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Kakà, 16 anni di magie. Si ritira l'ultimo Pallone d'oro prima di Messi-CR7

di Gaetano Mocciaro
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Da quando Lionel Messi e Cristiano Ronaldo si sono spartiti il mondo calcistico solo un altro giocatore vincitore del Pallone d'oro era rimasto in attività: Ricardo Izecson dos Santos Leite, detto Kakà. Da ieri non più: due mesi di riflessioni dall'ultima partita con la maglia di Orlando, prima di decidere di appendere le scarpette al chiodo. Si chiude così una carriera di 16 anni, che lo ha visto vincere tutto praticamente nella prima fase della sua carriera: un Mondiale col Brasile a 20 anni, una Champions League e il Pallone d'oro a 25. E poi campionati nazionali: in Brasile, Italia, Spagna e decine di premi individuali. Una carriera forse troppo bruciante, che ha toccato picchi altissimi nel 2007. Così alti che la sua parabola, complici anche gli infortuni, non ha potuto far altro che scendere.

GLI ESORDI: È dire che la carriera di Kakà (nomignolo affibiatogli dal fratello Digão, che da piccolo non riusciva a pronunciare il suo nome) ha rischiato seriamente di non iniziare. A 18 anni sbatte la testa sul fondo di una piscina e l'urto ha causato la frattura della sesta vertebra, rischiando seriamente la paralisi. Una circostanza che avvicinerà fortemente Kakà alla fede e che lo porterà ad esultare con le braccia tese al cielo e gli occhi rivolti verso l'alto.

SAO PAULO. il suo esordio tra i professionisti arriva al Sao Paulo e nel 2001 diventa compagno di squadra di un ex Milan, Leonardo, tornato in Brasile per consumare gli ultimi scampoli di carriera. Kakà illumina la scena, segna e fa segnare e vince il campionato paulista riuscendo sorprendentemente a strappare una convocazione con la Seleçao per i Mondiali nippocoreani del 2002. Lui che non aveva giocato una sola partita di qualificazioni. Scolari gli concede anche l'onore di fare il suo esordio sostituendo Rivaldo in una sfida della fase a gironi contro il Costarica. Alla fine del torneo quei 18 minuti di gioco saranno sufficienti per considerarlo campione del mondo.

L'IRONIA DI MOGGI: i club europei si sono già mossi per il giovane, dal prezzo ancora accessibile. Dopo i Mondiali Kakà sembra poter prendere la strada per Leverkusen che nel frattempo ha preso il compagno di squadra al Sao Paulo França. Viene proposto al Real Madrid, ma Florentino Perez lo boccia semplicemente perché "costa troppo poco". E persino il Brescia è sulle sue tracce. Dichiarerà lo storico presidente delle rondinelle, Gino Corioni: "Non mi è mancato il coraggio di prenderlo, ma i soldi. Mi hanno chiesto 10 milioni di dollari e io non li avevo". Non lo tratta la Juventus, anzi. L'allora direttore generale Luciano Moggi tra il serio e il faceto dichiara: "È pericoloso esporre un giocatore con un nome così al pubblico, perché se poi gioca male...". E così dopo ancora un anno di Sao Paulo, nell'estate del 2003 per soli 8,5 milioni Kakà finisce al Milan.

IL MILAN: Kakà si presenta a Malpensa impeccabile: giacca, cravatta e occhiali a dare un tono da studente intellettuale. Sorridente e con i pollici in alto: questa è la prima istantantea del brasiliano atterrato sul suolo italiano. La prima uscita è un'amichevole contro il National Bucarest allenato da Walter Zenga. Kakà impressiona subito e la differenza con l'altro brasiliano in rosa, Rivaldo, è già netta: uno è imprendibile, l'altro cammina. E difatti ci mette pochissimo a rubargli il posto. Anzi, nulla, perché all'esordio in campionato contro l'Ancona è proprio il nuovo acquisto a giocare dal primo minuto. Accelerazioni impressionanti, giocate da urlo. Manca solo il gol, che arriva in una partita non certo qualsiasi: il derby della Madonnina alla quinta giornata. Il suo colpo di testa su assist di Gattuso è la prima di 104 complessive, spalmate in sette stagioni. Il suo primo anno coincide con il ritorno allo scudetto del Daivolo, peraltro con punteggio record dall'arrivo dei tre punti a vittoria. Di pari passo Milan e Kakà vivono annate da protagonisti, in Italia e in Europa vincendo tutto quello che c'era da vincere.

L'ADDIO AI ROSSONERI: Yokohama, 16 dicembre 2007. Kakà segna il 4-2 definitivo col quale il Milan batte il Boca e si vendica dell'Intercontinentale di 4 anni prima. Dopo aver vendicato qualche mese prima Istanbul col successo contro il Liverpool ad Atene Kakà e il Milan arrivano a chiudere un cerchio. A gennaio 2009 il Manchester City mette sul piatto una cifra record per strappare il brasiliano ai rossoneri. "Non si vende Kakà" canta San Siro per tutta la durata di un Milan-Fiorentina nel quale il risultato in campo sembra l'unica cosa che possa interessare ai tifosi. E Kakà decide di restare e lo fa salutando dalla finestra di casa i tifosi festanti. Peccato non aver specificato che il no a gennaio al Manchester City fosse solo per dire sì al Real Madrid a giugno. Al Milan vanno 64 milioni, il brasiliano è il primo tassello di una campagna acquisti faraonica da parte degli spagnoli, che nella stessa estate si assicurano Cristiano Ronaldo, Benzema e Xabi Alonso. Doveva essere la stella del Real, Kakà, e invece viene subito offuscata dal portoghese proveniente dal Manchester United. Vince da comprimario una Liga, una Copa del Rey e una supercoppa spagnola. Prima di dire addio dopo quattro anni addirittura a costo zero.

OPERAZIONE NOSTALGIA E IL FINE CARRIERA: il Milan lo riprende nell'estate del 2013. Né i rossoneri, già in parabola discendente, né Kakà sono gli stessi di 10 anni prima. Il brasiliano fa una stagione dignitosa in un campionato che estromette il Diavolo dalle coppe europee. L'accordo biennale diventa così semplicemente annuale: lo aspetta una nuova franchigia MLS, l'Orlando City che vuole farne l'uomo immagine. E l'idea di giocare in Florida in un campionato in espansione è sufficiente per raccogliere la sfida. Ci resta 3 anni negli Stati Uniti, giocando 79 partite e segnando 26 reti. L'ultima firma in verità è una doppietta, nel 6-1 contro New England lo scorso 28 settembre.

IL FUTURO: la sua presenza a casa Milan del mese scorso è più che una semplice visita di cortesia. Il club che lo ha elevato a numero uno al mondo è pronto a spalancargli le porte ad un nuovo ritorno, stavolta come dirigente. E le parole di Kakà sono state molto possibiliste.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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