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Inter: il progetto di finire un progetto

di Lapo De Carlo
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Mentre il Milan procede a passo spedito verso la nuova stagione partendo da Musacchio e Kessie e altri due acquisti in arrivo, la Juve attende la finale di Champions e si prende Schick, l’Inter prepara il suo futuro dai fondamentali: prima la rimodulazione dell’organigramma, la ridefinizione dei ruoli societari, la scelta del nuovo tecnico e poi l’acquisto dei giocatori.
Non è facile restare sereni di fronte alle mosse nerazzurre, almeno dal punto di vista dei tifosi, traditi spesso negli ultimi anni dalle iper valutazioni sul valore del mercato realizzato dalla dirigenza e dalle aspettative lontanissime dall’essere mantenute.
Oggi il gruppo Suning, nella fattispecie Zhang, dopo aver compiuto un anno come proprietario, ha compreso che la struttura attuale del gruppo di lavoro non può funzionare.
Così si è apertamente parlato di rendere Zhang Jr il nuovo amministratore delegato, permettendo così di rendere più rapide le decisioni, invece di avere dei macchinosi e prolungati collegamenti con la Cina per valutare strategie e disposizioni che nel corso di un’annata devono essere risolute e immediate.
Sabatini come coordinatore, Ausilio che, nomen omen, diventa braccio ma anche mente delle opportunità di mercato e Spalletti a indicare le sue esigenze.
La figura di Oriali è ancora in stand by, considerando la possibilità che possa raggiungere Antonio Conte a Londra o Mancini allo Zenit.
Il fatto che però l’Inter si stia finalmente dotando di un organizzazione societaria che lavori più e molto meglio del recente passato con la squadra, è una notizia importante che vale anche più di un acquisto importante.
L’Inter di quest’anno è infatti l’ennesima dimostrazione di come si possa avere in rosa un numero di giocatori dai piedi buoni ma totalmente scollegati tra loro umanamente.
Nessuno pensa che questa squadra potesse lottare per lo scudetto, tuttavia la zona Champions era alla sua portata e diverse scelte pessime l’hanno arenata fin dal principio.
L’Inter oggi sta costruendo anche se un primo errore comunicativo lo ha fatto, proclamando l’intenzione di portare di nuovo il club ai vertici del calcio mondiale e suscitando aspettative prima ancora di imbastire trattative.

Forse era meglio fare il contrario.
Alcuni giocatori sono stati effettivamente avvicinati e diverse trattative sono partite, congelandole in attesa di conoscere il nome del nuovo tecnico che, ad un certo punto, sembrava potesse essere davvero Antonio Conte.
L’Inter ha effettivamente sondato Rudiger, Vrsaljko, Pepe, Dalbert, De Vrij e Manolas per la difesa, Nainggolan, Tolisso, Krychowiak e Lemar a centrocampo e Di Maria, Bernardeschi e Berardi per l’attacco ma significa solo che verranno presi solo alcuni di questi e non sarà nemmeno facile.
Non essere in Champions da sei anni comincia ad avere un peso consistente che viene retto dal blasone che ha ancora una sua spendibilità
Quello che importa è che sia stato compresa la necessità di un metodo di lavoro, di una cultura ad oggi sconosciuta.
Se la lezione è stata davvero imparata significa che l’Inter potrà persino essere libera di sbagliare senza cambiare allenatore, libera di costruire mettendo in preventivo cali di forma o rendimenti altalenanti, pur restando in quota, senza agitare i consueti spettri di cambi tecnici.
Il prossimo campionato avrà a disposizione quattro posti che porteranno all’accesso diretto in Champions, senza il fardello dei preliminari e il terrore di una stagione da iniziare con anticipo, col rischio di dilapidare energie preziose nel corso della stagione. Se non dovesse però arrivare anche solo il quarto posto, l’Inter deve avere la forza di resistere alla debolezza di distruggere di nuovo tutto, restando coerente all’idea della costruzione. Sei anni di ribaltamenti hanno portato al nulla e se la società saprà essere forte di fronte alle eventuali delusioni, mantenendo intatto il progetto, i tifosi potranno tornare a gioire per aver preso la strada più lunga ma anche quella più sicura.

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Lunedì 31 Dicembre 2018
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