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Roma, Salah: "Da piccolo adoravo Totti. Spalletti ossessionato da vittoria"

di Ivan Cardia
Fonte: http://www.vocegiallorossa.it/
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© foto di Federico Gaetano

A poche ore dal debutto in Coppa d'Africa, Mohamed Salah, attaccante egiziano della Roma, ha rilasciato una lunga intervista a France Football: "Da piccolo ero un bambino come gli altri. Ho cominciato a giocare a calcio per le strade di Basyoun, poi a Tanta. Successivamente mi sono unito agli Arab Contractors. Ho passato due anni e mezzo nelle loro giovanili prima di essere inserito in prima squadra. Da piccolo sognavo di giocare nel campionato egiziano, ma quando sono entrato negli Arab Contractors non mi aspettavo di fare così presto il salto tra i grandi. E invece è successo".

Aveva degli idoli?
"Adoravo Francesco Totti, che mi ha fatto crescere qui a Roma. Allenarmi con lui quotidianamente mi fa sentire fortunato. Poi c’era Zidane. Quello francese, Zinedine! In nazionale ho giocato con un altro Zidan, il mio connazionale Mohamed Zidan. In Egitto amiamo la nostra Nazionale, la reputiamo la migliore del continente. Ammiravo Aboutreika, Meteab, Amr Zaki, Barakat… Hanno vinto per tre volte consecutive la Coppa d’Africa dal 2006 al 2010!".

Che ricordi ha del suo primo match da professionista?
"Avevo 16 anni quando ho esordito contro l’ENPPI, sentivo tanta pressione addosso. Fu il mister Mohamed Redwan a farmi esordire. Ho lavorato anche con un allenatore francese, Yves Todovor: non è restato a lungo, ma mi ricordo di lui. Poi c’è stato il mio primo gol da professionista contro l’Al-Ahly. E mi ha cambiato la vita".

Come mai?
"In Egitto tutti guardano l’Al-Ahly, è l’anticamera della nazionale. Ho provato qualcosa di incredibile quel giorno. Da quel momento i media hanno cominciato ad interessarsi a me".

Il 1° febbraio 2012, nella rivolta a Port Said rimasero uccisi 74 tifosi allo stadio durante il match El-Masry-Ahly. Il campionato si fermò, le selezioni nazionali iniziarono a riunirsi fuori dall’Egitto per le amichevoli.
"Nessuno può dimenticare quello che è successo. È stato veramente triste. A quel punto, tutto si è fermato nel nostro calcio. Pensavamo soltanto alle persone, non al calcio o alle nostre carriere. È stato difficile per tutti".

Il grande pubblico europeo l’ha scoperta nel 2013 in Europa League contro il Chelsea, a cui ha segnato un gol nel match di ritorno a Stamford Bridge. Una buona esperienza nonostante l’eliminazione?
"Beh, preferisco giocare la Champions League, ma anche l’Europa League è interessante. Spero di aver aiutato i miei compagni nel mio percorso".

Arriviamo al Chelsea di Mourinho. Come giudica quell’esperienza?
"Quello è stato uno dei momenti chiave della mia vita e della mia carriera dal punto di vista dell’apprendimento. Ero giovane (21 anni) e, tutto d’un tratto, ero allenato da uno dei migliori tecnici del mondo e avevo accanto calciatori eccezionali. Ho giocato poco, è vero, e non ero certamente contento. Avevo voglia di mettere in mostra le mie capacità. Ero triste perché non potevo farlo. Nonostante tutto, ho avuto un buon rapporto con Mourinho".

Perché ha giocato poco al Chelsea?
"Ho sempre dato tutto, ma nonostante tutto quello che facevo in allenamento, non facevo parte dell’11 titolare. Dovevo rispettare le scelte del mister. Aveva una ventina di calciatori e doveva sceglierne 11, è così il calcio".

Dopo la Svizzera e l’Inghilterra, è atterrato in Italia, alla Fiorentina.
“Tutto è andato bene molto velocemente. E questo mi ha permesso di andare alla Roma successivamente. Ai tempi non avevo molta familiarità con la Serie A, un campionato molto tattico. Oggi riesco a capire il calcio italiano molto di più e mi piace crescere”.

La stagione scorsa è stato il migliore della Roma grazie ai 14 gol messi a segno in campionato. Un orgoglio per lei?
“Sì, soprattutto perché era la mia prima stagione a Roma. Mi è piaciuto lavorare con Rudi Garcia, sa come costruire un buon rapporto con tutti noi. Mi piace apprendere da tutti i miei allenatori”.

E con Spalletti invece come funziona?
“È un’altra cosa. Lavoriamo molto duramente, è ossessionato dalla vittoria. È un uomo che è molto coinvolto nella vita della squadra”.

In che posizione preferisce giocare? Quella sulla fascia destra come a Roma o più libero come in nazionale?
“Qui a Roma sono cresciuto sulla fascia, in nazionale sono più un numero 10. Tutti i sistemi mi piacciono nel momento in cui permettono di esprimermi e di farmi segnare”.

Quali sono le vostre ambizioni per questa Coppa d’Africa?
“Voglio arrivare fino alla fine e vincerla. Il nostro girone è complicato, ma noi, noi siamo l’Egitto. Rispettiamo tutti ma siamo ambiziosi. Poi speriamo di qualificarci ai Mondiali del 2018 in Russia. L’ultima volta che l’Egitto ha partecipato ai Mondiali era il 1990. Credo che questa volta ce la giocheremo".

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