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La Russia è una tristezza che capiremo solo a giugno. Napoli incompiuto ma pur sempre primo in classifica, la Juventus è più forte. Milan e Sardegna-gate: perché rinnovare a Montella?

di Andrea Losapio
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© foto di Lorenzo Di Benedetto

C'è chi era al caldo di Zanzibar e chi al freddo di Mosca. Chi si godeva il bagno in un periodo che solitamente porta solo spifferi e chi rischiava di scivolare sul marciapiede in Russia in attesa di un sorteggio che non ci vedeva protagonisti. Sembrano due storie molto lontane fra loro, ma si lambiscono con un'anormale straordinarietà. Il primo è Giampiero Ventura, l'ex commissario tecnico della Nazionale Italiana per la prima volta dopo sessant'anni lontana dalla rassegna iridata. Il secondo è il giornalista italiano che ha la fortuna - e la sventura - di seguire il sorteggio nel palazzo del Cremlino, a fianco il giornalista iraniano che si dispera per avere pescato Spagna e Portogallo, ben sapendo che il suo Mondiale probabilmente finirà ai gironi. Magari esserci, ai gironi. La tristezza è davvero incredibile, nel teatro del palazzo più importante di Russia il nostro rammarico era palpabile. Non solo il nostro, quello di una nazione che poteva solo guardare gli altri (incominciare a) divertirsi. Lo capiremo solo a giugno, quando il Luzhniki di Mosca si vestirà a festa per Russia-Arabia Saudita (vabbè), salvo poi vedere uno Portogallo-Spagna meraviglioso, il giorno dopo, a Sochi. E l'Italia? Sarebbe finita nel girone dell'Argentina. Che brutto il condizionale.

Più o meno quello che dicono a Napoli in questo momento, al congiuntivo. "Se ci fosse stato Milik". "Se non si fosse infortunato Ghoulam". Le premesse sono diverse rispetto a quello che poi si è andato a verificare, con una Juventus guardinga e cinica, capace di vincere senza soffrire poi troppo, dando anche qualche pericolo in più - come il tiro di Matuidi - per Reina. I bianconeri sono più forti, hanno più profondità di rosa. E in un campionato si fa sentire, come alla fine di un percorso. Insomma, il Napoli sta alla Juve come la Juve sta al Real Madrid in finale di Champions. Può pure essere leggermente favorito ma poi, dovesse vincere l'altro sarebbe poi la normalità. Così oggi l'Inter può sorpassare tutti e salutare, mettendo la freccia. Due anni fa, a inizio dicembre, Sarri era primo in classifica - con l'Inter che poteva sorpassare - e la Juventus un pochino più dietro, anche alla Fiorentina a dir la verità. Poi sappiamo tutti com'è andata a finire, ma lì la Juventus era partita ad handicap e poi aveva centrato un filotto. L'idea è che i piemontesi siano meno quadrati rispetto a due stagioni or sono, possano perdere partite e terreno. Ma che siano più avanti comunque. Anche se l'Inter di Spalletti è un bell'avversario (a parte il Napoli e la Roma, oramai arcinemiche di questi anni).

E il Milan? Ecco, i rossoneri sono dietro, dietrissimo, addirittura invischiati nella nebulosità della propria campagna acquisti. Poteva essere più oculata e meno mirata al futuro, anche se alcuni - come Andre Silva o Kessie, oppure ancora Conti - rischiano di diventare dei pilastri del Milan del futuro. Non tutto è da buttare, ma l'equivoco è molto semplice: a giugno il Milan aveva invitato molti giornalisti in Sardegna, facendogli filtrare l'idea che Montella venisse esonerato. Tutti i giornali sono usciti così, prendendo il buco: il giorno dopo il tecnico rinnovava in diretta Facebook, ma chissà se l'intenzione fosse davvero quella di trattenerlo oltre l'estate. A posteriori si può dire che è stato un errore, paragonabile a quello di Thohir con Mazzarri, seppur diverso. Ora tocca a Gattuso, dopo i Seedorf, i Leonardo e gli Inzaghi. Non c'è molta fantasia, in rossonero, nonostante la discontinuità di proprietà. Nemmeno nei risultati...

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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