c’era gente come Zambrotta e Grosso, ma Domenico ha vinto, ha giocato la Champions, è capitano dello Zenit e quindi ha raggiunto anche qualità morali e caratteriali. Lo considero uno dei migliori terzini di sinistra in circolazione”.

Altri nomi ancora attivi ma lontani dai riflettori?
“Sicuramente Giovinco: potrebbe essere un’arma importante in questa nazionale che però, davanti, può già contare su Eder e Insigne. In molti non hanno ben capito il livello di preparazione atletica della MLS. Tanti club italiani non si avvicinano nemmeno. Ho visto bene anche Balotelli e Piccini dello Sporting Lisbona che già da un po’ gioca un calcio di buon livello”.

È l’anno del Napoli?
“Così sembra. È quadrato, ha cambiato poco e mantenuto una base importante. Il campionato però è lungo e ci sono avversarie, come la Juventus, che non mollano. Gli azzurri d’altra parte hanno capito come arrivare in fondo, sembrano avere una stabilità maggiore. Non so quanto potrà pesare la Champions e, in questo, dovranno dimostrare di essere pronti”.

Mette dentro anche l’Inter?
“Sì perché non ha le coppe e può fare affidamento su una base solida. Aggiungendo due pezzi Spalletti ha creato una squadra importante. Vediamo come finirà la sfida del San Paolo”.

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