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Pirlo: "Futuro da tecnico o dirigente. A Istanbul la notte più buia"

di Giacomo Iacobellis
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© foto di Federico De Luca

Il campione del mondo Andrea Pirlo, dopo aver annunciato pochi giorni fa il ritiro dal calcio giocato, si è raccontato in una lunga intervista a Sky Sport: "Era da un po' che pensavo al ritiro. E' stata una scelta ponderata, non presa sul momento".

Addio al calcio durante New York City-Columbus Crew?
"Ho provato un po' di emozione. Era l'ultima partita da calciatore. Non è stato però un fulmine a ciel sereno. Avevo già deciso alla fine dello scorso campionato di chiudere la carriera alla fine del mio contratto col New York City. Gli acciacchi iniziavano a farsi sentire, non volevo arrivare a lasciarmi trascinare sul campo. L'affetto della gente negli Stati Uniti era davvero grande, ringrazio tutti i tifosi. Mi hanno accolto come una star, anche se non lo ero, e mi hanno fatto sentire sempre bene".

The Maestro?
"Anche in Italia mi avevano chiamato così, ma negli Stati Uniti questo è diventato il mio soprannome fisso. E' qualcosa che fa sicuramente piacere".

Esperienza in MLS?
"Ho sempre pensato di venire a chiudere la mia carriera negli Stati Uniti. Si tratta di un campionato in forte crescita. C'è da migliorare, ma qui hanno tutto per poterlo fare".

Futuro?
"Resterò negli Stati Uniti fino alla fine dell'anno per sistemare un po' di cose, poi tornerò in Italia e non so ancora cosa farò".

Juninho Pernambucano?
"Avevo studiato molto le punizioni di Juninho Pernambucano, che tirava da tutte le parti con naturalezza. Ci ho provato a lungo in allenamento e alla fine sono riuscito a trovare questo tipo di calcio mio che mi ha dato tante soddisfazioni. Nella classifica delle punizioni metto Juninho e Mihajlovic, ma anche Baggio, Del Piero, Giovinco e tanti altri. Forse i primi due rimangono i migliori in assoluto".

Carattere introverso?
"Questo è il mio carattere. Con chi non conosco sono schivo e introverso, ma quando ho confidenza riesco a essere me stesso".

Gattuso?
"Eravamo sempre nello stesso tavolo a pranzo e cena, ne abbiamo viste di tutti i colori insieme".

Futuro da allenatore?
"Non lo so. Ho smesso di giocare da qualche giorno e non ho ancora le idee ben chiare. Sicuramente andrò a fare il corso, perché è una cosa che mi potrà tornare utile. Se mi verrà questa scintilla per diventare allenatore lo farò, altrimenti vedremo".

Futuro da dirigente?
"Mi piacerebbe. Amo il calcio e conosco tanti campionati, perché no?".

L'allenatore preferito?
"Li ricordo tutti con piacere: Lucescu, Simoni, Mazzone, Ancelotti e Conte, ma anche Lippi. Tutti gli allenatori che ho avuto in carriera mi hanno dato qualcosa. Li devo solo ringraziare".

Tifava Inter da piccolo?
"Sì, mio padre era tifoso nerazzurro e mi aveva portato a tifare Inter".

Baggio?
"Era il mio idolo fin da bambino. Ho avuto la fortuna di giocare con lui prima all'Inter e poi al Brescia. E' una persona fantastica, un campione dentro e fuori dal campo. Era straordinario avere in camera con me il mio beniamino".

Meglio alla Juventus o al Milan?
"Dieci anni fantastici al Milan e quattro stupendi alla Juventus. Sono due squadre fortissime e mi sono trovato bene con entrambe. Non ce n'è una meglio dell'altra, sono parti importanti della mia vita".

Come definisce la notte di Istanbul (sconfitta col Liverpool nella finale di Champions del 2005)?
"Penso che sia stata una delle più brutte notti della mia vita calcistica. Perdere una finale dopo un primo tempo fantastico, chiuso sul 3-0, è davvero difficile da immaginare. Sono bastati dieci minuti nel secondo tempo per cambiare la partita. Due anni dopo c'è stata una rivincita, ma la notte del 2005 non si può cancellare".

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